Città del Vaticano , 06 April, 2018 / 2:00 PM
“Vi invito a uscire da voi stessi, vincendo la comodità e l’egoismo di pensare solo alle vostre cose, per mettervi in cammino per incontrare le persone bisognose, servendole con i vostri talenti. Questo è il modo migliore di seguire Cristo e di avere sempre il cuore innamorato di Lui”.
Con queste parole Papa Francesco si è rivolto ai giovani dell’Univ 2018 in occasione del loro 50° anniversario. Un’iniziativa promossa dalla prelatura dell’Opus Dei che ogni anno, nella Settimana Santa, raduna migliaia di studenti universitari provenienti da tutto il mondo per vivere un’esperienza nella città del Papa. Tramite incontri con professionisti, attività culturali e momenti di preghiera si cerca di ricostruire una sorta di “areopago giovanile” nel quale dialogare e confrontarsi in modo costruttivo sulle sfide che la società attuale rivolge appunto ai giovani.
Per scoprire l’origine di questo appuntamento, e fare un “bilancio” delle attività svoltosi in questo 2018, per ACI Stampa abbiamo intervistato Giancarlos Candanedo Paez, Segretario Esecutivo dell’UNIV, che da cittadino del Panama volge il suo sguardo anche alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
Quest'anno è il 50° anniversario dell'UNIV. Potrebbe raccontarci brevemente la sua storia e le attività che si svolgono durante la settimana santa a Roma?
Cinquant’anni fa san Josemaria Escrivá, Fondatore dell’Opus Dei, ricevette durante la Settimana Santa un gruppo di studenti universitari che avevano deciso di venire a Roma per vedere il Papa, e anche per dialogare sulla problematica sociale di quel momento.
Dopo cinquant’anni oggi l’UNIV è una bellissima attività che raduna ogni anno nella città eterna più di duemila giovani per condividere pensieri, sogni, e alcune delle iniziative concrete che si svolgono in tutto il mondo in ambito sociale e culturale.
Attraverso diverse attività come dibattiti, comunicazioni orali, presentazioni artistiche e iniziative sociali, si mostra tutta la forza della gioventù desiderosa di servire in modo concreto la società.
Quali sono state le emozioni vissute quest'anno? Potrebbe raccontarci anche qualche aneddoto?
Le emozioni sono tantissime, però posso dire che una delle più commoventi è incontrare centinaia di giovani che vogliono servire, studiare, lavorare, ma che allo stesso tempo pregano e lottano per essere buoni cittadini e buoni cristiani.
Un aneddoto? Due o tre anni fa ho conosciuto a pranzo un ragazzo giapponese. Non era battezzato, ed era venuto per partecipare all’UNIV. Lui era favorevolmente impressionato dalla gioia dei giovani cristiani intorno lui e si chiedeva perché tanta gioia quando i giovani vedevano il Papa. Si chiedeva chi fosse quel Gesù Cristo del quale si commemorava la morte per poi festeggiare la Sua resurrezione. Alla fine del pranzo mi regalò un “kanji” (lettera giapponese) dipinta da lui e che significava “sognare e cercare il cielo”. Quest’anno l’ho incontrato a Roma per partecipare all’UNIV per la seconda volta. Con gioia mi ha detto: “Sono tornato a Roma, e questa volta come cattolico: sono stato battezzato in Giappone prima di venire qua, non volevo tornare a Roma senza essere cristiano”.
Lei viene dal Panama, proprio nella città che il prossimo anno ospiterà la GMG. Quali sono le sue aspettative per questo evento? E quali esperienze vissute in questo UNIV vorrebbe vedere replicarsi nel suo paese?
Spero che la Giornata Mondiale della Gioventù a Panama sia un momento di vero incontro con Gesù Cristo, ma anche un soffio di forza, di speranza e di ottimismo per tanti giovani che vogliono servire la società e che tantissime volte sono scartati o semplicemente usati come strumenti dei poteri politici ed economici.
Mi piacerebbe tantissimo vedere riprodotta in Panama, oltre ad una profonda esperienza spirituale, la voce attiva di migliaia di giovani attraverso diverse attività culturali ed accademiche che facciano vedere al mondo che abbiamo una voce intelligente, audace, positiva ed autonoma dei grandi poteri che, come ho già detto, tantissime volte approfittano dei nostri desideri e sogni di servizio, per il loro benessere. Penso sarebbe bellissimo avere in Panama anche una Fase Regionale dell’UNIV con tanti giovani che saranno presenti per la GMG e che non potranno venire a Roma durante la Settimana Santa 2019.
Potrebbe fornirci anche un panorama della situazione dei giovani in Panama e le loro aspettative nel loro incontro con il Papa?
La situazione dei giovani in Panama e nell’America Centrale è abbastanza simile: Siamo una gioventù desiderosa di servire e di trasformare tanti strutture politiche, economiche e sociale corrotte, che soltanto usano i giovani come bandiera a seconda dei loro interessi particolari di potere e soldi; tanti strutture ideologiche che mettono le loro parole nella nostra bocca, parlando a nome della gioventù di desideri che non abbiamo, su necessità di cui non abbiamo bisogno.
Noi vogliamo sentire parlare e trovare risposte a diversi temi che ogni travolgono non solo i giovani. Invece, questi poteri di cui parlo, mostrano che noi abbiamo bisogno soltanto di divertimento e di sensualità, offrendo una visione sbagliata su di noi e sulle nostra potenzialità di donarci e di trasformare la società.
E questo non lo vogliamo fare soltanto con la critica negativa, ma con lo studio, imparando e preparandoci bene per non fare le cose in modo improvvisato, ma in modo ragionato avendo sempre presente il bene comune e il futuro del nostro paese.
Detto questo, la nostra aspettativa sull’incontro con il Papa è quella di ricevere di lui la forza, la spinta di continuare a lottare, di sentire da lui parole di speranza, di confermare che siamo sulla strada giusta, sulla strada di Gesù, un cammino di servizio, di gioia ma anche di croce.
In vista anche dei vari appuntamenti che riguarderanno i giovani: Il sinodo che si terrà in ottobre e la GMG del prossimo anno. Quali sono secondo lei le principali sfide che oggigiorno devono affrontare i giovani?
Ho già menzionato alcune di queste sfide nell’ambito civile: educazione, lavoro, famiglia; anche come uscire dalla spirale di violenza prodotto dei capi della droga e della tratta di persone.
Nell’ambito ecclesiale penso sia una sfida importante quella di insegnare ai giovani che il suo futuro lavoro nella società secolare è anche un’opportunità di diffondere il Vangelo e soprattutto di viverlo essendo modello in mezzo il mondo, in tutte le realtà della vita quotidiana.
Penso sia una sfida veramente importante far capire che non è incompatibile essere buon cristiano e desiderare accedere ad posizioni di lavoro importanti per fare le cose in modo cristiano. C’è bisogno di formazione accademica e dottrinale per tutti quei giovani che hanno la vocazione di servire nell’ambito civile e sociale. Senza dubbio c’è bisogno anche di formazione per quelli che sentano la chiamata a servire Dio nello stato religioso o sacerdotale.
(La storia continua sotto)
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