Città del Vaticano , 16 June, 2017 / 2:00 PM
L’arcivescovo David Moxon è stato oggi in visita di congedo da Papa Francesco. Neozelandese, per quattro anni è stato il rappresentante della Comunione Anglicana presso la Santa Sede. Ora lascia il testimone, in un clima di rinnovato impegno ecumenico.
Una vicinanza, quella tra Chiesa Cattolica e mondo anglicano, che è proseguita nel corso degli anni in modo irreversibile. Sotto Benedetto XVI, si era arrivati a stabilire degli ordinariati nella Chiesa Cattolica per accogliere gli anglicani che volevano entrare in comunione con Roma. Con Papa Francesco, il percorso è andato avanti, fino alla nomina del primo vescovo cattolico alla guida dell’Ordinariato Anglicano, Steven Lopes.
L’arcivescovo Moxon ha già un successore, annunciato tempo fa. Si chiama Bernard Ntahoturi, primate della Chiesa Anglicana del Burundi dal 2005 al 2016. È segretario provinciale in Burundi dal 1997, quando fu consacrato vescovo, ed ha presieduto il Consiglio delle Province Anglicane in Africa dal 2011 al 2016. Grande esperienza ecumenica, maturata in molti sottocomitati del World Council of Churches di cui ha fatto parte dal 1998, l’arcivescovo Ntahoturi è stato anche attivo nelle negoziazioni di pace in Burundi e nella Regione dei Grandi Laghi.
Arriverà a settembre, a prendere il posto dell’arcivescovo Moxon. Arrivato a Roma nel 2013, il suo lavoro è stato inizialmente quello di sviluppare l’ecumenismo prima con l’impegno pratico e comune nel campo dei diritti umani, e poi nel portare avanti le molte iniziative congiunte.
Durante i quattro anni del suo incarico – che è quello di una sorta di "ambasciatore ecclesiastico" che funge da liaison tra il Papa e l’arcivescovo di Canterbury e tra Roma e la comunione anglicana – ha organizzato vari incontri tra il Papa e l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, inclusa una celebrazione dei Vespri nella Basilica di San Gregorio al Celio, da sempre tradizionalmente luogo di scambio ecumenico con gli Angli.
In questi anni è anche avvenuto che per la prima volta la Royal Chapel di Londra fosse aperta ad una celebrazione cattolica. Un dato non di poco conto, se si pensa che si tratta dalla cappella che il Re Enrico VIII aveva confiscato dal Cardinale Thomas Wolsey, il quale aveva rifiutato di annullare il matrimonio del re con Caterina d’Aragona.
È stato poi l’arcivescovo Moxon a poter celebrare per la prima volta i Vespri anglicani lo scorso 14 marzo in San Pietro. Un evento che faceva seguito alla visita di Papa Francesco nella parrocchia anglicana di Ognissanti a Roma, la prima visita di un Papa ad una parrocchia della comunione anglicana.
Il tutto in un clima di dialogo e di incontro costante: l’arcivescovo Welby si è incontrato con Papa Francesco tre volte, il 13 giugno 2013, il 16 giugno 2014 e poi in occasione dei Vespri di San Gregorio al Celio, in un evento tutto modellato sulle relazioni ecumeniche, perché festeggiava anche i cinquanta anni dell’Anglican Center di Roma.
Sono, tutti questi eventi, parte del lavoro di ponte portato avanti dalla rappresentanza della Chiesa Anglicana a Roma. La rappresentanza ecumenica è stata stabilita per la prima volta nei mesi seguiti alla visita dell’arcivescovo Fisher a San Giovanni XXIII nel dicembre 1960. Era la prima visita in tempi moderni di un primate anglicano al Papa. La connessione con Roma, una volta stabilita, continuò con la spedizione di un rappresentante delle due sedi di Canterbury e York per seguire molto da vicino i lavori preparatori del Concilio Vaticano II.
La rappresentanza di Canterbury portò quindi alla fondazione dell’Anglican Centre a Roma, e le celebrazioni per i 50 anni sono state appunto festeggiate quest’anno. Il rappresentante di Canterbury funge anche da direttore del centro.
In questi quattro anni, i rapporti tra Chiesa anglicana e Chiesa cattolica si sono sviluppati soprattutto sui temi “dell’ecumenismo del dialogo” e poi dell’ecumenismo del sangue, e inizialmente su questioni pratiche, come la lotta al traffico di esseri umani.
Parallelamente, si sono anche sviluppati gli ordinariati anglicani nella Chiesa cattolica, con la nomina del primo vescovo cattolico a guidare uno degli ordinariati più importanti.
L'ordinariato è uno dei frutti della costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus, con il quale Benedetto XVI permetteva a gruppi di anglicani che volevano entrare nella Chiesa cattolica di essere accolti mantenendo le loro tradizioni, con significative eccezioni quando si trattava di sacerdoti o addirittura vescovi sposati e con prole. Non era una rottura del celibato, ma una apertura a quanti – nella Comunione Anglicana – non erano più d’accordo con le spinte progressiste del Sinodo anglicano, che sono recentemente arrivate all’ordinazione delle donne vescovo.
Dall’anno della promulgazione della Costituzione Apostolica, gli ordinariati si sono moltiplicati: sono stati istituiti tre ordinariati anglo-cattolici, nei quali sono entrati oltre 3 mila ex anglicani, distiribuiti in 90 comunità tra Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e Australia.
Per ora – dati al 2014 – l’ordinariato di Gran Bretagna conta 40 comunità, con 86 sacerdoti, 1500 laici e due comunità religiose; l’ordinariato in Nord America ci sono 35 gruppi, 1600 laici e 40 sacerdoti; l’ordinariato australiano, l’ultimo in ordine di tempo, ha 12 comunità e 12 chierici, e il progetto di incorporare parrocchie dello Stretto di Torres.
Questa l’eredità che l’arcivescovo Moxon lascia all’arcivescovo Ntahoturi. Insieme a quella di un viaggio in Sud Sudan che Papa Francesco desidererebbe fare insieme al primate della Chiesa anglicana. Per motivi di sicurezza, il viaggio è stato per ora cancellato – si parlava del 15 ottobre come possibile data. Ma l’arcivescovo Welby ci ha tenuto a far sapere che, più che cancellato, il viaggio è stato “rinviato in attesa di poter meglio operare per la pace”.
Intanto, c’è stato il passaggio delle consegne. Alla fine di maggio, il nuovo rappresentante anglicano a Roma ha trascorso 10 giorni con l’arcivescovo Moxon, che lo ha presentato al Papa al termine dell’udienza generale del 31 maggio e lo ha introdotto ai contatti istituzionali in Segreteria di Stato e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
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