Cremona, 10 May, 2017 / 1:00 AM
“E’ bravissimo nel suo lavoro però invece di star troppo sulle carte va a trovare gli ammalati fornendoli di vitto, vestiti e tempo”. Questo commento un po' lapidario e spartano si è sentito dire il padre del giovane Enrico Rebuschini, dal datore di lavoro del figlio, il quale evidentemente mostrava una comprensione maggiore della vita che, alle volte, ai genitori sfugge.
Il padre lo voleva impiegato pubblico ma lui si sente attratto dal Signore ed alla fine la spunta ed a 24 anni entra in seminario.
Enrico Rebuschini nasce a Gravedona in provincia di Como nel 1860 e muore a Cremona nel 1938. Lui è un buon giovane serio, riflessivo, timido ma è sempre bravissimo a scuola ed anche in seminario diocesano. Fa il suo servzio militare come ufficiale ed è ricordato per la sua perfetta adesione alle regole e la sua mitezza.
Ma qualche cosa nella sua vita non va. Durante gi anni di seminario a Roma presso il Collegio lombardo ed all’Università Gregoriana uno strano malessere lo attanaglia. E’ dubbioso, indeciso, ed entra in un baratro triste di nuvole che non lo fanno vivere tranquillo.
Torna a Cremona, tra lo sconcerto di tutti e si riposa in una casa di cura. Sono momenti brutti dove sembra la fine perchè il sole non splende. Dove tutto è ingigantito ed il dolore scava profondo il suo solco verso prospettive di dolore e sofferenza. E’ solo nel suo labirinto e da solo ne deve uscire. Cosi sembra ma Enrico ha sempre la sua fede che lo guida dove non sa ma ben sa con Chi. Nessuno comprende tanto meno lui ma “Qualcuno” sta forgiando il santo ed Enrico risponde. Infatti un giorno entrando nella chiesa di Sant’Eusebio a Como di fronte al quadro di San Camillo confortato da Gesù comprende che il Signore gli sta chidendo di farsi camilliano.
Ecco il sole nella sua vita. Entusiasta e felice entra nel noviziato di Verona dove emette i voti al termine dei suoi due anni di noviziato. Il padre Sommavilla, suo maestro di noviziato ,dirà di lui: "ha la stoffa del santo” e questo è quello che pensano tutti. I compgani di noviziato credevano che durasse pochi mesi, in quanto era sempre cosi delicato e preciso soprattutto nel confortare gli ammalati ma in realtà non sarà cosi.
Enrico ha trovato la sua strada ed il suo percorso. Ordinato sacerdote nel 1889, il primo vero incarico sarà di cappellano della casa di cura S. Camillo di Cremona e qui rimarrà fino alla sua morte nel 1938.
Cosa farà? Si darà sempre e senza risparmio tutto a tutti, vuoterà tutte le sue energie per assistere gli ammalati e chiunque bussava alla porta del suo cuore.
Avrà altri periodi bui nella sua vita e che lo attanaglieranno e lo faranno lungamente soffrire (ciò lo apprenderemo dopo la sua morte nel breve diario che ci ha lasciato) ma sarà sempre l’uomo del sorriso, della seranità e dell’allegria.
Se oggi andate a Cremona forse troverete ancora qualche signora, magari anziana, che ci dice che padre Enrico era il “santo“ ma a noi non interssa sentirlo con le orecchie ma con il cuore dove chiunque può sentire la sua voce nei momenti dove sembra regni solo la sconfitta e l’amarezza nel naufragio della vita, che gli dice "figliolo, ci sono io non temere, avanti!". E’ stato beatificato dal Santo Padre Giovanni Paolo II nel 1997.
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