Città del Vaticano , 06 November, 2017 / 9:00 AM
La necessità di esercitare una libertà responsabile. Il rafforzamento del tema della libertà religiosa, non solo al di fuori dei confini dell’Unione Europea, ma anche al suo interno. L’importante contributo cristiano alla costruzione di una nuova Europa. Jan Figel, inviato speciale dell’Unione Europea per la Promozione della Libertà Religiosa al di fuori dell’UE dipana questi temi in una esclusiva ad ACI Stampa.
Figel parla al termine della conferenza (Re)Thinking Europe, organizzata dal COMECE con il supporto della Segreteria di Stato vaticana. E non manca di ricordare che la sua posizione è stata annunciata al termine del conferimento del Premio Carlo magno a Papa Francesco, in Vaticano.
“I cristiani – afferma al termine dell’incontro – dovrebbero contribuire a costruire una Europa libera, unica, riconciliata ed unita attraverso la partecipazione a tutti i livelli della vita pubblica. Abbiamo bisogno di una libertà responsabile, perché senza la responsabilità, la libertà resta immatura, o cessa addirittura di esistere, diventando facile vittima di populismi, estremismi, o al limite patendo l’influsso di varie ideologie”.
Cosa intende per libertà responsabile?
La libertà è un grande dono per l’uomo. Ma senza responsabilità, la libertà non è sostenibile Quasi scompare. La libertà ha bisogno dunque di maturità attraverso la cittadinanza attiva. Siamo liberi di scegliere e di decidere, ma solo guardando al bene commune rafforziamo la nostra libertà. La scelta di decisioni contro le libertà e i diritti fondamentali di altri indebolisce o persino elimina la libertà globale della società
Quindi come si struttura la libertà responsabile?
La libertà responsabile riconosce e realizza doveri e obllighi con i diritti. Le attuali tendenze di una mentalità unilaterale, basata solo sui diritti, minacciano ed erodono la libertà di tutta la società. I miei diritti, invece, sono possibili e raggiungibili solo se rispetto i miei obblighi nei confronti degli altri e della comunità in cui vivo. Questa attitudine bilanciata rappresenta l’azione matura, e costruisce la libertà responsabile.
Lei è inviato speciale per la libertà religiosa. Cosa può fare l’Europa per sostenere la libertà religiosa nel mondo?
L’Europa conosce molto bene, attraverso le lezioni del 20esimo secolo,. Perciò, l’Europa dovrebbe abbracciare il valore essenziale della Libertà di Religione e di Credo in maniera più attiva sia fuori che all’interno dell’Europa, perché questa rappresenta la libertà di pensiero, di coscienza, di religion e convinzione, così cara e importante per la vita di ciascuno e la dignità personale.
Perché la libertà religiosa è così importante?
Perché la libertà religiosa è il banco di prova per tutti i diritti umani, perché se questo diritto viene a mancare, gli altri diritti politici e civili sono ristretti allo stesso modo. Potrei, da slovacco, parlare molto di questo, sulla base delle esperienze nella ex Cecoslovacchia e nelle nazioni del blocco soveitico.
Lei è inviato per la promozione della libertà religiosa al di fuori dell’Europa. Ma i rapport sulla libertà religiosa raccontano di una libertà religiosa sempre più a rischio anche nel cuore dell’Europa. Cosa dovrebbe fare l’Europa oggi?
L’Europa dovrebbe avere più consapevolezza del tema della libertà religiosa e promuovere l’agenda della libertà religiosa in un modo ancora più coerente. Eppure, oggi vediamo una situazione globale molto negativa, e allo stesso tempo ci sono tendenze di peggioramento in molte nazioni e regioni del mondo. In realtà, questo significa l’invito a fermare le persecuzioni, la discriminazione e i conflitti violenti, e lavorare per creare più giustizia e una trattamento chiaro delle differenti fedi minoritarie e comunità. Questa è sia nostra responsabilità e commune interesse. Le politiche interne ed esterne dell’Unione Europea sono in realtà due parti della stessa agenda comunitaria.
In che modo si integrano?
Più attenzione e chiaro impegno a favour della libertà di pensiero e religion a livello internazionale possono aiutare a rinnovare l’impegno europeo per la libertà religiosa nei suoi confine. Questa è una delle ragioni per cui il mio mandato da Inviato Speciale è orientate al di fuori dell’Unione Europea, ma allo stesso tempo è connesso con l’articolo 17 del Trattato di Lisbona, che parla del dialogo tra UE e religioni.
In che modo l’Europa dovrebbe essere rivista? Quali sono le impressioni che hai alla fine di questo incontro?
