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Un servizio di EWTN News

Il Papa prega per l'unità dei cristiani con lo sguardo ai Caraibi

Appuntamento consueto il 25 gennaio alle ore 17.30, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, per Papa Francesco he  presiederà la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani sul tema: «Potente è la tua mano, Signore» (cfr. Es 15, 6).

Prenderanno parte alla celebrazione i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. Sono invitati, in modo particolare, il clero e i fedeli della Diocesi di Roma. 

I testi per la meditazione quest’anno hanno messo al centro il cristianesimo nel mondo caraibico.

La regione caraibica è oggi una realtà complessa, la sua vastità geografica, che comprende sia territori sulla terraferma che isole, dà vita ad un mosaico ricco di diverse tradizioni etniche, linguistiche e religiose.  Nei secoli passati i colonizzatori tentarono programmaticamente di privare i popoli soggiogati dei loro diritti inalienabili.

Come viene spiegato nel sussidio per la settimana di preghiera  “durante i cinque secoli di colonialismo e di schiavitù, l’attività missionaria dei cristiani nella regione, tranne qualche esempio degno di nota, era strettamente collusa con questi sistemi disumanizzanti, eppure, laddove coloro che portarono la Bibbia in questa regione utilizzarono le Scritture per giustificare l’assoggettamento di un popolo in catene, nelle mani degli schiavi essa divenne, invece, un’ispirazione e una garanzia che Dio era dalla loro parte e che li avrebbe condotti alla libertà.

Oggi i cristiani dei Caraibi, appartenenti a diverse tradizioni, vedono la mano di Dio nella fine della schiavitù. L’esperienza dell’opera salvifica di Dio che porta la libertà è seme di unità.  Per questo motivo la scelta del cantico di Mosè e di Miriam (Esodo 15, 1-21) quale tema per la Settimana di preghiera 2018 è sembrata molto appropriata. È un canto di trionfo sull’oppressione. Questo tema è stato trasposto in un inno intitolato The Right Hand of God(La mano di Dio), scritto durante un workshop della Conferenza delle chiese dei Caraibi nell’agosto del 1981, che è divenuto un “inno” del Movimento ecumenico nella regione e che è stato tradotto in diverse lingue.

Molti dei problemi che affliggono le popolazioni caraibiche oggi sono eredità del passato coloniale e della tratta degli schiavi. La mano di Dio che condusse il popolo fuori dalla schiavitù, dando continua speranza e coraggio agli Israeliti, continua a infondere speranza ai cristiani dei Caraibi. Essi non sono vittime delle circostanze. Nel testimoniare questa comune speranza le chiese lavorano insieme nel servizio a tutte le popolazioni della regione, ma particolarmente ai più vulnerabili e negletti; come nelle parole dell’inno: “La mano di Dio semina la terra; essa pianta semi di libertà, speranza e amore””.

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