Città del Vaticano , 11 June, 2017 / 12:11 AM
“Che cosa è questa vita eterna? È l’amore smisurato e gratuito del Padre che Gesù ha donato sulla croce, offrendo la sua vita per la nostra salvezza. Questo amore con l’azione dello Spirito Santo ha irradiato una luce nuova sulla terra e in ogni cuore umano che lo accoglie; una luce che rivela gli angoli bui, le durezze che ci impediscono di portare i frutti buoni della carità e della misericordia”.
Papa Francesco ha commentato così le letture di questa domenica festa della Santissima Trinità.
Il Papa prima della recita dell’ Angelus guidata dalla finestra del Palazzo Apostolico ha proposto una riflessione sulle parole di San Paolo: La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”. Una “benedizione” che è “frutto della sua esperienza personale dell’amore di Dio, quell’amore che Cristo risorto gli ha rivelato, che ha trasformato la sua vita e lo ha “spinto” a portare il Vangelo alle genti”. E un invito alla comunità cristiana a “diventare un riflesso della comunione della Trinità, della sua bontà e bellezza. Ma questo – come lo stesso Paolo testimonia – passa necessariamente attraverso l’esperienza della misericordia di Dio, del suo perdono” spiega il Papa.
Così anche dalle parole dell’ Esodo si comprende che “Dio non è lontano e chiuso in sé stesso, ma è Vita che vuole comunicarsi, è apertura, è Amore che riscatta l’uomo dall’infedeltà. Dio è “misericordioso”, “pietoso” e “ricco di grazia” perché si offre a noi per colmare i nostri limiti e le nostre mancanze, per perdonare i nostri errori, per riportarci sulla strada della giustizia e della verità”.
Dunque “Dio è tutto e solo Amore, in una relazione sussistente che tutto crea, redime e santifica: Padre e Figlio e Spirito Santo”.
Nel Vangelo è la vicenda di Nicodemo, che non ha smesso di cercare Dio, che con il suo dialogo notturno con Gesù ci fa arrivare a comprendere appunto la vita eterna. L’amore che, con l’azione dello Spirito Santo, “ha irradiato una luce nuova sulla terra e in ogni cuore umano che lo accoglie; una luce che rivela gli angoli bui, le durezze che ci impediscono di portare i frutti buoni della carità e della misericordia”.
Dio sempre ci ama prima, come il fiore del mandorlo, fiorisce per prima dice il Papa citando Isaia.
Nei saluti il Papa ha ricordato la beatificazione di Itala Mela: “Cresciuta in una famiglia lontana dalla fede, nella giovinezza si professò atea, ma si convertì in seguito ad una intensa esperienza spirituale. Si impegnò tra gli universitari cattolici; divenne poi Oblata benedettina e compì un percorso mistico centrato sul mistero della Santissima Trinità, che oggi in modo speciale celebriamo. La testimonianza della nuova Beata ci incoraggi, durante le nostre giornate, a rivolgere spesso il pensiero a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che abita nella cella del nostro cuore”.
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