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La basilica di San Nicola a Bari, scrigno d'arte contemporanea

La Basilica di San Nicola di Bari è uno scrigno di storia e di arte. E non solo antica.

Mentre ancora si studia e si scava. Alla ricerca del Pretorio Bizantino sul quale è stata costruita la chiesa per il Santo di Myra. La città prima dell’arrivo di San Nicola, lui dell’Oriente viene onorato dai Normanni, che cancellano le tracce bizantine in questa parte della città.

E mentre gli archeologi scavano sotto la corte laterale alla Basilica, si creano nuove opere d’arte che si uniscono, si confondono e si esaltano reciprocamente con quelle antiche. Cosi insieme al testo antico dell’ Exultet custodito a Bari, un documento del X secolo, oggi si ammira il candelabro monumentale le cui immagini ripercorrono la storia della salvezza dell’uomo, dall’antico al nuovo testamento. Da Adamo alla Resurrezione di Cristo con al centro i Profeti e i Santi Vescovi Nicola e Sabino cui è dedicata invece la cattedrale della città per lungo tempo di rito greco.

Un artista di oggi ha creato un candelabro per il cero pasquale con le stesse immagini dell’Exultet.

“Realizzare il candelabro monumentale per la Cattedrale di Bari è stato un grande onore e un’occasione speciale per creare qualcosa di unico, nuovo e al tempo stesso in comunione con le opere già presenti in questa bellissima chiesa” spiega Albano Poli, scultore, mosaicisti, mastro vetraio. “Un lavoro emozionante” spiega, realizzato in pietra di Trani, la pietra della cattedrale di Bari. Veronese classe 1935, Poli ha da sempre un suo atelier nel quale crea e produce molteplici forme d’arte, quali vetrate, mosaici, opere in bronzo ed arredi. Molte le creazioni per le Chiese e per le Basiliche romane come le vetrate per San Paolo o la Basilica di S. Croce di Firenze, la Basilica di S. Chiara di Napoli, la Basilica di S. Antonio a Padova. E ovviante per la Basilca di San Nicola.

Il candelabro ha un registro che scorre avvolgendo la colonna marmorea storico documento miniato. Altro tre metri, con una base quadrangolare di 80 centimetri di lato, è ormai da cinque anni uno dei simboli dell’arte italiana a Bari.

Come spiega l’arcivescovo di Bari monsignor Cacucci, l’icona del Candelabro si inserisce tra le altre icone pasquali della basilica: l’ambone, il battistero, l’altare.

Profeti, evangelisti, ma soprattutto i patroni di Bari: San Nicola e San Sabino.

Nicola, nasce nella seconda metà del 200, e alla morte dei genitori si trasferisca a Myra dove diventa sacerdote e poi vescovo, imprigionato da Domiziano, liberato da Costantino, a Nicea condanna l’arianesimo, difendendo la fede cattolica, e in un momento d’impeto avrebbe preso a schiaffi Ario. Il 6 dicembre del 343 muore a Myra.

A Bari non è mai stato in vita, ma è diventato così popolare nel medioevo che crebbero i racconti dei suoi miracoli. Le sue spoglie furono conservate nella cattedrale di Myra fino al 1087, quando Myra cadde in mano musulmana e una spedizione barese di 62 marinai, si impadronì delle spoglie di Nicola che giunsero a Bari l’8 maggio 1087.

Così inizia la storia barese di Nicola e fu Papa Urbano II a dedicare la nuova chiesa. Nicola divenne copatrono di Bari assieme a San Sabino.

Sabino era il vescovo di Canosa nato nel 461 e forte è anche il suo legame con l’ Oriente. Inviato come legato Pontificio a Costantinopoli, partecipò al Sinodo romano. Costruttore di chiese ed edifici, era un seguace di Benedetto da Norcia e morì il 9 febbraio del 566.

Oltre alle immagini dei Patroni nel candelabro monumentale è raccontata la storia della salvezza, e ogni giorno “quest’opera è scolpita dagli occhi dei fedeli e della comunità per diventare qualcosa di unico per ognuno; un’opera scolpita nel cuore di chi l’ha pensata, di chi l’ha realizzata e di chi riceve da essa il messaggio di Salvezza” dicono a Bari.

 

 

 

 

 

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