Città del Vaticano , 29 March, 2017 / 11:15 AM
Papa Francesco al termine dell'udienza generale saluta una delegazione di sovraintendenze irachene presenti in Piazza San Pietro, con rappresentanti dei diversi gruppi religiosi e con il Cardinale Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Motivo del suo saluto è l’accorato appello per la pace in Iraq, affinché il paese “trovi nella riconciliazione e nell’armonia tra le sue diverse componenti etniche e religiose, la pace, l’unità e la prosperità”.
Il Pontefice si è trattenuto, nell'Auletta dell'Aula Paolo VI, con il Comitato permanente per il Dialogo tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e le Sovraintendenze irachene: sciita, sunnita e quella per Cristiani, Yazidi, Sabei/Mandei.
"Tutti siamo fratelli - dice il Pontefice ai rappresentanti delle delegazioni irachene presenti - e dove c’è fratellanza c’è pace. Noi siamo figli di Dio, tutti. E noi, come ha detto il Cardinale Jean- Louis Tauran abbiamo un padre comune sulla terra: Abramo, e da quella prima “uscita” di Abramo, noi veniamo, fino ad oggi, tutti insieme. Noi siamo fratelli e, come fratelli, tutti diversi e tutti uguali, come le dita di una mano: cinque sono le dita, tutte dita, ma tutte diverse".
Per Francesco infatti la ricchezza dell’Iraq è “un mosaico che rappresenta l’unità nella diversità, la forza nell’unione, la prosperità nell’armonia”.
“Il mio pensiero – riprende il Pontefice durante l'Udienza Generale - va alle popolazioni civili intrappolate nei quartieri occidentali di Mosul e agli sfollati per causa della guerra, ai quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale. Nell’esprimere profondo dolore per le vittime del sanguinoso conflitto, rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente”.
La situazione in Iraq al momento è davvero critica. La città irachena di Mosul è stata sotto il controllo dell'Isis dal 2014. La parte orientale è stata liberata a gennaio dalle truppe irachene, sostenute dalla Coalizione internazionale a guida Usa. Quella occidentale è ancora sotto il controllo dell’autoproclamato Stato Islamico , ma il 19 febbraio è cominciata l'operazione per liberarla. Le forze irachene hanno liberato il 60-70 percento di Mosul, ma per il restante 40 la situazione è molto complicata. La settimana scorsa 500 civili sono morti sotto le rovine delle case. Ci sono tantissime famiglie sfollate: finora 210mila persone sono sfollate, vivono nei campi, sotto le tende, in condizioni non degne.
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