Città del Vaticano , 27 January, 2017 / 12:27 AM
“Nutro la speranza che la vostra opera possa indicare vie preziose al nostro percorso, facilitando il cammino verso quel giorno tanto atteso in cui avremo la grazia di celebrare il Sacrificio del Signore allo stesso altare, come segno della comunione ecclesiale pienamente ristabilita”. Così Papa Francesco questa mattina ha ringraziato i Membri della Commissione mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali.
Il Papa ha ricordato le sofferenze delle Chiese Orientali, quotidianamente messe alla prova dalla violenza del fondamentalismo. “Siamo consapevoli - ha spiegato il Pontefice - che situazioni di così tragica sofferenza si radicano più facilmente in contesti di povertà, ingiustizia ed esclusione sociale, dovute anche all’instabilità generata da interessi di parte, spesso esterni, e da conflitti precedenti, che hanno prodotto condizioni di vita miserevoli, deserti culturali e spirituali nei quali è facile manipolare e istigare all’odio”.
Come Chiese - ha aggiunto - “siamo tenuti a offrire a un mondo ferito e lacerato” la pace. “Mi unisco a voi nella preghiera, invocando la fine dei conflitti e la vicinanza di Dio per le popolazioni provate, specialmente per i bambini, i malati e gli anziani. In modo particolare ho a cuore i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e i fedeli, vittime di rapimenti crudeli, e tutti coloro che sono stati presi in ostaggio o ridotti in schiavitù”.
I nostri martiri - ha detto il Papa - hanno raggiunto l'unità... E noi cosa aspettiamo?
Francesco ha poi ricordato che è Gesù crocifisso e risorto: Egli è la nostra pace e la nostra riconciliazione”. “Come discepoli suoi, siamo chiamati a testimoniare ovunque, con fortezza cristiana, il suo amore umile che riconcilia l’uomo di ogni tempo”.
Alla violenza che semina morte. i cristiani devono rispondere con il Vangelo che “senza prestarsi alle logiche della forza, fa sorgere frutti di vita anche dalla terra arida e albe di speranza dopo le notti del terrore”. La morte e risurrezione di Cristo - ha aggiunto Papa Bergoglio - “è il punto di riferimento anche per il nostro cammino verso la piena unità”.
I tanti martiri cristiani sono un esempio di unità: appartenenti a diverse Chiese oggi “sono già in Cristo una sola cosa; i loro nomi sono scritti nell’unico e indiviso martirologio della Chiesa di Dio. La loro vita ci chiama alla comunione, a camminare più speditamente sulla strada verso la piena unità”. Come le prime comunità cristiane - ha concluso - “il sangue dei martiri fu seme di nuovi cristiani, così oggi il sangue di tanti martiri sia seme di unità fra i credenti, segno e strumento di un avvenire in comunione e in pace”.
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