Città del Vaticano , 13 March, 2018 / 6:00 PM
Possono i miracoli avvenuti per intercessione di un santo rappresentare la vita del santo? Sì, e Paolo VI lo prova. Perché sia l’intercessione per il miracolo che ha portato alla sua beatificazione, sia quella della canonizzazione sono avvenuti su feti di cinque mesi. Tanto che padre Antonio Marrazzo, postulatore della causa di canonizzazione, sottolinea che Paolo VI "potrebbe essere invocato come il protettore della vita nascente".
Si tratta di due miracoli molto simili, entrambi avvenuti su feti. In nessuno dei due casi, la madre è mai stata in pericolo di vita. In entrambi i casi, non si trattava di una prima gravidanza. In entrambi i casi, la gravidanza si sarebbe potuta concludere con un aborto o con una grave malformazione. In entrambi i casi, i bambini sarebbero stati destinati probabilmente ad un aborto terapeutico e invece sono nati e sono tuttora in buona salute. Davvero, Paolo VI è il Papa della Humanae Vitae.
A cinquanta anni dall’enciclica, infatti, con il dibattito concentrato solo sul tema “pillola sì, pillola no”, vale la pena andare a rileggere il documento in tutta la sua ampiezza. Un documento che guarda all'uomo, e che rispecchia la cura per l'essere umano che sempre Giovanbattista Montini ha mostrato in tutta la sua vita.
In particolare, al punto 14 dell'Humanae Vitae si legge: “In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche”.
Si trattava, appunto di un aborto terapeutico quello suggerito alla signora Vanna Pironato. La postulazione di Paolo VI rileva che “il giorno 23 settembre 2014, la sig.ra Vanna Pironato, alla 13° settimana di gestazione, della sua seconda gravidanza, viene ricoverata presso la U.O.C. (Unità Operativa Complessa) di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Legnago, per la minaccia di aborto, dovuta alla rottura prematura delle membrane amniocoriali con conseguente fuoriuscita di liquido amniotico”.
La situazione non migliora, i medici informano che la gravidanza potrebbe portare ad un aborto spontaneo. Non succede. Il 29 settembre 2014, la signora Pironato viene dimessa dall’ospedale. La gravidanza prosegue, ma la signora continua ad avere perdite di sangue e di liquido amniotico. Le viene discretamente suggerito di consentire l’aborto terapeutico. La risposta della signora Pironato e del marito Alberto Tagliaferri è: no. La gravidanza continua.
“Nel mese di ottobre – rileva ancora la postulazione - un’amica, su suggerimento di un conoscente, medico ginecologo, le consiglia di chiedere l’intercessione di Paolo VI che sarebbe stato beatificato il giorno 14 per un miracolo a un feto. Il 29 ottobre 2014, la sig. Pironato, con il marito e il figlio Riccardo si reca a Brescia, per pregare il Beato al Santuario di Santa Maria delle Grazie, frequentato da Montini durante l’infanzia e la giovinezza e dove attualmente si recano i fedeli devoti per venerarne la memoria”.
Da quel giorno in poi, durante tutta la gravidanza, la signora Pironato prega incessantemente per l’intercessione del Beato VI. E questo nonostante la gravidanza sia particolarmente difficile: tre ricoveri, continue perdite di liquido amniotico e a volte di sangue, addirittura il 28 novembre, quando il bambino è ormai alla 22esima settimana di gestazione, è necessario un ricovero presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona: si rilevano contrazioni, c’è ancora perdita di liquido amniotico, il bambino è anche in posizione podalica.
Il 2 dicembre viene dimessa. Alle 4.05 del 25 dicembre ha di nuovo le contrazioni, e viene ricoverata. Alle 6.58 del mattino del giorno di Natale, nasce Amanda Maria Paola Tagliaferri. È prematura, all’età gestazionale di 26 settimane, ed è in posizione podalica. Viene portata subito all’unità di terapia intensiva neonatale, e viene dimessa il 27 dicembre 2014. La bambina è stabilizzata, le cure proseguono nell’ospedale di Legnago. Vi resta fino all’11 aprile 2015, quando viene finalmente dimessa in condizioni migliorate.
“La piccola Amanda Tagliaferro – nota la postulazione - è stata in seguito sottoposta a numerosi controlli ambulatoriali e, come riportato dai referti medici, a tutt’oggi è in buona salute”.
Si è trattato di un miracolo continuato nel corso di tre mesi, durante i quali il feto è stato praticamente privo di liquido amniotico.
Un miracolo in fondo simile a quello che ha portato alla beatificazione di Paolo VI. L’altro miracolo era avvenuto negli Stati Uniti nel 2001, quando un feto al quinto mese di gravidanza era in condizioni critiche: la vescica fetale si era rotta, c’era liquido nell’addome e mancava liquido nel sacco amniotico.
In quel caso, si parlava di morte nel grembo materno o di possibilità di gravissime malformazioni future. Anche in quel caso, si era consigliata una interruzione di gravidanza. La mamma rifiutò, e su suggerimento di una suora italiana pregò per l’intercessione di Paolo VI. La situazione migliorò, il bambino nacque in buone condizioni generali all’ottavo mese con parto cesareo, e il bambino – ora adolescente – sta bene.
Una curiosità: il miracolo della piccola Amanda Tagliaferro non è stato sottoposto alla postulazione. La postulazione lo ha appreso da una intervista della signora Pironato ad un giornale locale, e a partire da quelle dichiarazioni ha chiesto i dati clinici per valutarli. Come se Paolo VI, mentre la postulazione attendeva e studiava segnalazioni di miracoli, avesse voluto dire: non dovete cercare a lungo, il miracolo è già qui.
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