Macerata, 30 October, 2017 / 10:00 AM
Ad un anno dal sisma Macerata nelle settimane precedenti ha organizzato una mostra intitolata ‘Tutti su per terra! - Itinerari visivi tra le scuole della provincia di Macerata colpite dal sisma’, che ha registrato più di 500 visitatori.
La mostra è riuscita a raccontare un dolore che ha radici profonde perché mina i ricordi più cari, quelli dell’infanzia ed è stata organizzata dall’assessorato alla Scuola di Macerata insieme al Dipartimento di Scienze della formazione dell’università di Macerata, con le immagini di Lucia Paciaroni e l’introduzione del pedagogista Francesco Tonucci. Sono 30 immagini fotografiche che hanno descritto la situazione post sisma: le seggiole di legno lucido e metallo sono rimaste in piedi.
Poco sopra gli schienali, una profonda ferita sul muro racconta tutta la violenza delle scosse. Il calendario deve essere stato il primo a cadere ma anche lui vanta una sorta di equilibrio, sulle macerie che coprono tutto il pavimento. Negli scatti di Lucia Paciaroni ci sono le scuole di Apiro, Caldarola, Camerino, Cingoli, Fiastra, Gualdo, Loro Piceno, Muccia, Pieve Torina, San Ginesio, San Severino, Sant’Angelo in Pontano, Sarnano, Treia, Tolentino, Valfornace e Visso, scattate tra aprile e settembre di quest’anno.
Mentre il percorso espositivo si conclude con i disegni dei bambini della scuola primaria di Caldarola che lo scorso anno hanno realizzato il libro 'La scuola: radici del passato, germogli del futuro'. L’artista non ha nascosto la soddisfazione: “Non ci aspettavamo così tanti visitatori. Sono molto contenta sia dell’affluenza che del riscontro perché è stato colto il senso: non voleva essere solo un reportage su quello che è successo, ma un invito a riflettere, per far capire la reale portata del terremoto.
A distanza di un anno molte persone non ci pensano più, mentre tanti visitatori vedendo tutte queste scuole, a pochi chilometri da noi, completamente distrutte, hanno detto ‘non pensavamo che la situazione fosse questa’. L’idea della mostra è nata dal Museo della scuola Paolo e Ornella Ricca dell’Università di Macerata. Mentre attraverso Legambiente ho avuto accesso ai luoghi del sisma già ad ottobre, per il recupero dei beni culturali nelle chiese”.
E non ha nascosto il suo dolore alla vista di tanta distruzione: “Nonostante fossi sui posti in veste professionale, è stato struggente entrare in queste scuole. Soprattutto a Visso e Muccia, nelle scuole dell’infanzia. Erano rimaste aperte, dopo la scossa di agosto perché non avevano subito lesioni. Guardavo tutta quella distruzione e pensavo che per fortuna il terremoto di ottobre era arrivato di domenica”.
Così ci ha spiegato lo scopo della mostra: “La mostra ha lo scopo di raccontare la situazione delle scuole dopo il sisma, ma vuol essere anche un invito a riflettere sulle sfide della ricostruzione, rivolto sia ad addetti ai lavori che non. Nelle foto ci sono scuole dove è evidente il passaggio del terremoto, altre dove invece i segni sono meno visibili ma è chiaro che gli studenti non sono più rientrati in quelle aule”.
Perché l’obiettivo si è fermato sulle scuole?
“La mostra è dedicata alle scuole perché è stata realizzata nell’ambito del Macerata School festival, un’iniziativa per le scuole e delle scuole, arrivata alla sua seconda edizione e tenutosi a Macerata dal 25 settembre al 3 ottobre. Il tema di quest’anno riguardava gli spazi scolastici, quindi il nostro pensiero è andato a quegli spazi che dopo il sisma, in alcuni comuni, non ci sono più o sono profondamente feriti.
Il festival è organizzato dall’università di Macerata, dal Museo della scuola ‘Paolo e Ornella Ricca’ e dal Comune di Macerata ed è stato sponsorizzato dal Comune, dalla Mobilferro e Arredalascuola. La mostra, dopo Macerata, è stata esposta anche a Roma nell'ambito del forum sull’edilizia scolastica sostenibile ‘Scuola Innova’ grazie a Legambiente”.
Ad un anno dal sisma cosa ha percepito dalla popolazione?
“La popolazione che ho incontrato ha voglia di ricostruire una comunità nei propri comuni, spezzata in seguito al sisma. La scuola è fondamentale per questo scopo. Ho incontrato persone tenaci, coraggiose, ma, a volte, arrabbiate e stanche per le promesse non mantenute. E’ molto importante continuare ad andare nei comuni feriti, viverli e tenere alta l’attenzione su ciò che non va ma anche sulle belle notizie, ossia su tutte le belle cose che ci sono nel territorio”.
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