Torino, 12 December, 2017 / 1:00 PM
“Gli auguri che tradizionalmente ci troviamo a scambiarci qui, nella sede dell’Opera Barolo, sono un momento bello e significativo di condivisione e di incontro tra quanti apprezzano le iniziative che essa realizza a favore della Città e di tanti suoi abitanti, soprattutto i più svantaggiati, poveri e sofferenti. Sulle orme della Venerabile Giulia di Barolo e del suo Sposo, l’Opera si è sempre sforzata di seguirne le orme e i principi”. Sono le parole dell’Arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, in occasione della cerimonia per lo scambio degli auguri natalizi dell’Opera Barolo.
La “marchesa di Barolo”, così era conosciuta nella Torino del milleottocento, passò la sua vita nel far beneficenza a tutti coloro che bussavano alla sua porta. Aiutò Don Bosco e fondò differenti piccole istituzioni a favore di orfani e ragazze bisognose di un aiuto materiale e spirituale. La sua carità non conobbe limiti e si prodigò nel solco dei santi sociali della Torino della Rivoluzione industriale. E ancora oggi l’Opera riprende i passi della marchesa tanto amata.
“Non sto qui ad elencare ciò che l’Opera ha svolto e ha intenzione di consolidare e intraprendere oggi e domani – commenta l’Arcivescovo Nosiglia - mi preme invece suscitare in tutti noi un’attenzione concreta e fattiva circa i problemi e le urgenze che ritengo particolarmente acute e necessitanti di un supplemento di impegno da parte di tutti. Non tanto per fare elenchi inutili o sollecitare responsabilità, ma semmai per suscitare una riflessione e una presa di coscienza più attenta, che conduca tutti noi a farci carico, secondo lo specifico di ciascuno, delle necessità delle persone che stanno più ai margini della città che conta – cosa che la Marchesa fece a suo tempo senza timore di suscitare critiche e rimostranze”.
Conclude l’Arcivescovo di Torino auspicando per tutti un sereno Natale: “Ormai abbiamo compreso che solo agendo all’unisono è possibile affrontare via via i problemi e trovare risorse umane e finanziarie comuni, per tentar di dare risposte appropriate alle criticità che in campo formativo e sociale si pongono. È illusorio che ogni realtà impegnata negli stessi ambiti di servizio agisca da sola, perché i problemi sono talmente complessi ed estesi che solo facendo squadra è possibile trovare soluzioni concrete e permanenti.Questo è dunque il mio augurio: che come la Marchesa ha avuto il coraggio di sporcarsi i vestiti, le mani e i piedi, lasciando di frequentare i salotti della gente perbene per andare là dove i più miseri e poveri, ma ricchi di umanità e di valori vivevano, chiusi nelle loro periferie esistenziali, culturale e sociali, così anche chi fra noi ha una coscienza civica e religiosa, o comunque di buona volontà, faccia altrettanto”.
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