Vienna, 20 May, 2015 / 10:51 AM
L'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani è stato il tema della conferenza organizzata dalla Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) a Vienna, il 18 maggio 2015. Le delegazioni dei vari Stati della regione dell'OSCE, nonché ONG attive nel campo dell’intolleranza e della discriminazione contro i cristiani ha discusso in tre sessioni circa l'importanza di rafforzare gli sforzi per prevenire e combattere l'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani nella regione dell'OSCE, concentrandosi sui crimini ispirati dall'odio, l'esclusione, l'emarginazione e la negazione dei diritti.
Il CCEE era presente a questo incontro nella persona di padre Michel Remery, CCEE Vice-Segretario Generale del CCEE, e della sig.ra Raffaella Di Noia. P. Remery è anche punto di contatto nazionale per i crimini d’odio contro i cristiani per la Santa Sede, e come tale era parte della delegazione della Santa Sede, guidata damons. Janusz Urbanczyk, Rappresentante Permanente della Santa Sede presso l'OSCE e altre organizzazioni internazionali con sede a Vienna.
Di seguito, alcune citazioni dei diversi testi consegnati dalla delegazione. I cinque testi completi sono allegati.
La delegazione della Santa Sede: "Con l'aumento dell'intolleranza religiosa nel mondo, è ben documentato che, anno dopo anno, i cristiani sono il gruppo religioso più perseguitato e discriminato a livello globale. In alcune regioni, tra cui quelle alle porte della regione dell'OSCE, si potrebbe anche parlare di tendenze genocide in queste persecuzioni. Per fortuna, i cristiani che vivono nella regione dell'OSCE sono risparmiati da simili atrocità. "
"Particolarmente preoccupante è il fatto che in tutta la regione dell'OSCE una linea di separazione netta è stata tracciata tra fede religiosa e la pratica religiosa, in modo che ai cristiani viene spesso ricordato nel discorso pubblico o anche nei tribunali, che possono credere ciò che vogliono in privato, e celebrare il loro culto come vogliono nelle loro chiese, ma semplicemente non possono agire a partire da quelle credenze in pubblico. "
"La tolleranza verso un punto di vista non dovrebbe portare all'intolleranza verso gli altri. L'intolleranza in nome della "tolleranza" deve essere chiamata per quello che è, e condannata pubblicamente. Negare un posto nella sfera pubblica ad argomenti morali religiosamente informati è intollerante, anti-democratico e anti-religioso ".
"Pertanto, esortiamo gli Stati partecipanti ad agire in modo chiaro contro tali crimini d'odio e a proteggere i cristiani nei loro territori. Inoltre, li incoraggiamo a segnalare questi incidenti e ad impegnarsi seriamente per garantire che tutti i cittadini, compresi i cristiani, possono vivere in pace, professare e praticare liberamente la loro fede ".
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