Città del Vaticano , 21 July, 2018 / 4:00 PM
Due incontri in Segreteria di Stato, questa settimana, per parlare della prossima Giornata Mondiale della Gioventù e per discutere del processo di pace in Colombia. Non si ferma l’attività della diplomazia pontificia, che comunque subirà un rallentamento nel periodo di agosto. In questa settimana, anche un intervento alle Nazioni Unite di New York.
La vicepresidente di Panama dal Cardinale Parolin
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha ricevuto il 19 luglio la vicepresidente di Panama Isabel de Saint Malo de Alvarado. La vicepresidente di Panama ha discusso con il Cardinale della organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù e della visita di Papa Francesco per l’occasione.
La Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Panama dal 23 al 27 gennaio 2019, e lo scorso 9 luglio la Sala Stampa della Santa Sede ha confermato che Papa Francesco parteciperà all’evento durante tutti i giorni di svolgimento, come aveva già fatto a Cracovia nel 2016 e a Rio de Janeiro nel 2013.
La vicepresidente di Panama ha parlato con il Cardinale della firma del Regolamento Regionale per la gestione migratoria in eventi di massa di Paesi membri del Sistema di Integrazione Centroamericano, che permetterà di meglio gestire i movimenti di persone e le adunate.
Il Segretario di Stato vaticano e de Saint Malo de Alvarado hanno anche affrontato questioni di importanza regionale, come le sfide su democrazia e diritti umani nel mezzo della crisi politica e sociale che si stanno vivendo in Nicaragua e Venezuela. Panama e Santa Sede hanno concordato di lavorare insieme per appoggiare lo sviluppo della democrazia e del diritto internazionale.
Visita in Vaticano per il ministro degli affari esteri di Colombia
Il ministro degli esteri colombiano Maria Angela Holguin è stata lo scorso 18 luglio in visita dal Cardinale Parolin. Secondo un comunicato del ministero colombiano, il ministro ha prima di tutto espresso il suo apprezzamento per la visita di Papa Francesco nel Paese nel 2017, e ha detto che il messaggio di pace e riconciliazione portato in Colombia dal Papa è stato fondamentale.
Il ministro ha anche mostrato apprezzamento per il lavoro umanitario compiuto dalla Chiesa in tutto il territorio colombiano, specialmente in questa situazione di post-conflitto.
La Chiesa cattolica è stata molto attiva durante i negoziati di pace, e con la firma dell’accordo ha moltiplicato i suoi impegni. Da vedere chi sarà scelto come nuovo ambasciatore del Papa in Colombia, dopo che l’arcivescovo Ettore Balestrero, finora nunzio a Bogotà, è stato chiamato a rinforzare la nunziatura della Repubblica Democratica del Congo lo scorso 6 aprile.
Il ministro Holguin ha anche incontrato in Vaticano l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati. Durante l’incontro si è parlato dell’impegno della Chiesa cattolica nel processo di pace in Colombia. L’accordo di pace, firmato il 26 settembre 2016, ebbe l’importante appoggio della Santa Sede, e il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, fu presente.
Nicaragua, un appello del nunzio a nome del Papa
Continua la tensione in Nicaragua, con aggressioni che hanno toccato anche il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, il suo ausiliare José Silvio Baez e il nunzio Waldemir Sommertag, fino ad un attentato dei militari al vescovo Abelardo Mata di Estelì, da cui il presule è riuscito a sfuggire.
Lo scorso 18 luglio, l’arcivescovo Sommertag, nunzio apostolico in Nicaragua, ha rivolto un appello a porre fine alle violenze nel Paese. Tutto è cominciato il 18 aprile, con una protesta contro la riforma delle pensioni che in realtà tradiva una forte preoccupazione popolare per il governo Daniel Ortega, al potere dal 2007.
“In questo tragico momento – ha affermato il nunzio Sommertag - desidero esprimere anche a nome del Santo Padre e della Santa Sede la profonda preoccupazione per la grave situazione che si sta vivendo nel Paese. Logicamente non è accettabile pensare che i morti e le vittime della violenza possano risolvere una crisi politica e garantire un futuro di pace e prosperità in Nicaragua”.
Ha poi continuato: “Piangendo per tutti i morti e pregando per le loro famiglie con tutte le mie forze umane e spirituali lancio un appello alle coscienze di tutti a raggiungere una tregua e consentire un rapido ritorno al tavolo del dialogo nazionale per cercare insieme una soluzione adeguata e risolvere così la crisi. Ci mettiamo tutti umilmente sotto la protezione della Beata Vergine Maria, chiedendo il suo aiuto perché guidi sempre il nostro amato Nicaragua”.
L’appello è il culmine di un grande impegno da parte dei vescovi, che hanno cercato anche di mediare tra il governo Ortega e le forze di opposizione, nel cosiddetto “Dialogo Nazionale”. L’ultimo appello pubblico di Papa Francesco per il Nicaragua ha avuto luogo all’Angelus dell’1 luglio.
