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Un servizio di EWTN News

L’appello di Papa Francesco per la pace in Iraq

Papa Francesco al termine dell'udienza generale saluta una delegazione di sovraintendenze irachene presenti in Piazza San Pietro, con rappresentanti dei diversi gruppi religiosi e con il Cardinale Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Motivo del suo saluto è l’accorato appello per la pace in Iraq, affinché il paese “trovi nella riconciliazione e nell’armonia tra le sue diverse componenti etniche e religiose, la pace, l’unità e la prosperità”.

Il Pontefice si è trattenuto, nell'Auletta dell'Aula Paolo VI, con il Comitato permanente per il Dialogo tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e le Sovraintendenze irachene: sciita, sunnita e quella per Cristiani, Yazidi, Sabei/Mandei.

"Tutti siamo fratelli - dice il Pontefice ai rappresentanti delle delegazioni irachene presenti -  e dove c’è fratellanza c’è pace. Noi siamo figli di Dio, tutti. E noi, come ha detto il Cardinale Jean- Louis Tauran abbiamo un padre comune sulla terra: Abramo, e da quella prima “uscita” di Abramo, noi veniamo, fino ad oggi, tutti insieme. Noi siamo fratelli e, come fratelli, tutti diversi e tutti uguali, come le dita di una mano: cinque sono le dita, tutte dita, ma tutte diverse".

Per Francesco infatti la ricchezza dell’Iraq è “un mosaico che rappresenta l’unità nella diversità, la forza nell’unione, la prosperità nell’armonia”.

“Il mio pensiero – riprende il Pontefice durante l'Udienza Generale -  va alle popolazioni civili intrappolate nei quartieri occidentali di Mosul e agli sfollati per causa della guerra, ai quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale. Nell’esprimere profondo dolore per le vittime del sanguinoso conflitto, rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente”.

La situazione in Iraq al momento è davvero critica. La città irachena di Mosul è stata sotto il controllo dell'Isis dal 2014. La parte orientale è stata liberata a gennaio dalle truppe irachene, sostenute dalla Coalizione internazionale a guida Usa. Quella occidentale è ancora sotto il controllo dell’autoproclamato Stato Islamico , ma il 19 febbraio è cominciata l'operazione per liberarla. Le forze irachene hanno liberato il 60-70 percento di Mosul, ma per il restante 40 la situazione è molto complicata. La settimana scorsa 500 civili sono morti sotto le rovine delle case. Ci sono tantissime famiglie sfollate: finora 210mila persone sono sfollate, vivono nei campi, sotto le tende, in condizioni non degne.

 

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