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La morte vera dell’uomo è il peccato. XIII Domenica del Tempo Ordinario

La liturgia di questa domenica ci parla della morte e della vita. La prima lettura ci insegna che la morte non rientrava nel piano iniziale del Creatore. Quando Dio ha creato l’uomo, lo ha voluto incorruttibile. Ma il diavolo, che non vuole che l’uomo sia felice, lo ha ingannato. Infatti l’uomo, voluto da Dio libero, tra l’incorruttibilità e il peccato ha scelto quest’ultimo e così la morte è entrata nel mondo. La morte, dunque, è la conseguenza del peccato.

Gesù facendosi uomo e assumendo un carne come la nostra è penetrato nel potere della morte e lo ha svuotato riscattando con la sua morte e resurrezione l’uomo e tutta la creazione. La morte intimorisce, ancora, il nostro cuore, ma ci dà conforto sapere che è stata sconfitta da Gesù e grazie a Lui è divenuta il passaggio da questo mondo al Padre.

Il Vangelo ci presenta Gesù che giunge di nuovo a Cafarnao, e subito attorno a Lui si raduna molta folla. Questo momento di pace con la folla è interrotto dall’intervento di uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo. Egli è talmente sofferente che non esita a gettarsi ai piedi di Gesù. Porta dentro di sé un solo pensiero salvare la figlioletta prima che la morte la rapisca. L’unico che può operare il miracolo è Gesù e pertanto lo invita a seguirlo nella sua casa.

Sembra che Gesù non mostri nessuna fretta o ansia di arrivare alla casa della fanciulla. Chissà quali e quanti pensieri saranno emersi nella mente di Giario al quale l’unica cosa che interessava era che Gesù arrivasse prima che sua figlia morisse!

Dalla casa di Giairo, nel frattempo, giunge la dolorosa notizia: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?” Pensiamo al cuore di Giairo quando si sente dire che la figlia ha varcato la soglia senza ritorno.

Ma Gesù disse al capo della sinagoga: “Non temere, soltanto abbi fede!” Cioè: “continua ad avere fede”, non avere paura, credi. Caccia tutti i pensieri che hai, la sofferenza che stai provando e stai fermo nella fede.

Giunto nella casa dice: “Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. Davanti a Cristo, Signore della vita, la morte diventa un sonno dal quale ci si risveglia in Dio.
Quando giungerà la morte chiuderemo gli occhi a questa vita e ci risveglieremo nella vita vera, quella che dura per l’eternità.

La morte vera dell’uomo è il peccato perché con il peccato ci allontaniamo radicalmente da Dio, perché si estingue la vita divina in noi. Il peccato non strazia solo chi lo commette: reca danno anche alla famiglia, agli amici, a tutta la Chiesa. “Si può parlare di una comunione del peccato, per cui un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la Chiesa e, in qualche modo, il mondo intero. In altri termini non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto…che riguardi esclusivamente colui che lo commette. Ogni peccato si ripercuote con maggiore o minore veemenza su tutta la Chiesa e sull’intera famiglia umana”.

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