Roma, 02 June, 2017 / 10:00 AM
Ogni anno a Roma, grazie all'attività su strada dell'associazione Medicina Solidale, vengono assistite gratuitamente oltre 16 mila persone in stato di disagio economico.
Alcuni dati. Il 70% sono donne e il 30% uomini. L'età media è di 25 anni. Ben il 20% delle persone che si sono rivolte agli ambulatori di strada sono bambini (3200) con un’età compresa tra gli 0 e i 15 anni. Un aspetto da evidenziare è anche il fatto che il 60% sono immigrati, mentre il 40% sono italiani (dato in costante crescita). Tra i pazienti under 15 occorre considerare che molti provengono dai campi rom della Capitale o dalle occupazioni disseminate su tutto il territorio comunale.
Questi dati sono stati presentati presso l'aula Fleming della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Tor Vergata, nell’ambito del convegno "Scienza e Università nel contesto universitario" promossa dall'Associazione Medicina Solidale in collaborazione con l'Università di Tor Vergata e l'Agenzia Comunicatio. L'iniziativa si tiene nell'ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2017.
Le attività dell'associazione di Medicina Solidale – coordinata dal direttore, Lucia Ercoli - si svolgono principalmente in 4 ambulatori di strada a Tor Bella Monaca, Tormarancia e Piazza caduti della Montagnoli, in collaborazione con l'U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) e la Fondazione Banco Farmaceutico onlus e nelle prossimità della Casa di Detenzione di Regina Coeli in collaborazione con l'associazione Vo.Re.Co (Volontari Regina Coeli) e da oltre un anno anche sotto il Colonnato di San Pietro.
Da alcuni mesi, inoltre, l'Elemosineria Apostolica della Santa Sede, ha messo a disposizione anche un camper-ambulanza per gli interventi in tutta Roma soprattutto in aree con una forte presenza di stabili occupati: dal Collatino a Tor sapienza fino a Via Cupa.
“La nostra associazione – dichiara Franco Russo, vice-presidente di Medicina Solidale – è impegnata ogni giorno, grazie all’encomiabile lavoro dei volontari, per cercare di dare una risposta concreta, direttamente sul territorio, a tantissime persone che hanno problemi di salute e, per motivi diversi, non possono o non vogliono recarsi nei circuiti istituzionali. Il nostro auspicio è che attività come la nostra vengano riconosciute come un importante supporto al sistema sanitario nazionale e che questo modello diventi replicabile per tutte le zone in cui parte della popolazione vive purtroppo in condizioni di indigenza”.
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