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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco, ultimo appuntamento in Myanmar. “Giovani, voi siete il lieto annuncio”

Papa Francesco legge l'omelia della Messa per i giovani nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione di Yangon, ultimo appuntamento del suo viaggio in Myanmar, 30 novembre 2017
Papa Francesco si ferma a benedire un malato all'ingresso della Cattedrale dell'Immacolata Concezione in Yangon, Myanmar, 30 novembre 2017
Papa Francesco entra nella cattedrale di Yangon per la Messa che conclude il suo viaggio apostolico in Myanmar, 30 novembre 2017
Papa Francesco all'uscita della Messa nella cattedrale di Yangon, ultimo appuntamento in Myanmar prima della partenza per il Bangladesh, 30 novembre 2017

I giovani come speranza nel discorso di Papa Francesco alle autorità del Myanmar, e i giovani come lieto annuncio nella Messa che conclude il primo viaggio di un Papa nel Paese: Papa Francesco guarda al futuro, lasciando alle spalle sessanta anni di dittatura militare, ma anche le controversie di una difficile guarigione.

E lo fa concludendo il suo viaggio proprio con una Messa per i giovani. Una Messa che il Cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, vede, lui salesiano, nel segno di San Giovanni Bosco, che credeva molto nei giovani. Perché il lavoro da fare è quello di preparare le giovani generazioni verso un futuro che sia di pace e riconciliazione, e che abbia finalmente guarite le ferite di una nazione colpita da conflitti interni per i quali si è pregato nella preghiera dei fedeli della Messa del 29 novembre.

In un clima di grande silenzio e raccoglimento, nonostante molti giovani e bambini siano stati ad attendere il Papa per almeno quattro ore, di fronte a gruppi provenienti dalle vicine Cambogia, Indonesia, Vietnam, ma anche da Taiwan, Papa Francesco lancia il suo appello ai giovani.

“Giovani del Myanmar, voi siete un lieto annuncio, perché siete segni concreti della fede della Chiesa in Gesù Cristo, che reca a noi una gioia e una speranza che non avranno mai fine”, esordisce Papa Francesco.

E continua: ci si chiede dove sono i lieti annunci se la gente soffre, ma il messaggio chiaro è che “voi, giovani uomini e donne del Myanmar, non avete paura di credere nel buon annuncio della misericordia di Dio, perché esso ha un nome e un volto: Gesù Cristo”.

È in quanto messaggeri che i giovani sono chiamati ad essere “pronti a recare una parola di speranza alla Chiesa, al vostro Paese, al mondo”.

Il Papa propone una sfida, partendo dalla Lettura di Paolo, che “ripete per tre volte la parola senza” in tre domande che il Papa ripropone: “Come crederanno in lui senza averne sentito parlare?” E ancora: “Come ne sentiranno parlare senza un messaggero che lo annunci?” E infine: “Come può esserci un messaggero senza che sia stato mandato?”

Papa Francesco invita ai giovani a pensare a fondo alle tre domande. Nota che “il nostro mondo è pieno di tanti rumori che possono soffocare la voce di Dio” e allora c’è bisogno di trovare Cristo “in persone che siano autentiche, che sanno come ascoltare”, e l’essere genuini “viene solo dal Signore”.

Per questo, il Papa invita a pregare Gesù, ma anche i santi, e in particolare il santo del giorno, Sant’Andrea, il quale “prima di diventare un martire, fece i suoi errori ed ebbe bisogno di essere paziente, di imparare gradualmente come essere un vero discepolo di Cristo”.

Papa Francesco invita i giovani a non avere “paura di imparare dagli errori” e di coltivare la vita interiore “come fareste con un giardino o con un campo”.

La seconda domanda di Paolo lascia un grande compito per i giovani, quello di essere “discepoli missionari”, messaggeri del “lieto annuncio di Gesù soprattutto per i vostri coetanei ed amici”, senza avere paura di “essere pochi e sparpagliati” perché “il Vangelo cresce sempre da piccole radici”. Il Papa esorta dunque i giovani a "farsi sentire", ma "non col la voce". "Vorrei - afferma Papa Francesco - che gridaste con la vita, con il cuore, così da essere segni di speranza per chi è scoraggiato, una mano tesa per chi è malato, un sorriso accogliente per chi è straniero, un sorriso premuroso per chi è solo". 

Infine, c’è l’invio missionario, che può apparire “scoraggiante” perché sembra di essere soli, ma Dio – ricorda il Papa – “non ci invia mai senza camminare al tempo stesso al nostro fianco, e sempre un po’ davanti a noi, per introdurci in nuove e magnifiche parti del Regno”.

Essere inviati significa allora “seguire Cristo, non precipitarsi in avanti con le proprie forze”, ciascuno secondo la propria vocazione.

“Siate coraggiosi, siate generosi – esorta il Papa – e soprattutto siate gioiosi”. E fa l’esempio della Vergine Maria, che “ebbe il coraggio di ascoltare il lieto annuncio che aveva ascoltato e di tradurlo in una vita di fedele dedizione alla sua vocazione, di totale donazione di sé e di completo affidamento all’amorevole premura di Dio”.

Dopo la Messa, il Papa partirà alla volta del Bangladesh. Lascerà in dono all'arcivescovado una statua di San Francesco, e soprattutto la speranza di un Paese finalmente riconciliato. 

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