Roma, 01 April, 2017 / 10:00 AM
Mentre ci si prepara al IX Incontro mondiale delle famiglie, che si svolgerà dal 21 al 26 agosto 2018 a Dublino, in Irlanda, sul tema “Il Vangelo della Famiglia: gioia per il mondo”, l’Ufficio nazionale di Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana si confronterà, ad Assisi – dal 28 aprile al 1 maggio prossimo – durante la Settimana nazionale di Studi sul tema “Strade di felicità nell'alleanza uomo-donna”.
“Vorremo riflettere – si legge nella lettera inviata dal direttore don Paolo Gentile agli operatori di pastorale sociale - come concretamente suscitare percorsi di felicità in famiglia. Attraverso relatori di eccezione che mostrino l’alleanza fra teologia, scienze umane e pastorale familiare, sperimentata nel doppio Simposio sull’Esortazione post-sinodale, avvieremo questa prima tappa di confronto, per poi dedicare l’anno successivo agli sviluppi pastorali”. Sarà – spiega - anche un’occasione favorevole per “sostenersi a vicenda e alimentare la laboriosità delle Chiese locali nello stile della fraternità”. In troppi casi la vita degli sposi e dei genitori è “ripiegata in sé stessa mancando l’ossigeno del Vangelo”. Durante i lavori che vedranno gli interventi di mons. Nunzio Galantino e di altri vescovi italiani, verranno analizzate dieci “concrete” situazioni in cui “delle criticità possono trasformarsi in opportunità di adesione al Vangelo di Gesù. È chiaro che il luogo primario a cui restituire un volto familiare – aggiunge don Gentili - è la parrocchia, dove in modo sinfonico sono chiamati ad armonizzarsi ‘i contributi delle piccole comunità, dei movimenti e delle associazioni ecclesiali’”, come si legge nell’Amoris laetizia. Non mancheranno accenni al tema educativo di una generazione sempre più “connessa” e alle fragilità umane.
E proprio sulle fragilità la diocesi di Noto, in Sicilia, guidata dal vescovo mons. Antonio Staglianò, ha aperto ufficialmente questa settimana un apposito ufficio affidato al direttore dell’Associazione Meter don Fortunato Di Noto. Si tratta di uno spazio di ascolto e accoglienza per chi si trova in situazioni di sofferenza legate ad abusi sessuali, fisici, maltrattamento, adescamento online, nuove dipendenze comportamentali dalla cyberdipendenza alle ludopatie, problemi nelle relazioni familiari e malattie. Per il vescovo occorre avere coraggio nel “coltivare e sperimentare, nella nostra carne e nel nostro spirito, l’Amore, inteso come rispetto di se stessi, come attenzione all’altro, come premura verso i deboli, come apprezzamento di quel che si ha, come testimonianza di comunione e condivisione nelle nostre famiglie”.
Una iniziativa per ora unica nel panorama della Chiesa italiana. E per essere vicini a chi ha più bisogno ecco l’esigenza della preghiera. A Conflenti, nella diocesi di Lamezia Terme, il vescovo, mons. Luigi Cantafora, ha inaugurato, sabato scorso, il Monastero di Santa Maria
delle Grazie e della Misericordia con l’ingresso in clausura di un gruppo di Sorelle Povere di Santa Chiara provenienti dal Brasile. Un progetto voluto dal vescovo per dare un grande polmone spirituale a tutta la Calabria “nella consapevolezza – dice - che senza preghiera la vita della Chiesa, della nostra Calabria, del nostro Paese diventa complicata”.
“Voi sorelle povere siete arrivate qui, a Conflenti, dal Brasile, dall’altra parte del mondo, povere tra i poveri. Nessuna di voi avrebbe mai pensato di giungere in Europa, in Italia e in Calabria, quando siete entrate in monastero; eppure il Signore ha voluto che proprio delle monache contemplative diventassero anche missionarie”, ha detto loro mons. Cantafora sottolineando che il monastero “ci ricorda che la vita non è fatta solo di progetti, di industria, ma è fatta anzitutto di interiorità, che c’è un essere prima del fare, c’è la consapevolezza che non siamo soli ma c’è Qualcuno che ci ama. Con la clausura voi scegliete di separarvi da tutto ciò che è mondano per dedicarvi a Dio solo ma, allo stesso tempo, voi non vi estraniate dalla storia, anzi la assumete nel vostro cuore. Di questo tutti noi abbiamo bisogno”. Ed è il bisogno di quella Chiesa in “uscita” che si rafforza con la preghiera, il silenzio e il
lavoro…
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