Roma, 04 March, 2018 / 2:00 PM
Un sacerdote, vestito con cotta e stola, recita la corona del rosario mentre passeggia lungo la navata sinistra di una chiesa a Roma: attende,chiunque bussa al suo confessionale. Questo sacerdote è padre Silvino Battistoni, redentorista.
Questa congregazione, fondata da Sant'Alfonso Maria de Liguori, il 9 novembre 1732 si prefigge come missione quella di portare la Redenzione, alle anime più abbandonate (Copiosa apud Eum redemptio).
Nato il 17 luglio 1918 a Bussolengo, un piccolo paese della provincia di Verona da una buona e numerosa famiglia, presto rimase orfano di padre.
Giovanissimo, il Signore lo invita a lavorare nella mistica vigna che non delude. Entrato nell'educandato di Bussolengo, viene ordinato sacerdote, a Cortona nel 1945, dove i Padri Redentoristi avevano il seminario maggiore. Vista la stima che i superiori nutrivano per lui, gli vennero affidati differenti incarichi di responsabilità e servizio, quali ad esempio rettore del seminario minore di Scifelli (1945-1954), superiore della comunità di Venezia, confessore nel santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso a Bussolengo (1959-1961), superiore e parroco a San Gioacchino in Prati a Roma (1972-1984). In questa veste incontrò San Giovanni Paolo II, in occasione della visita del Santo Padre, alla Parrocchia: era il 1982. Confessore instancabile nella stessa parrochia (1984-1998).
Ricordare padre Battistoni è parlare di una figura, attenta e discreta, del clero religioso della città di Roma. Nella sua veste di parroco, ha lasciato una viva testimonianza non solo per le sue doti di cuore e di mente, ma soprattutto per la particolare attenzione, con cui ha curato questa Chiesa. Le persone che lo ricordano, in tale ufficio, rimasero a lui affezionate anche quando smise tale veste, per continuare quella di confessore che già, con particolare premura, curava. Lo si trovava sempre al confessionale, per lui la giornata era scandita dalla assiduità con la quale era presente in parrocchia per assolvere a questa delicata funzione. Chiunque venisse era certo di trovare a qualsiasi ora padre Battistoni pronto all'ascolto ed a offrire la serenità che quell'anima tanto cercava.
Religioso molto attento alla regola, professata in gioventù, era puntuale e preciso ai suoi doveri.Trascorreva gran parte della giornata nella preghiera e nella meditazione personale, oltrechè nel confessionale.
I voti di povertà, castità ed obbedienza (oltre al giuramento di perseveranza che contraddistingue i figli di Sant'Alfonso) non erano rimasti nella sua esistenza lettera vuota ma testimonianza coerente di vita quotidiana.
Non si concedeva nulla di particolare: era sempre estremamente sobrio. Non ha lasciato nulla di proprio.
Molto legato alla sua famiglia religiosa indossava sempre la talare, non per distinguersi, ma per un particolare amore al suo fondatore ed all'esempio che i vari santi e beati, avevano infuso nella sua vita. Molto legato a questo, nel suo confessionale, vi si trovavano, spesso, le opere del santo napoletano, che accompagnavano le sue giornate.
Ma la sua esperienza di religioso e di sacerdote non si racchiuse solamente,in queste note che lo videro lavorare, con zelo e profonda umiltà, in quanto nella sua vita gli fu richiesto anche molto altro. Padre Battistoni è stato anche esorcista della diocesi di Roma. E lo è stato, ininterrottamente e con discrezione, fino alla morte. Spesso era ricercato per soccorrere le anime che a lui si rivolgevano per aprirgli il proprio cuore, in tali necessità. Era sempre disponibile nei confronti di chiunque gli chiedesse di esercitare questo difficile e complesso ministero, che la Chiesa affida ad alcuni sacerdoti con un particolare carisma.
Il Signore lo ha chiamato a sé, nel giorno che non conosce tramonto, il 4 marzo 1999. Ed oggi ne ricorre il diciannovesimo anniversario dalla scomparsa, lasciando uno splendido esempio di coerenza alla vita consacrata.
Chi ha avuto il privilegio di vivergli accanto, lo ricorda come una persona molto schiva, ma dal tratto sorridente ed amabile. Un confratello e suo compagno di studentato, lo ricorda come un ragazzo allegro ma serio nei propri compiti. Ed era solo un adolescente.
Grande devoto di Maria, da vero missionario redentorista, nelle sue omelie inseriva sempre un riferimento a Colei che ha pronunciato il suo Magnificat, al disegno di amore di Dio Padre,nei confronti dell'umanità.
Un ricordo: nella confessione ascoltava, con molta benignità, e lasciava come dono di quel sacramento, tanto caro a Sant'Alfonso de Liguori, la recita di un Padre nostro e di una Ave Maria alla Madonna. Consiglio migliore, al mondo, non esiste.
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