Città del Vaticano , 11 June, 2015 / 2:03 PM
Il mondo deve dare una risposta seria ad un vero e proprio “imperativo”: “L’accesso al cibo necessario è un diritto di tutti”. Di più: “i diritti non consentono esclusioni”. Papa Francesco incontra i partecipanti alla trentanovesima Sessione della Conferenza della Fao, in corso a Roma. Ricorda la sua partecipazione alla Seconda conferenza internazionale sulla nutrizione del 20 novembre scorso, e ritorna su un punto fondamentale per lo sviluppo umano, l’accesso al cibo: “auspico – ha detto – che quella decisione non resti solo sulla carta o nelle intenzioni”, perché c’è “la responsabilità di rispondere in concreto agli affamati e a tutti coloro che attendono dallo sviluppo agricolo una risposta alla loro condizione”.
Il Papa parla di “miseria di tanti nostri fratelli e sorelle” e ricorda che quello della fame e dello sviluppo agricolo non è “uno dei tanti problemi” derivanti dalla crisi. O peggio, un problema di qualcun altro: “ci sarà qualcuno che se ne occuperà, magari un altro Paese, o quel Governo, quella Organizzazione internazionale”. Nonostante l’umana “tendenza” a “disertare” i temi difficili, nonostante la riduzione del numero degli “affamati”, occorre “debellare la fame”, come stabilito dalla Dichiarazione di Roma sulla nutrizione.
Serve una lotta agli “sprechi”, le cui statistiche “preoccupano”. Cosa “io sto facendo”, dev’essere la domanda che ci deve assillare, secondo Francesco. “Ridurre gli sprechi è essenziale, come pure riflettere sull’uso non alimentare dei prodotti agricoli, impiegati in grandi quantità per l’alimentazione degli animali o per produrre biocarburanti. Certo – ha continuato il Papa -, bisogna garantire condizioni ambientali sempre più sane, ma possiamo continuare a farlo escludendo qualcuno? Serve sensibilizzare tutti i Paesi sul tipo di nutrizione adottata, e questo varia a seconda delle latitudini”. Perché nel Sud del mondo “l’attenzione va posta sulla quantità sufficiente di alimenti da garantire ad una popolazione in crescita”, mentre nel Nord “il punto centrale è la qualità della nutrizione e degli alimenti. Ma sia sulla qualità che sulla quantità pesa la situazione di insicurezza determinata dal clima, dall’aumento della domanda e dall’incertezza dei prezzi”.
C’è una tendenza nuova da adottare, partendo dal “modificare gli stili di vita” e poi bisogna chiedersi: “quanto incide il mercato con le sue regole sulla fame nel mondo?”. Perché “ci preoccupano giustamente i cambiamenti climatici, ma non possiamo dimenticare la speculazione finanziaria” e invece “dobbiamo percorrere un’altra strada”, assumendo che “i prodotti della terra hanno un valore che possiamo dire ‘sacro’, perché sono frutto del lavoro quotidiano di persone, famiglie, comunità di contadini”. Ecco che occorre quindi un nuovo “primato dello sviluppo agricolo”.
Per raggiungere questi obiettivi, tuttavia, è necessaria una nuova “solidarietà” internazionale – ha ammonito Francesco, “trasportandola dal vocabolario alle scelte della politica: la politica dell’altro. Se tutti gli Stati Membri operano per l’altro, i consensi all’azione della FAO non tarderanno ad arrivare e anzi se ne riscoprirà la funzione originaria, quel “Fiat panis” che è inserito nel suo emblema”.
Papa Francesco richiama “all’educazione delle persone ad una corretta alimentazione”: “Nei miei quotidiani incontri con i Vescovi di tante parti del mondo, con esponenti politici, responsabili economici, accademici – ha spiegato -, colgo sempre di più che oggi anche l’educazione alimentare ha diverse declinazioni”, ed è fondamentale soprattutto in quei Paesi affetti da “fame cronica”.
“I cambiamenti climatici, poi – ha ricordato il Papa -, ci riportano ai forzati spostamenti di popolazione e ai tanti drammi umanitari per mancanza di risorse, ad iniziare dall’acqua già oggetto di conflitti che in prospettiva aumenteranno. Non basta affermare che esiste un diritto all’acqua senza agire per rendere sostenibile il consumo di questo bene-risorsa e per eliminare ogni spreco. L’acqua resta un simbolo che i riti di molte religioni e culture usano per indicare appartenenza, purificazione e conversione interiori”.
Oltre alla questione dell’“accaparramento delle terre coltivabili”, c’è il tema della “sicurezza alimentare”, che “va raggiunta anche se i popoli sono diversi per collocazione geografica, situazioni economiche o culture alimentari. Lavoriamo per armonizzare le differenze e uniamo gli sforzi, così non leggeremo più che la sicurezza alimentare per il Nord significa eliminare grassi e favorire il movimento e per il Sud procurarsi almeno un pasto al giorno”.
“Dobbiamo cominciare dalla nostra quotidianità se vogliamo cambiare gli stili di vita – ha concluso Francesco -, coscienti che i nostri piccoli gesti possono garantire la sostenibilità e il futuro della famiglia umana. E poi continuiamo la lotta alla fame senza secondi fini! Le proiezioni della FAO dicono che entro il 2050, con 9 miliardi di abitanti sul pianeta, la produzione deve aumentare e addirittura raddoppiare. Invece di impressionarci di fronte ai dati, modifichiamo il nostro rapporto con le risorse naturali, l’uso dei terreni, i consumi, eliminiamo lo sperpero: così sconfiggeremo la fame”.
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