La Santa Sede sull’importanza dei fondali marini
L’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, ha affrontato lo scorso 17 luglio la questione dei fondali marini nell’ambito della 24esima sessione del Consiglio dell’Autorità Internazionale dei Fondali Marini (ISA), che si sta tenendo a Kingston, in Giamaica.
L’arcivescovo Auza era capo della delegazione della Santa Sede all’evento. Lì, l’Osservatore ha sottolineato che le incertezze e i rischi associati con le estrazioni minerarie nei profondi fondali marini richiedono studio profondo e dibattito, in modo che possibili conseguenze negative siano minimizzate, mitigate ed eliminate.
L’autorità internazionale ha proposto anche una regolamentazione dei fondali marini. A riguardo, la Santa Sede ha chiesto attenzione sulle questioni finanziarie, sociali e ambientali e enfatizzato che la vita umana e la cura degli oceani debbano essere al centro delle considerazioni dell’ISA. L’arcivescovo Auza ha anche chiesto che gli interessi finanziari non vadano a ostacolare le buone pratiche e la protezione ambientale, incoraggiando anche alla formazione di Piani di Gestione Ambientale Regionale.
Pace Eritrea – Etiopia, la posizione dei vescovi
Il dialogo tra Eritrea ed Etiopia, ripreso dopo 20 anni, non può che essere al centro della 19esima assemblea plenaria dell’AMECEA, l’Associazione che riunisce i membri delle Conferenze Episcopali dell’Est Africa.
La plenaria si è aperta lo scorso 13 luglio, e continuerà fino al 23 luglio.
(La storia continua sotto)
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A parlare del dialogo Eritrea – Etiopia è stato il cardinale etiope Berhaneyesus Souraphiel, cui Papa Francesco ha dato la berretta rossa il 14 febbraio 2015 e che funge da presidente dell’AMECEA.
Il Cardinale Souraphiel ha espresso il suo punto di vista nell’omelia della Messa di apertura dell’assemblea plenaria. Il Cardinale ha espresso gioia nel vedere insieme il primo Ministro Abiy Ahmed e il presidente Isaias Afworki, rispettivamente leader di Etiopia e di Eritrea.
Il cardinale ha poi aggiunto che i passi fatti mostra che gli africani hanno la saggezza per risolvere i loro problemi. Il Cardinale ha anche ricordato che però il conflitto ventennale ha portato a molti sfollati, feriti e forzati in esilio, e ha notato che Etiopia ed Eritrea non sono state capaci di risolvere il conflitto in 20 anni perché hanno “messo da parte la saggezza dell’accordo, della riconciliazione e del perdono, e hanno invece optato per seguire i mezzi politici moderni che considerano solo la filosofia del dare ed avere”.
L’assemblea dell’AMECEA ha anche ricevuto un messaggio a nome di Papa Francesco inviato dal Cardinale Pietro Parolin all’arcivescovo Luigi Bianco, nunzio apostolico in Etiopia. Nel messaggio, è sottolineato che il Papa prega che i partecipanti alla plenaria siano “ispirati a proclamare il Vangelo con rinnovato vigore e convinzione”, in modo da poter essere autentici apostolici di Cristo “sviluppando solidarietà, fraternità e desiderio per il bene, la verità e la giustizia in tutta la Regione”.
I vescovi della Bosnia Erzegovina lanciano un messaggio per le elezioni
La conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina ha inviato un messagio in occasione delle prossime elezioni parlamentari in programma il 7 ottobre 2017, al termine della sessione plenaria conclusa il 14 luglio a Banja Luka.
I vescovi hanno chiesto a tutti di “esercitare il diritto di voto” come “obbligo morale nei confronti della società in cui si vive”, sottolineando che “in una società complessa, come quella in Bosnia-Erzegovina, è necessario rispettare i diritti di ogni persona umana, incluso il diritto di ritornare in patria, in un clima di dialogo continuo, nel rispetto delle differenze dei popoli, delle culture, della lingua e della confessione“.
Il riferimento sottinteso è anche all’esodo di cristiani che sta avvenendo in Bosnia, denunciata già ad inizio anno dal Cardinale Vinko Puljic, arcivesovo di Sarajevo.
Per realizzare il dialogo, è necessario – dicono i vescovi – “far cessare la logica della maggioranza e del veto”, così come è incomprensibile “adottare decisioni molto importanti per gli abitanti di una delle nazionalità da parte del Parlamento a scapito di altre, senza tener presente la volontà dei suoi rappresentanti”.
I vescovi ritengono anche che le elezioni saranno legittime se verranno giustamente rappresentate tutte le nazionalità residenti nel Paese.
Infine i vescovi hanno notato che “in Bosnia-Erzegovina ci sono molte ragioni di scontentezza e frustrazione a causa della situazione difficile che dura da troppo tempo”.
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