Roma, 29 March, 2017 / 5:00 PM
“ Ite inflammate omnia”. Così Ignazio di Loyola mandava i suoi gesuiti nel mondo. E così è scritto nel piedistallo della sua statua alla Curia Generalizia a Roma. Vicino, per caso, un estintore.
Da questa notazione prende il via un libro che si legge tutto d’un fiato: “ Francesco l’incendario” di Gianfranco Svidercoschi, edito dalla TAU. Pubblicato in occasione dei quatto anni di pontificato di Papa Francesco, il libro mette in luce si l’operato del primo Papa gesuita della storia, ma offre riflessioni anche a grandi linee sul cammino della Chiesa nel dopo Concilio.
E l’autore del resto il Concilio lo ha vissuto e raccontato da cronista, come ha raccontato i pontificato successivi. Così Francesco è visto in trasparenza attraverso i suoi predecessori.
I temi ci sono tutti, ci sono i fatti, i commenti, le contraddizioni, le difficoltà tutto raccontato con la considerazione di fondo che Francesco è appunto un gesuita. Solitario quindi, per vocazione, collegiale si, ma con lo stile di chi ascolta tutti e poi decide in solitudine, pastore certo, ma soprattutto apostolo, e alla fine ortodosso più di quanto sembri.
Il metodo di Sant’ Ignazio è a volte difficile da capire, e più ancora da applicare nella Curia Romana. E così Svidercoschi, che la Curia la conosce bene, mette in evidenza le resistenze ad accettare un Papa cha arriva dalla “ periferia” e che non ha un grande “passione romana”.
Svidercoschi mette in luce il cambio di linguaggio e di stile personale, ma anche le reazioni stesse di Papa Francesco che di se stesso dice anche di essere “indisciplinato”. E che mette “in confusione”la Curia.
Ma il cuore del libro non è una polemica tra favorevoli o contrari. Svidercoschi raccontando alcuni fatti di cronaca, alcune battute del Papa, rilegge anche altri eventi precedenti. Così riprende temi sempre nuovi e sempre uguali, dalla misericordia alla dignità della vita leggendoli con Francesco alla luce del Magistero. Passi avanti con il mondo in alcuni casi, ma il più delle volte a bene vedere solo un modo diverso di porre la questione. Da gesuita appunto.
Nella terza parte del libro il nostro autore si dimostra decisamente appassionato da Francesco, riprendendo in verità anche degli stereotipi mediatici. Ma la questione finale resta: ce la farà Francesco? Da leggere come Svidercoschi spiega quella che, secondo lui, è la “strategia bergogliana”. Si può condividere o no, ma certo è interessante rifletterci su. E magari, anche grazie a Svidercoschi, rileggere alcune pagine del pontificato alla luce di molti eventi della storia passata.
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