Città del Vaticano , 09 March, 2018 / 12:15 AM
Dalla roccaforte del cattolicesimo in tempi di comunismo al Paese a maggioranza protestante, fino al Santuario mariano di Aglona: Papa Francesco sarà nei Paesi Baltici a settembre, dal 22 al 25 per celebrare i 100 anni dall’indipendenza delle tre nazioni, ma soprattutto per riconfermare nella fede le tre Repubbliche Baltiche che ricevettero 25 anni fa la visita di San Giovanni Paolo II.
La visita è stata ufficializzata oggi dalla Sala Stampa vaticana, ma la notizia circolava da tempo. Si attendevano solo le date e i programmi.
“Accogliendo l’invito dei rispettivi Capi di Stato e Vescovi – ha dichiarato Greg Burke, direttore della Sala Stampa vaticana - Sua Santità Papa Francesco compirà un Viaggio Apostolico nei Paesi Baltici dal 22 al 25 settembre 2018, visitando le città di Vilnius e Kaunas in Lituania, Riga e Aglona in Lettonia e Tallinn in Estonia.”
Il motto del viaggio in Lituania è “Gesù Cristo la nostra speranza”; il motto del viaggio in Lettonia è “Mostra di essere madre”, che ricorda la fede mariana della nazione e preconizza la visita al santuario internazionale di Aglona; il motto del viaggio in Estonia è “Svegliati, cuore mio!”.
I programmi saranno annunciati prossimamente, ma ci sono già alcune indiscrezioni.
Non è scritto nel bollettino, ma in Estonia, se tutto dovesse procedere per il meglio, potrebbe anche celebrare una beatificazione. Mentre è certa la celebrazione della Messa al santuario di Aglona, in Lettonia, meta di pellegrinaggi ecumenici ogni 14 e 15 agosto.
“Il viaggio del Papa – sottolinea ad ACI Stampa l’arcivescovo Zbignevs Stankevics, di Riga – toccherà sia la capitale che il santuario internazionale di Aglona, dove presiederà la Santa Messa. A Riga ci saranno gli incontri con il presidente della Lettonia, la liturgia ecumenica nel Duomo, che è la cattedrale luterana dove si trovano le reliquie di San Meinardo, primo vescovo di Lettonia. Infine, ci sarà un incontro con gli anziani nella Cattedrale Cattolica di San Giacomo”.
Nelle parole dell’arcivescovo di Riga è contenuta, in qualche modo, la storia dei Paesi Baltici. Colpiti dalla riforma luterana perché possedimenti teutonici che poi si erano convertiti al Protestantesimo, Estonia e Lettonia hanno ancora un mondo protestante attivo e vivo, tanto che il Concordato tra Estonia e Santa Sede del 1999 fu considerato un modello. Ma in Lettonia, il dialogo con il mondo protestante è molto forte, tanto che fu proprio l’arcivescovo Stankevics incaricato nel 2015 di realizzare il sussidio per la Settimana di Preghiera dell’Unità dei Cristiani.
Diversa la situazione in Lituania, dove l’80 per cento della popolazione è cattolica, e ove la fede è stata difesa con le unghie e con i denti, se si pensa all’epopea della Collina delle Croci: cominciata nel 1831, quando i cittadini vi cominciarono a installare croci in memoria dei caduti a seguito di una rivolta armata contro il dominio dello Zar, il posto divenne meta di pellegrinaggio. Per due volte il regime sovietico intervenne con le ruspe, abbattendo le croci. La popolazione, però, non smise mai di installarvi simboli religiosi e cristiani. Nel 1900, c’erano solo 130, ora sono più di 400 mila. Potrebbe essere uno dei luoghi visitati da Papa Francesco, che andrà anche a Kaunas, di cui vescovo ausiliare Teofilo Matulionis, uno dei grandi martiri della storia lituana in tempo di comunismo.
Tutte indipendenti dal 1918 , tutte passate sotto il regime comunista, le Repubbliche Baltiche dal 1991 sono Stati federali e attualmente sono repubbliche parlamentari indipendenti e membri dell'Unione Europea, dal 2004.
Oltre alle similitudini, ci sono anche molte differenze, e in particolare riguardano l’Estonia, il meno cattolico dei Paesi visitati, e quello che ha una lingua completamente differente, simile al finlandese.
Lì non c’è nemmeno un vescovo, ma un amministratore apostolico, Phillippe Jourdan, francese dell’Opus Dei, che guida la piccola comunità di 6-7 mila cattolici su una popolazione di oltre un milione e trecentomila abitanti. Negli anni Settanta, in Estonia c’erano solo 5 o 6 cattolici, e solo negli anni Settanta, a Tallin e Tartu, ci è cominciati a riavvicinare.
La prima omelia in estone della Chiesa cattolica è stata pronunciata negli anni Trenta, dopo che il territorio era stato organizzato come Amministrazione Apostolica nel 1924 da Papa Pio XI. Oggi è la più antica Amministrazione Apostolica del mondo.
Il primo vescovo in Estonia dopo la riforma luterana era tedesco. Si tratta l'arcivescovo Eduard Profittlich, gesuita, consacrato nel 1936 e poi deportato in Siberia nel 1941: morì da prigioniero nel febbraio 1942. Il suo processo di beatificazione è ancora in corso, e si spera che Papa Francesco celebri personalmente la beatificazione a settembre. Dopo di lui, per 63 anni non vi furono vescovi cattolici residenti in Estonia. Attualmente, c'è solo un distretto ecclesiastico che non fa parte di nessuna Conferenza Episcopale.
Tra i luoghi visitati da Papa Francesco, ci sarà anche il santuario della Madonna Nera di Aglona, come annunciato dall'arcivescovo Stankevics. Un santuario nazionale, in cui si venera una immagine della Madonna di origine antichissime, che la tradizione vuole dipinta da San Luca. Lo Zar Emanuele l’aveva avuta in dono da Costantinopoli, e la don a sua volta al granduca Vytautas di Lituania, il quale la consegno ai domenicani di Trakai. La Madonna Nera poi arrivò in maniera sconosciuta tra le mani del generale Gonosevski. Dopo averla portata con sé nelle sue imprese, le celebrò ad Aglona e la lasciò ai domenicani, che erano lì dal 1698. Prima, il santuario era una piccola chiesa di legno, ma nel 1768 fu sostituito a un grande edificio in pietra in stile barocco, a fianco al quale si costruì poi un ospedale, una scuola elementare, un seminario teologico, una biblioteca di 5 mila volumi.
Il convento fu poi trasformato in carcere per i sacerdoti cattolici nel 1840, e durante la guerra fu il quartiere generale del XXVI Battaglione della V Armata e in seguito ospedale. Nel 1920, fu restituito alla Chiesa, e fu sede dell’arcivescovo di Riga. Ma l’arrivo della dominazione sovietica ne fece stalla di un colcos. Eppure, nonostante tutto, il santuario restò sempre punto di riferimento per i pellegrini. E Giovanni Paolo II vi andò pellegrino nel 1980 e nel 1993.
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