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Un servizio di EWTN News

Papi in soggettiva, il cinema e i Pontefici in mostra a Milano

Il cinema ha spesso raccontato la storia dei Papi e alla Triennale di Milano che si aperta ieri è stata inaugurata la mostra: “Papi in soggettiva. I pontefici, il cinema, l’immaginario”. E’ stato  monsignor Viganò, Prefetto della segreteria per la comunicazione e per anni direttore dell’ Ente dello Spettacolo ad offrire una riflessione sul tema della  mostra.

“I pontefici- ha detto-  hanno subito guardato al cinema come a uno strumento capace di allargare gli orizzonti d’azione della Chiesa. L’atto solenne che sancisce il complesso legame tra cinema e Chiesa è la benedizione di Leone XIII, ripresa da William K. L. Dickson nei cortili e nei palazzi vaticani, sugli operatori e sul nuovo strumento, ma, in forma simbolica, su coloro che al di là dell’obiettivo avrebbero potuto vedere quanto ripreso”. E’ la nascita di una nuova fase per la comunicazione della Chiesa.

Con la connessione cinema politica anche per i Pontefici cambia e a partire dagli anni Venti con Pio XI “la Chiesa comincia ad avere verso il cinema anche come problema politico e sociale: da qui la nascita dell’Ocic (Office Catholique Internationale du Cinéma) nel 1928 che definì subito una proiezione internazionale dei cattolici nel cinema, l’attenzione verso gli sviluppi del cinema sovietico, e, soprattutto, il serrato confronto – la «crociata», come si usava dire allora – con l’industria di Hollywood per la «moralizzazione del cinematografo»”.

La Chiesa ha un atteggiamento positivo e audace  verso il nuovo strumento ma anche un severo monito contro un suo uso improprio. Spiega Viganò “Il cinema dunque come dono, ma anche come responsabilità. Per usare una chiara espressione dei primi anni Trenta pronunciata da Pacelli, futuro Pio XII, i nuovi strumenti erano «doni di Dio» dei quali occorreva servirsi «per la sua gloria e per l’estensione del suo Regno». E tanto più lo era il cinema il quale stava «per divenire il più grande ed efficace mezzo di influenza, ancora più efficace della stampa» per la sua capacità di intercettare milioni di spettatori con il fascino irresistibile di un nuovo linguaggio espressivo”.

Tutto si basa sulla lettera enciclica Vigilanti cura del 1936 di Pio XI che ha tracciato una linea «chiara e definita su questo nuovo strumento di comunicazione, basata su una partecipazione attiva dei cattolici a tutto campo: dalle commissioni di censura alla critica, dalla produzione all’esercizio».

Pacelli è l’autore  dei Discorsi sul film ideale del 1955  "segno della maturazione di un rapporto di sempre più chiara apertura verso il cinema. Marcano poi un momento di trasformazione nell’atteggiamento della Chiesa che da difensivo si fa propositivo”.

Papa Roncalli decide nel 1959 di istituire la Filmoteca Vaticana, e il cinema cerca di interessarsi di più dei Papi. Dopo Pastor Angelicus si passa a film come “ E venne un uomo” di Ermanno Olmi o "Il Vangelo secondo Matteo" che Pier Paolo Pasolini dedicherà espressamente al pontefice.

Importante il ruolo di Montini che già da sostituto e poi da Papa, “una vicinanza ricambiata e testimoniata in modo inequivocabile dalla partecipatissima udienza col mondo dello spettacolo del maggio 1967, per l’inaugurazione della Giornata delle Comunicazioni Sociali”.

Cambio di passo con Giovanni Paolo II, varie volte spettatore attento e interessato di alcuni film selezionati e proiettati presso la Filmoteca Vaticana. Viganò ha ricordato i molti interventi specifici ma anche come nella Redemptoris Missio nel 1990 si parla della necessità di integrare il messaggio cristiano nella «“nuova cultura” creata dalla comunicazione moderna», aveva come suo corollario quello dell’impegno per lo sviluppo di una più diffusa cultura cinematografica”.

Con Benedetto XVI si parla di arte, poi arrivano gli incontri di papa Francesco con  Martin Scorsese o con Leonardo Di Caprio e progetti cinematografici come quello di Wim Wenders annunciato recentemente a Cannes.

Viganò ha ricordato le molte citazioni cinematografiche di Papa Francesco che considera il cinema come straordinario veicolo di prossimità.

“Papi in soggettiva - I pontefici, il cinema, l’immaginario”. Una carrellata di cento pannelli e oltre trecento scatti di scena, fotogrammi, prime pagine, documenti spesso inediti, opere originali.

La mostra sarà visitabile fino al 18 ottobre ed è  realizzata da Fondazione Ente dello Spettacolo, racconta, attraverso un suggestivo percorso multimediale, un passo a due: da una parte richiamando alla memoria la predicazione della Chiesa in materia di audiovisivo, dall’altra il modo in cui l’audiovisivo – il cinema e la tv – si è rapportato alla Chiesa e al successore di Pietro, come ne ha rimesso in questione l’aspetto iconico e, conseguentemente, il potere normativo e simbolico lungo il processo di secolarizzazione che dal ‘900 in poi ha investito il Sacro in molte delle sue espressioni.

L’allestimento propone una carrellata di oltre 100 pannelli e più di 300 tra scatti di scena, fotogrammi, prime pagine e documenti, spesso inediti, opere originali.

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