Genga, 10 July, 2023 / 10:00 AM
Se la storia è maestra di vita, è ovvio che dalla storiografia possiamo imparare molto in ogni epoca. Anche studiando lo svolgimento di conclavi di quasi due secoli fa.
Nel 1823 si svolse quello di Leone XII, il cardinale marchigiano della Genga, e in quel conclave si ritrovano tutte le istanze politiche del Congresso di Vienna, il dopo Napoleone che tenta di riportare al “pre” il cammino della storia che ormai è “oltre”.
Non solo. Il conclave si svolse al Quirinale, a dimostrazione che nei secoli non era stato il Vaticano il luogo privilegiato dai Papi per vivere e lavorare. Piuttosto il Laterano e appunto il Quirinale, poi sottratto dallo Stato Italiano alla Santa Sede.
Di questo e di molto altro, aprendo pagine di archivi e ricostruendo storie e aneddoti, si occupa un interessante volume curato da Roberto Regoli e Ilaria Fiumi Sermattei che fa parte di una serie di studi proprio su Leone XII, pontefice poco noto alla pubblicistica divulgativa, ma la cui storia è essenziale per comprendere quel periodo che porta all’ unità d’ Italia e alla fine del potere temporale dei Papi.
Perché studiare proprio il conclave? É in quella situazione che si possono valutare tutte le componenti in gioco, dai desideri e progetti dei cardinali, alle aspettative del popolo, agli interessi delle corti, fino alla capacità degli ambasciatori ed esigenze dei tempi.
Fonti internazionali diplomatiche e archivi romani si intrecciano così in un lavoro di studio che appassiona non solo gli storici, ma anche chi vuole conoscere meglio la vita della Chiesa.
Il libro “Il conclave del 1823 e l'elezione di Leone XII” edito dal Consiglio regionale delle Marche è anche un catalogo di una mostra che si è svolta a Genga nel 2016.
Il conclave è un punto di svolta nella storia della Chiesa. Cambia la sede, viene ridimensionato il potere delle corti che non riescono sempre a controllare i propri cardinali, e cambia la mentalità per cui le esigenze religiose prevalgono su quelle politiche in maniera molto più evidente che in passato. E la Chiesa prende strade autonome rispetto ai poteri politici. Certo si tratta di un inizio. Ancora Pio X venne con un “veto”. Ma intanto la visione cambia.
Affascinante il racconto della “cerimonia” del conclave che ripercorre passo passo le note dei cerimonieri pontifici descrivono dettagliatamente l’inizio del conclave dal momento del raduno dei cardinali nella Casa dei sacerdoti della Missione in San Silvestro in Capite fino all’extra omnes nella Cappella Paolina del Quirinale.
Spassoso il saggio sulle “pasquinate” legate al conclave ( a Roma non succede nulla di nuovo quando si affiggono manifesti !), alcuni sconci e irriverenti, altri più pensati come: “Genga facile di core, ma saria conoscitore”, sentimentale ma capace insomma. E si coinvolge addirittura il Belli che scrive un sonetto. Eccolo:
Prima che Ppapa Genga annassi sotto
a ddiventà cquattr’ossa de presciutto,
se sentiva aripete da pertutto
ch’era mejjo pe nnoi che un ternallotto.
Cuer che fasceva lui ggnente era bbrutto,
cuer che ddisceva lui tutto era dotto:
e ’gni nimmico suo era un frabbutto,
un giacubbino, un ladro, un galeotto.
Ma appena che ccrepò, tutt’in un tratto
addiventò cquer Papa bbenedetto
un zomaro, un vorpone, un cazzomatto.
E accusi jj’è ssuccesso ar poveretto,
(La storia continua sotto)
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come li sorci cuann’è mmorto er gatto
je fanno su la panza un minuetto.
Roma, 25 novembre 1832
"Mentre Leone XII viveva, era ritenuto un personaggio eccezionale, e tutto quello che faceva era meraviglioso, mentre i suoi nemici erano canaglie; appena era diventato quattro ossa di prosciutto (appena era morto), ecco il cambio dell’opinione: da papa benedetto diventa un somaro, un furbastro, uno sciocco. Proprio come succede ai gatti, sul cadavere dei quali i topi vanno a ballare con sommo scherno".
Accurato il lavoro sulle fonti, citate e riportate, con persino tutti i numeri delle votazioni del conclave, giorno per giorno, votazione per votazione.
A fine volume le immagini. Stampe e oggetti che ricordano quel conclave che sono state esposti alla chiesa di San Celemente a Genga la scorsa estate.
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