Napoli, 24 January, 2017 / 2:00 PM
Al di là di ogni possibile speculazione filosofica il tema della giustizia è senza dubbio uno dei più complessi e dibattuti dell'intera letteratura giuridica. Su di esso si sono confrontati eminenti giuristi da Giuseppe Capograssi a Salvatore Satta e tutti hanno saputo esprimere delle concezioni rispettose e tendenti a dar valore agli effetti che tale nozione implica anche giuridicamente. Infatti se è vero che il termine iustus ha la sua origine nel concetto sacro di ius è anche vero che lo stesso apre ad un realtà ulteriore dettata dalla tutela che all'uomo esso deve saper apportare.
Su tale tema troppo si è scritto e forse nei tempi a venire troppo si scriverà proprio perchè è un argomento che tocca l'uomo stesso anzi è l'uomo in tutto il divenire della propria esistenza. Fra i tanti contributi quello che forse ha centrato in pieno il suo significato è stato offerto da un giurista napoletano e per di più santo: Alfonso de Liguori.
Ma procediamo con ordine.
Verso la fine dell'anno 1731 un uomo saliva per una mulattiera di montagna arrivando in un centro abitato della costiera Amalfitana. Il tempo è ottimo ma qualcosa nell'animo del nostro soggetto non va.Infatti, prima di essere un sacerdote era stato un avvocato ed aveva creduto in ciò che gli uomini sono soliti chiamare giustizia. Proprio per questo chi serve la giustizia si occupa degli uomini ed in questo luogo fisico della costiera Alfonso de Liguori,scopre la miseria e l'abbandono delle popolazioni dei caprai e dei pastori che vivono nella più penosa indigenza.
Il santo non si dà per vinto e caparbiamente incomincia un'opera non solo di evangelizzazione ma anche di progresso civile,con il rispondere alle loro esigenze materiali. Già nel corso della sua esistenza si era trovato di fronte ad una realtà dello stesso tenore e la aveva sperimentata da giovane, quando dopo la laurea in utroque iure (1713) aveva scelto di difendere e perorare la causa degli ultimi. La scelta di questa professione non è solo per offrire tutela giuridica agli ultimi ma soprattutto per formare la coscienza dell'uomo verso scelte di responsabilità morali.
In Alfonso tale scelta è chiarissima: l'avvocatura è fine per ricondurre l'uomo verso scelte responsabili. Conscio della grande missione che lo aspetta pensa in grande, cioè anticipa il proprio progetto etico sotto più fronti sia morali sia giuridici. Proprio per tenere unite tali aspetti il santo napoletano scrive un codice deontologico formato da dodici regole che rilegge spesso e nel quale si racchiude tutto il proprio ambizioso progetto. Tutto ciò non in vista di una giustizia fredda e puntuale ma concreta e utile agli uomini.
Il giurista comprende, nella propria esperienza, qualcosa che va al di là di ogni umana comprensione, ovvero che l'uomo lasciato in balia della propria ignoranza e nella più assoluta assenza di principi morali non è in grado di poter progredire in alcuna direzione trovandosi in una strada che lo porta verso il nulla. Ed in anticipo sui tempi fa suo il concetto di responsabilità giuridica traslitterando questo astratto concetto verso la piena comprensione del vero inteso come giusto in conformità del bene comune.
Per questo, giuridicamente, il fondamento di qualsiasi atto di responsabilità della persona è dato da una volontà e da una coscienza formata, liberamente a scelte dotate di consapevolezza. In coerenza con questo principio il penalista Aldo Moro,in un suo famoso testo ,collega teleologicamente la norma con la persona, sottolineandone il suo innegabile ed inscindibile legame con l'esperienza giuridica e morale. La norma, secondo il citato autore, è “una energia ideale realizzatrice, presidio del valore dell’umanità”, e tali valori sono dati proprio da presupposti morali. Secondo ciò lo scopo dell'apparato giuridico è proprio quello di saper infondere “i valori non negoziabili dell'uomo” in regole ed assunti metagiuridici. Analizzando le regole che il santo utilizzerà da avvocato troveremo il riferimento a tali valori riportati nella loro più acuta e concreta essenzialità.
Sant’Alfonso scrive:
- La giustizia e l’onestà non devono mai separarsi dagli avvocati cattolici, anzi si devono sempre custodire come la pupilla degli occhi.
- Nel difender le cause bisogna essere veridico, sincero, rispettoso e ragionato.
- I requisiti di un avvocato sono la scienza, la diligenza, la verità, la fedeltà e la giustizia.
Da ciò è evidente come per Alfonso il ruolo dell'avvocato è quello di un soggetto chiamato a condurre l'uomo verso un agire responsabile e libero. Proprio per questo da giovane avvocato tutelerà i deboli, da sacerdote,guiderà le coscienze verso il bene morale; da vescovo porterà avanti quanto già fatto nei propri anni giovanili.
Nel lungo arco della sua vita è facile comprendere,come il leitmotif che lega l'agire Alfonsiano è sempre lo stesso: condurre la persona verso una coscienza matura in grado di saper distinguere ed operare il bene in direzione di valori assoluti che hanno il proprio fine in Dio ed il proprio mezzo nelle norme giuridiche. Proprio perché se la norma giuridica implica la conoscenza dell'equo solo la norma morale indica alla volontà la strada per incarnarsi nel Bene supremo.
Ecco perché Alfonso de Liguori avrà sempre caro quest'obiettivo soprattutto quando si troverà a dover analizzare il concetto di coscienza nella sua Theologia Moralis (1748). In conformità con ciò,Vincenzo Manzini in un suo celebre scritto affermerà che è compito della norma giuridica stabilire un concreto legame con la morale. Tale assunto prende il nome di “minimo etico”rilevando che ogni contenuto precettivo ha in sè anche un valore inscindibilmente morale.
Ed in un Europa dominata come oggi dal pluralismo giuridico e sociale è bene avere come punto di riferimento i valori della tradizione non negoziabili, ribaditi, dalla dottrina giuridica della Chiesa, come punti di riferimento per un dialogo serio ed aperto verso il futuro del nostro divenire. Solo guardando a tali valori sarà sempre possibili trovare nelle norme giuridiche non astratte considerazioni di natura scientifica bensì strumenti e fini di costruzione del bene comune.
Papa Benedetto XVI proprio in relazione ai valori a cui ci si è riferito ebbe a scrivere: "l'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo.Perciò tutte le misure per poter arginare la crisi devono cercare,in ultima analisi,di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". E su tale affermazione siamo tutti d'accordo.
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