Città del Vaticano , 17 October, 2017 / 11:29 AM
La riflessione di Francesco presso Casa Santa Marta parte dalla parola “stolti”, che per due volte appare nella Liturgia di oggi. Gesù la dice ai, mentre San Paolo si riferisce ai pagani. Ma anche ai Galati, cristiani, l’Apostolo delle Genti aveva detto “sciocchi” perché si sono lasciati ingannare dalle "nuove idee". Questa parola “più che una condanna, è una segnalazione”, spiega il Papa durante l’omelia, secondo quanto diffuso dalla Radio Vaticana.
Il Papa racconta la differenza della stoltezza tra i protagonisti odierni. Ai dottori della Legge, Gesù aveva detto che somigliavano a sepolcri imbiancati: diventano corrotti perché si preoccupavano di rendere bello soltanto “l’esterno delle cose” ma non di ciò che è dentro dove c’è la corruzione. Erano, quindi, “corrotti dalla vanità, dall’apparire, dalla bellezza esteriore, dalla giustizia esteriore”. I pagani, invece, hanno la corruzione dell’idolatria: sono diventati corrotti perché hanno scambiato la gloria di Dio per gli idoli.
Per Francesco è “l’incapacità di ascoltare la Parola: quando la Parola non entra, non la lascio entrare perché non l’ascolto. Lo stolto non ascolta. Lui crede di ascoltare, ma non ascolta. Fa la sua, sempre”.
Il Pontefice domanda: “Questa sordità, non lascia posto all’amore e neppure alla libertà: ci porta sempre a una schiavitù. Ascolto, io, la Parola di Dio? Ma la lascio entrare? La Parola taglia, va dentro.”
Conclude il Papa a Santa Marta: “Il Papa esorta, in conclusione, a guardare le “icone degli stolti di oggi”: “ci sono cristiani stolti e anche pastori stolti”. “Sant’Agostino – ricorda – li bastona bene, con forza” perché “la stoltezza dei pastori fa male al gregge”. Il riferimento è alla “stoltezza del pastore corrotto”, alla “stoltezza del pastore”.
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