Lussemburgo, 12 December, 2017 / 10:00 AM
No al peccato di omissione e indifferenza per la Chiesa nei Paesi europei. È questa la prima riflessione che scaturisce dall’incontro dei consulenti legali delle Conferenze Episcopali Europee, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. L’incontro si svolge a Lussemburgo dal 10 a. 12 dicembre.
Ed è stato l’arcivescovo Augustine Kasuja, nunzio apostolico in Lussemburgo, a sottolineare come “la Chiesa, nei Paesi europei, non vuole cadere nel peccato d’omissione e d’indifferenza, tralasciando le sue responsabilità pastorali e rimanere un semplice spettatore di un processo di marcia condotto da alcuni dirigenti politici”.
Il nunzio ha sottolineato che “il futuro dei valori etici, morali e della giustizia relativi alla vita della persona umana, la famiglia, l’accoglienza dei migranti, la protezione dell’ambiente e del clima mondiale, ecc… esige e non deve escludere il contributo di tutti, soprattutto della Chiesa e dei suoi Pastori”.
L’incontro è dedicato soprattutto a due temi: le legislazioni sul fine vita e la questione delle migrazioni.
Parlando di vita, il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del CCEE, ha sottolineato che “la vita è un dono di Dio il cui valore e la cui dignità viene dal fatto di essere voluta ed amata da Dio non dipende da qualche criterio di utilità o da un sentimento. Siamo, quindi, chiamati ad amare, difendere e a promuovere la vita a tutti i livelli e in ogni fase dell’umana esistenza.”
Il presidente del CCEE ha affermato con chiarezza che “non è lecito togliere la vita a nessuno. Nessuna autorità terrena ha diritto di decidere se una persona può togliersi la vita, e tanto meno farsi parte attiva in questo tragico proposito”.
Per il Cardinale Bagnasco, “siamo in un tempo dove nessuno può ritenersi spettatore. Siamo chiamati a pensare e a capire, anche a livello delle leggi, ciò che di buono si può migliorare e a cercare di impedire che siano fatte leggi che – diventando mentalità generale – cancellano i criteri morali fondamentali. Non di rado vediamo che ciò che è cattivo è permesso o promosso, anche se, alla radice, non rispetta la persona umana”.
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