Città del Vaticano , 08 March, 2022 / 3:30 PM
“Statione Settima: Chiesa di Santa Anastasia sotto il Monte Palatino”, indica Pompeo Ugonio nella sua guida del 1588 delle chiese delle stazioni quaresimali. Siamo al martedì della prima settimana di Quaresima.
La chiesa appare per la prima volta quando Papa Damaso (366-384) la decora con mosaici, ma potrebbe essere più antica. “Questa chiesa”, scrive Ugonio, “non ho letto, chi da principio edificasse”. Infatti ancora oggi non si sa. Nella Chiesa antica, era qui che il Papa celebrava a Natale la Messa dell’Aurora.
Ugonio vede la chiesa molto diversa rispetto a oggi. Nel Seicento Papa Urbano VIII fa costruire una nuova facciata: una stampa dell’epoca la attribuisce perfino al Bernini. Nel Settecento viene rifatto totalmente l’interno dal cardinale portoghese Nuno da Cunha. Ugonio vedeva la chiesa antica così come era stata restaurata da Sisto IV alla fine del Quattrocento.
Si doveva salire una lunga scala per entrare in chiesa. “Si ascende per ampie scale: se ben al presente alcuni gradi ne sono iti male”, lamenta. A sinistra della chiesa stava un alto campanile romanico che oggi non esiste più. Ai tempi di Ugonio, la chiesa era ancora a tre navate divise da colonne, non da pilastri barocchi come oggi.
Non si sa bene chi sia l’Anastasia di cui la chiesa porta il nome. Per qualcuno è la sorella dell’imperatore Costantino, per altri una martire di Sirmio che era stata portata a Costantinopoli, per qualcun altro ancora si tratta di una ricca matrona che ha fondato la chiesa attraverso il suo lascito testamentario. Ugonio racconta di una santa Anastasia di cui “dicono che lei fu sepelita in un suo giardino, & che quivi poi li fu fatta la chiesa.”
Ugonio descrive la chiesa di Sant’Anastasia con molti particolari, e poi conclude: “Et questo è quanto ho trovato della chiesa di Santa Anastasia. Rimangono le reliquie”.
L’elenco delle reliquie custodite a Sant’Anastasia curiosamente inizia con il “vessillo o stendardo di San Giorgio”, la cui chiesa ha ospitato la stazione quaresimale pochi giorni fa. Nell’elenco si trova anche “il calice di San Geronimo, con il quale celebrava in questa chiesa”. L’elenco continua su due pagine e si conclude con: “Del Sepolcro di Christo Nostro Signore.” Non male.
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