Città del Vaticano , 10 October, 2017 / 12:00 AM
Dopo le due grandi rivelazioni che lo avevano portato a conoscere prima la povertà spirituale, poi la povertà materiale, San Vincenzo de’ Paoli fu premiato per il suo impegno con un ministero a lui affidato dalla regina di Francia: il ministero della Carità. E all’idea di un ministero della Carità, la famiglia vincenziana, che festeggia i 400 anni di vita, aveva aggiunto anche l’idea di un Facoltà Teologica della Carità.
Sono due grandi idee, ancora non realizzate, che restano sullo sfondo di un carisma lungo 400 anni. La famiglia vincenziana si ritrova a Roma, con rappresentanti dei suoi 150 rami diffusi in 156 Paesi dei cinque continenti. Saranno in 10 mila da Papa Francesco, sabato mattina, a lanciare le due grandi iniziative che segneranno questo anno celebrativo.
Prima di tutto, l’Alleanza Globale per i Senzatetto, una rete che è stata presentata al Parlamento Europeo lo scorso 28 giugno, con il triplice obiettivo di raccogliere la famiglia vincenziana intorno al problema, sensibilizzare a livello internazionale e dare soluzioni concrete al problema.
E quindi il Festival “Find Vince”, un concorso di cortometraggi dedicato a San Vincenzo de’ Paoli, ma in realtà – spiega padre Giuseppe Carulli – più genericamente dedicato a cortometraggi sulla carità. Un grande progetto culturale, che metta in luce le varie sfaccettature del problema.
Di certo, l’Alleanza Globale per i Senzatetto è una risposta concreta, che testimonia anche il particolare carisma vincenziano, dedicato non all’assistenzialismo, ma ad un sostegno professionale della povertà. “Noi vogliamo che il povero non sia semplicemente assistito, vogliamo che alla fine del percorso possa non avere più bisogno di noi”, dice padre Carulli.
L’Alleanza Globale verrà realizzata grazie alla collaborazione con la Depaul International che opera in sette Paesi e assiste più di 22.000 senza tetto ogni anno e che da 27 anni opera al fianco della FamVin.
Sono tre i tipi di senzatetto individuati: quelli che vivono per strada, quelli che vivono in campi per rifugiati/profughi e quelli che vivono in baraccopoli e favelas nel mondo intero. A livello mondiale si calcolano circa 65 milioni di profughi a livello globale al momento, e questo è il numero più alto mai registrato e 863 milioni di uomini, donne e bambini che vivono in baracche e favelas in tutto il mondo.
Il lavoro però viene sempre fatto con un occhio al tema della “povertà spirituale”, perché – spiega padre Carulli – “sappiamo che prima di spezzare il pane di grano, siamo chiamati a spezzare il pane di vita”.
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