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Un servizio di EWTN News

Egitto, prime regolarizzazioni delle chiese cristiane

La Chiesa copto cattolica di Assayut. in Egitto

Si tratta di un primo, piccolo blocco di 53 luoghi di culto rispetto ai 3 mila che ancora devono essere regolarizzati, ma la notizia che il governo egiziano ha fornito attestati di piena regolarità ad edifici cristiani costruiti prima della legge sullla costruzione di edifici di culto cristiani è una notizia da non sottovalutare.

La notizia è stata fornita dall’agenzia Fides della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. L'agenzia ha ricordato che “nei decenni scorsi, molti dei luoghi di culto cristiani da sottoporre alla valutazione governativa sono stati costruiti in maniera spontanea, senza tutte le dovute autorizzazioni. In alcuni casi proprio tali edifici tirati su dalle comunità locali sono stati utilizzati come pretesto dai gruppi islamisti per fomentare violenze settarie contro i cristiani”.

In generale, per i cristiani è stato comunque sempre difficile costruire nuovi luoghi di culto. Di certo, i rapporti tra il governo egiziano e le Chiese cristiane sono molto migliorati. Basti pensare alla cattedrale dedicata alla “Natività di Cristo”, costruita nella nuova capitale amministrativa grazie anche alle donazioni del governo. O si pensi – come faceva notare il vescovo di Luxor Emmanuel Bishay in una intervista con ACI Stampa il 10 febbraio 2017 – alle chiese bruciate e poi restaurate dallo Stato.

Per esaminare la regolarità degli edifici, è stata istituita una commissione governativa, che è chiamata a valutare se gli edifici rispondono ai requisiti della nuova legge sui luoghi di culto.

Approvata alla fine di agosto del 2016, la legge andava a sostituire le “10 regole” stabilite dalla legislazione ottomana nel 1934. Tra le proibizioni di quelle regole, il divieto di costruire le chiese vicino a scuole, canali, edifici governativi, ferrovie e aree residenziali.

Nella legge, già si parlava dell’istituzione di una commissione ad hoc per valutare la regolarità degli edifici, e i rappresentanti legali delle Chiese cristiane hanno dovuto fornire entro settembre 2017 la lista di immobili appartenenti alle comunità ecclesiali.

Un dossier di edifici – spesso costruiti senza chiedere permessi, per venire incontro alle necessità pastorali – che non ha mancato di destare preoccupazione nella comunità cristiana, soprattutto per il modo in cui il governo egiziano avrebbe eventualmente utilizzato tutte le informazioni.

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