Roma, 26 June, 2017 / 9:00 AM
Un uomo sempre allegro e di grande simpatia ma anche di profonda ed autentica fede. Questo è stato San Josemaria Escrivà de Balaguer (1902-1975). Nacque a Barbastro da una famiglia agiata anche se successivamente con grandi problemi economici a seguito del tracollo economico della ditta del padre. Siamo nella Spagna dei primi del Novecento agitata da continui moti e rivoluzioni che disorienteranno l'economia dell'intera Nazione.
Il piccolo Josemaria cresceva ma a 15 anni vedendo i passi lasciati da un carmelitano nella neve comprese che la sua vita doveva avere un senso e questo poteva essere solo il Cristo. Si laurea in Giurisprudenza e contemporaneamente frequenta il seminario diocesano per “essere più disponibile a seguire la voce del Signore” dirà in seguito, divenendo sacerdote.
Nel 1928 mosso dallo spirito interiore fonda l'”Opus Dei”. Un movimento di laici impegnati a rendere sacro il lavoro ed ogni attività umana. Lo scopo: santificare il lavoro di ogni giorno come luogo di incontro con Cristo.
Prove, crisi economiche ed abbandono alle grandi difficoltà che una fondazione imponeva non lo preoccupavano ma andava avanti con grande ottimismo e vera fedeltà agli ideali cristiani. Di fronte a tutto egli metteva il Signore e l'opera da realizzare.
Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un uomo sempre allegro, sorridente, molto spirituale e pronto all'ascolto delle persone di tutti i ceti che a lui con fede ed amicizia si rivolgevano.
Un aneddoto: nella grande fondazione della prima casa dell'Opera vivevano una povertà molto austera non avevano nulla nè mobilio nè altro. Tutto era ridotto all'essenziale ma nessuno sapeva questo ed erano visti come esempio per la grande serenità con la quale affrontavano le difficoltà quotidiane.Il suo pensiero anticipò di sessant'anni il Concilio Ecumenico Vaticano II in merito all'azione dei laici nel mondo. Voleva non semplici testimoni della fede ma apostoli coraggiosi, intrepidi e senza paura nell'affrontare le sfide che l'esistenza pone davanti. Per questo intuì che ognuno nel proprio stato è un sacerdote partecipando al sacerdozio regale di Cristo per portare il lieto annunzio del Vangelo.
La sua scomparsa, avvenuta nel 1975, ha confermato le sue virtù, tanto da venire canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2002 lasciando un esempio di come dev'essere non solo un vero sacerdote bensì un padre, appunto come lo chiamavano i suoi figli e tutti coloro che a lui si rivolgono come “el padre”.
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