Città del Vaticano , 14 December, 2017 / 11:00 AM
Il ruolo fondamentale della diversità nel concerto delle nazioni. La necessità di creare dialogo, perché la diversità “non è di per sé una causa di queste sfide alla coesistenza pacifica”. L’importanza dell’educazione. Papa Francesco riceve sette nuovi ambasciatori non residenti presso la Santa Sede, e delinea con loro le sfide della comunità internazionale e le priorità della diplomazia pontificia.
Vengono da Yemen, Nuova Zelanda, Swaziland, Azerbaijan, Ciad, Liechtenstein ed India, e ognuna di queste nazioni ha una storia particolare. Il Papa ha mostrato interesse per l’Azerbaijan nominando vescovo il vicario apostolico del Paese, monsignor Vladimir Fekete, saslesiano; con l’India c’è un lungo discorso in ballo per un viaggio del Papa nel Paese; lo Yemen è stato il teatro del rapimento di padre Tom Uzhunnalil e del massacro delle Sorelle della Carità, ed è uno scenario sempre difficile per la Chiesa Cattolica, come tutta la penisola arabica. Poi, c’è il mondo capovolto della Nuova Zelanda, le difficoltà delle nazioni africane di Ciad e Swaziland, la peculiarità del Liechtenstein.
Il Papa parla del “ruolo positivo” che questa diversità tra le nazioni ha nel concerto delle nazioni, lì dove si affrontano “una serie di complesse minacce alla sostenibilità ambientale e nei confronti dell’ecologia sociale e umana dell’intero pianeta, come le minacce alla pace e alla concordia derivanti da ideologie fondamentaliste violente e dai conflitti regionali, che spesso appaiono sotto le spoglie di opposti interessi e valori”.
Ma questa diversità “non è la causa delle sfide”, e “le forze centrifughe che vorrebbero dividere i popoli non sono da ricercarsi nelle loro differenze, ma nel fallimento nello stabilire un percorso di dialogo e di comprensione come il più efficace mezzo di risposta a tali sfide”.
Per Papa Francesco, è il dialogo a giocare “un ruolo chiave” nel “permettere alla diversità di essere vissuta in modo autentico e nel reciproco vantaggio per la nostra società sempre più globalizzata”.
Papa Francesco sottolinea che “una comunicazione rispettosa conduce alla cooperazione, specialmente nel favorire la riconciliazione dove essa è più necessaria”, e la cooperazione aiuta la solidarietà, che è a sua volta “la condizione per la crescita della giustizia e per il dovuto rispetto della dignità, dei diritti e delle aspirazioni di tutti”.
Per questo, il Papa individua nell’impegno per il dialogo e la cooperazione il “segno distintivo di ogni istituzione della comunità internazionale, come di ogni istituzione nazionale e locale, dal momento che tutte sono incaricate della ricerca del bene comune”.
Papa Francesco sottolinea che “”la promozione del dialogo, della riconciliazione e della cooperazione non possono essere date per scontate”, e si deve sempre imparare di nuovo “la delicata arte della diplomazia”.
Per il Papa è questione di educazione. “Condividiamo – afferma - la responsabilità collettiva di educare i giovani all’importanza di questi principi che sorreggono l’ordine sociale. Trasmettere questa preziosa eredità ai nostri figli e nipoti, non solo assicurerà un pacifico e prospero futuro, ma soddisferà anche le esigenze della giustizia intergenerazionale e di quello sviluppo umano integrale a cui ha diritto ogni uomo, donna e bambino”.
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