Città del Vaticano , 02 June, 2017 / 12:29 AM
Lasciare le cose vecchie per andare incontro alle nuove, questo è il modo d crescere. Il Papa lo ha ricordato ai circa 6000 ragazzi della formazione dei Cavalieri, i più giovani di Comunione e Liberazione.
Come sempre in questi casi il Papa ha risposto ad alcune domande con tanti esempi e aneddoti che hanno coinvolto i ragazzi.
Il Papa ha parlato dei nuovi orizzonti che si devono avere per crescere, senza dimenticare gli antichi compagni, ma “dobbiamo camminare sempre per crescere” una “sfida da vincere” senza avere paura.
A chi crede che cosa possono fare i giovani per cambiare il mondo il Papa risponde con na battuta, poi seriamente dice: “voi potete cambiare il mondo?” E aggiunge “ con le cose che sono intorno a voi potete iniziare e farlo” e per “cambiare il mondo ci vuole un amano aperta” e ovviamente il cuore di cui la mano è simbolo: “potete cominciare a cambiare il mondo con il cuore aperto” e poi “ condividendo e ascoltando gli altri” e “ creando atteggiamenti di fratellanza” con “l piccole cose di ogni giorno”. E scatta l’applauso su “mai dare male al male”. E da questo nasce l’insegnamento: “ pregate per tutti e non avere decidere cattivi per gli altri”.
Un ragazzo bulgaro adottato, rimasto orfano chiede come si fa a capire che il Signore ti ama quando ti fa mancare cose che non vorresti mai perdere?
E il Papa ritorna al tema del dolore dei bambini, della morte dei piccoli, alla sofferenza per la fame, le malattie.
Domande cui non si può rispondere con le parole dice il Papa, “troverai qualche spiegazione nell’amore di quelli che ti vogliono bene e ti sostengono, non è una spiegazione del perché succedono queste cose”.
Io guardo il crocifisso dice il Papa: “se Dio ha permesso che suo figlio soffrisse così per noi qualcosa deve esserci lì che abbia un senso” ma spiegazioni non può darle nessuno” ma “ rifaranno sentire l’amore di Dio quelli che ti sostengono e ti accompagnano”.
E infine la preghiera di consacrazione dei Cavalieri è stata recitata dal Papa con tutti i ragazzi.
L’esperienza del Graal nasce alla fine degli anni ’80 su un’intuizione di don Giorgio Pontiggia: per i ragazzi delle medie non c’era una adeguata proposta educativa: gli oratori, di fatto, erano venuti a mancare, c’era qualche isolata iniziativa degli adulti nei riguardi di questa età, ma il rischio era quello di riproporre in piccolo l’esperienza di GS, quindi di sottolineare molto il discorso, adeguatamente ridotto e semplificato.
Questo vaccinava i ragazzi alla proposta del Movimento, così che arrivati alle superiori, sapendo già il discorso, non erano aperti a verificarlo nell’esperienza. D’altra parte era evidente che l’età delle medie era ed è decisiva, in quanto è proprio in questi anni che si gioca una posizione di apertura alla realtà o di chiusura, di scetticismo o qualunquismo. Era evidente che i ragazzi avevano bisogno di poter fare esperienza , all’interno di un gruppo (di una “banda”), che è bello ed entusiasmante e conveniente dare la vita per un grande ideale. E’ nato così, al Sacro Cuore, il primo gruppo dei “Cercatori del Graal”, che si ispirava ai cavalieri medioevali che consacravano la vita a servizio della Chiesa.
Alla fine degli anni ’90, su spinta di don Giussani, l’esperienza del Graal si è dilatata e precisata. Il don Gius era rimasto colpito dal fatto che si allargasse per “gemellaggio” e che fosse incentrata sui gesti. Soleva dire che sarebbe stata opportuna anche per il primo biennio delle superiori e che se lui avesse potuto farla, avrebbe fatto un gesto al mese (ad esempio un’uscita, un incontro, un’opera…) e avrebbe usato le settimane precedenti e seguenti per preparare e poi verificare il gesto.
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