L’incontro è stato molto opportune e utile, perché molte persone sollevano preoccupazioni giustificate riguardo il futuro dell’integrazione europea. La fiducia nel progetto dell’Unione Europea è stato indebolito dalla Brexit, dalla crescent instabilità nel continente e nel nostro vicinato, passando attraverso un decennio di crisi dalle molte faccio – monetaria, finanziaria, economica, migratoria, politica.
Quale è il ruolo dei cristiani?
I cristiani sono stati molto attivi nel processo dell’integrazione europea. Il loro contributo politico è fuori discussione. L’operato di leaers come Schuman, Adenauer, De Gasperi è stato decisive. Oggi i cristiani sono chiamati a non rimanere in disparate e lamentare la situazione, ma, all’opposto, devono riportare al centro ciò che manca ed è necessario per il rinnovamento europeo: valori fondamentali, impegno personale e spirito di unità. Sono contribute che non possono essere generate dal mercato, dall’euro o dalla geografia. Ci sono furttti della libertà responsabile, il senso di solidarietà e di buona volontà, che porta ad una ragionevole, vera soluzione dei problemi.
Dialogo, inclusione, solidarietà, sviluppo e pace sono i cinque pilastri su cui costruire l’Europa, secondo quello che vi ha detto Papa Francesco. Lei è d’accordo?
Sebbene venga dall’America Latina, il Papa comprende perfettamente l’importanza del futuro europeo non solo per questo continente, ma per lo sviluppo globale. I pilastri dell’Europa su cui vorrei soffermarmi sono quelli di dignità, giustizia, sussidiarietà, solidarietà e dialogo.
È questa la sua lista di superiorità?
Sì. Nel mio corrente incarico, ma anche in precedenza come Commissario Europeo per l’Educazione e la Cultura, vedo molto da vicino quanto questi principi e pilastri stiano sempre più diventando importanti.
In quale ordine?
(La storia continua sotto)
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La dignità umana è il primo e principale valore per i popoli ovunque, dopo un secolo di genocidi che è cominciato in Armenia ed è culminate con le atrocità di massa dell’ISIS di questi anni. La pace è il frutto della giustizia, e perciò c’è bisogno di lavorare meglio e di più per la giustizia, specialmente nelle istituzioni delle Nazioni Unite. Quindi, la sussidiarietà, che è il nome alternative della libertà e di una politica pubblica ben organizzata a livello internazionale. Questo è un principio chiave della Dottrina Sociale della Chiesa. L’Europa dovrebbe apprendere meglio questo principio, perché la sussidiarietà sarà importante per il rinnovo della fiducia mutual e istituzionale.
Quindi, la solidarietà…
Sì, perché la solidarietà rappresenta il cemento nelle mura della nostra casa europea. Senza solidarietà, la casa cadrà. Ragionevolmente, la solidarietà efficace è una conseguenza della sussidiarietà. La solidarietà con i vulnerabili e i marginalizzati è un investimento contro la poverà, le divisioni e l’estremismo che può solo dare frutti. Questi principi rappresentano le basi del bene commune, tem ache spesso manca nelle politiche nazionali e internazionali di oggi. Infine, il dialogo, che rappresenta la cultura di aperture, di comprensione degli altri, e di compassone per le persone del mondo.
Sono questi dunque i principi di cui c’è bisogno per l’Europa?
Sì, se l’Europa vuole essere davvero depositaria del suo destino, leader dell’umanità, protettore di democrazia ed esempio di solidarietà universal. E questa Europa servirà come una fonte di speranza e di umanesimo integrale sia per la gente che per il mondo. Questo è il messaggio di Robert Schuman e dei Padri Fondatori dell’Europa alla nostra generazione. E io condivido questo sogno e visione.
Quindi, ora quale è l’obiettivo?
Il problema non è l’Unione a più velocità, o la geometria variabile. Il problema è il modo in cui si orienta – Quo vadis, Europa? Questa è la domanda! Quando l’orientamento è chiaramente disposto e condiviso consensualmente, allora riforme ragionevoli e politiche devono seguire, eliminando lo spazio per questa onda di frustrazione, populismo ed estremismo. È il tempo di passare da una politica di identità all’etica di responsabilità, senza per questo abbandonare l’importanza di ciascuna identità e senza per questo metere in discussione la diversità delle nostre culture, nazioni e religioni. L’unità, non l’uniformità, basata sull’eguale dignità di ogni popolo è sia una vision nobile che un bisogno pratico. I cristiani e la Chiesa hanno storicamente accumulato una tremenda ispirazione spirituale, un tesoro di esperienza e bene che sono strumenti per costruire e promuovere ulteriormente una comunità umana riconciliata.
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