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Un servizio di EWTN News

E' beato Tito Zeman il salesiano che salvò le vocazioni dalle persecuzioni comuniste

E’ un invito soprattutto per i giovani la beatificazione di don Titus Zeman, salesiano slovacco, martire del regime comunista.

Questa mattina a Bratislava la liturgia è stata presieduta dal cardinale Angelo Amato, SDB, rappresentante del Papa e Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. insieme al Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime. Presenti due sorelle di don Zeman, diversi nipoti, amici ed exallievi, oltre a don Alois Pestun, 89enne, l’ultimo ancora vivente dei giovani salesiani per i quali don Zeman s’impegnò a salvare la vocazione.

I vescovi della Slovacchia hanno inviato una lettera pastorale su don Zeman già domenica 5 settembre. Tutta la Chiesa slovacca in questi giorni concentra lo sguardo su di lui, il primo beato salesiano sacerdote della Slovacchia. Hanno confermato la loro presenza quasi 600 sacerdoti, circa trenta vescovi del paese e dall’estero, tra i quali anche il cardinale slovacco Jozef Tomko, 93enne, Prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
L’inno al nuovo beato, composto da un grande poeta slovacco, Daniel Hevier, sarà cantato da un coro di 50 persone. Per la riuscita della giornata offriranno il loro generoso servizio 170 volontari, oltre alla forze di Polizia.

Mercoledì scorso, nella casa ispettoriale dei Salesiani a Bratislava, durante una breve cerimonia è stato benedetto e sigillato il reliquiario contenente i resti mortali del Venerabile Servo di Dio Titus Zeman. Nella parte frontale il reliquiario in bronzo rappresenta in due relievi due momenti della vita di don Zeman: uno dei passaggi clandestini per portare in salvo i giovani salesiani e il momento della cattura. Nella parte superiore a chiusura dell’urna, è rappresentata una farfalla notturna che simboleggia i passaggi nella notte e la vittoria del bene sul male. Nella parti laterali ci sono elementi decorativi ispirati all’ambiente di Vajnory, paese di nascita di don Zeman.

La scritta biblica “Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” riassume il senso della testimonianza di don Zeman e il suo messaggio.

Titus Zeman era nato a Vajnory, presso Bratislava, il 4 gennaio 1915,  primo di 10 figli. A 10 anni, dopo un’infanzia spesso segnata da problemi di salute, guarisce improvvisamente per intercessione di Maria, venerata particolarmente dal popolo slovacco come “Madonna dei Sette Dolori”, come Vergine Addolorata.  Presso il Santuario nazionale di Šaštín, a lei dedicato, erano appena giunti i figli di Don Bosco. Titus decide allora di diventare salesiano sacerdote, nonostante le difficoltà economiche studia e diventa prete nel 1940 a Torino. Rientrato in patria nell’estate del 1940 prima della chiusura delle frontiere, gli viene chiesto di studiare Chimica e Scienze naturali.

Insegnerà in vari istituti slovacchi. Nel1946 il potere comunista chiede la rimozione dei Crocifissi dalle aule scolastiche, Titus, docente a Trnava, con alcuni altri si oppone: paga con il licenziamento, mentre da tutta la Slovacchia gli arrivano lettere e cartoline di congratulazione per essersi messo a difesa della Croce di Cristo. Titus diventa, con alcuni altri tra cui don Ernest Macák, il responsabile di una coraggiosa azione a salvezza delle vocazioni portando i giovani in Italia tra il 1950 e il 195.  Titus Zeman viene catturato con molti altri nell’aprile 1951. Accusato di spionaggio e alto tradimento subisce la condanna a 25 anni di carcere, ne sconta 13, poi 5 anni in libertà condizionata, sempre vessato, spiato e trattato infine come cavia da esperimento. Bratislava, Leopoldov, Ilava, Mírov, Valdice e Jáchymov con la sua terribile “Torre della morte”, dove era destinato alla triturazione manuale dell’uranio radioattivo, sono i luoghi del calvario di Titus Zeman.

Muore l’8 gennaio 1969. Pochi mesi dopo, un Processo di revisione fa cadere come infondate le infamanti accuse che erano servite strumentalmente al regime per perseguitarlo. Nel 1991, un Processo di riabilitazione lo proclama definitivamente innocente, mentre anche alcuni tra i suoi persecutori, alla fine della loro vita, si convertono e si riavvicinano alla Chiesa, chiedendo perdono per il male fattogli.

Oggi la Chiesa stessa rilegge la vicenda di Titus Zeman in termini di martirio: quella testimonianza suprema, data per amore, a difesa della fede, che causa l’azione violenta del persecutore in odio a questa stessa fede, sino a indurre la morte del Servo di Dio o ad abbreviarne in maniera chiara la vita.

Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il martirio del Servo di Dio il 27 febbraio scorso e così si è aperta la strada alla beatificazione di don Titus.

Tutte le fasi del programma di eventi, da venerdì a domenica, saranno trasmesse dalla televisione cattolica slovacca “TV Lux”, e visibili in streaming sul sito: www.tituszeman.sk

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