Città del Vaticano , 27 December, 2016 / 10:00 AM
Benedetto e Francesco. Mai la storia della Chiesa ha vissuto la presenza di due Pontefici, uno regnante ed uno Emerito. E questa è una ricchezza. Il tratto comune è il servizio alla Chiesa, la comune radice cristologica.
Lo spiega bene il cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Müller che ha raccolto in un libro edito da Ares le riflessioni su questo tema.
Aci Stampa lo ha incontrato e quella che vi proponiamo oggi è la roma parte di un lungo colloquio che il cardinale ci ha concesso.
Eminenza, il libro “ Francesco e Benedetto, successori di Pietro al servizio della Chiesa” riunisce quattro saggi che illustrano il Magistero dei due Pontefici a partire da un punto irrinunciabilmente comune: la cristologia.
Il fondamento del primato della Chiesa romana, il cui capo è il Papa come successore di San Pietro, è la confessione che Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Quando Gesù ha consegnato il primato a Simone, Pietro ha detto: Tu sei il Figlio del Dio vivente. E la risposta di Gesù è stata la consegna delle chiavi per il regno dei cieli. E questo è anche il centro della Chiesa, la divinità di Gesù Cristo, la vera incarnazione, l’esistenza di Gesù che unisce la natura divina e la natura umana: per questo Cristo è l’unico e universale Salvatore del mondo. La Chiesa con Pietro, che è permanente fondamento dell’unità, ha la missione di predicare la salvezza in Gesù Cristo. Tutti i Papi sono quindi uniti in questa confessione fondamentale della fede in Gesù Cristo.
Per quanto riguarda Papa Benedetto, è facile trovare il tema della "cristologia". Ma come si ritrova nel magistero di Papa Francesco? Forse si trova in quel ripetere che si deve vedere Gesù nel volto dei poveri? È un tratto tipico della teologia latinoamericana?
Si deve distinguere la cristologia come un trattato di teologia accademica e la professione della fede in Gesù Cristo. Chiaramente per tutti i Papi Cristo è il centro. Papa Francesco sottolinea sempre l’importanza della relazione personale con Cristo e della preghiera, con Cristo, al Padre. Quante volte parla dell’incarnazione e della “carne di Cristo”. La Chiesa è il “corpo di Cristo”: proprio questo significa l’espressione “carne di Cristo”. La Chiesa non è tanto una collezione d’idee devote, ma una realtà concreta della vita. Il Papa parla spesso di questo mistero, e parla spesso anche del sacramento della penitenza: il perdono dei peccati non è solo un interiore rapporto con Dio nella coscienza, ma si realizza concretamente nella Chiesa. Il Papa invita anche a trovare Gesù Cristo nel volto dei poveri, ed è il vangelo stesso che ci sollecita in questo: basta leggere Matteo 25 sul giudizio. Non siamo salvati solo per la fede, ma anche per le buone opere compiute nella fede.
Allora chi è davvero un povero? Come si può evitare la confusione con il pauperismo?
Si può parlare di “povero” a diversi livelli. Fondamentalmente, come creature, tutti siamo poveri, con le mani vuote davanti a Dio. Ogni uomo ha poi necessità materiali, intellettuali, per la propria formazione culturale, politica, per la responsabilità pubblica che riveste, e porta in sé anche il grande bisogno dello Spirito Santo, della grazia di Dio, della vita eterna.
Ancora: c’è la povertà materiale estrema, in tanti paesi dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia, e si tratta di una povertà contraria alla dignità umana. L’uomo non può vivere se manca tutto, il cibo, l’acqua, la formazione scolastica. Perché è molto importante la partecipazione alla cultura e alla vita pubblica di ciascuno. Non deve succedere che un piccolo gruppo occupi e definisca tutto, e possieda tutti i beni di un paese, mentre la grande maggioranza soffre e le madri non sanno come sfamare i propri figli. Tutti hanno ricevuto il diritto da Dio di beneficiare dei beni della terra. Il mondo è per tutti gli uomini. E per questo c’è un grido dei poveri per il pane: dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Gesù Cristo non è venuto per fare dei bei discorsi: Dio si preoccupa delle sue creature in tutte le dimensioni. Papa Francesco è stato molto chiaro e a chi diceva che si dovevano dare solo cose materiali ai poveri, senza costruire chiese o senza occuparsi di liturgia o catechismo, ha risposto che un tale atteggiamento sarebbe quasi una frode per i poveri. Hanno bisogno, come tutti, non solo del pane ma anche del regno di Dio, di ascoltare il Vangelo e di partecipare della presenza concreta di Gesù Cristo. Sappiamo che la vita non finisce, ma trascende il breve tempo della nostra esistenza verso l’aldilà. La Chiesa ha una missione integrale. La prima missione è quella del Vangelo, dei sacramenti, dell’incontro con Dio, del dialogo con Dio, della comunione con Dio. Ma questo non può non integrare anche l’impegno per la dignità umana. Punto di riferimento per noi è la dottrina sociale della Chiesa e ora anche l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Tutti parlano, con maggiore o minore consapevolezza, dell’ecologia, ma il Papa è stato il primo che ha dato un fondamento teologico alla nostra responsabilità per la casa comune che Dio ha dato a tutta l’umanità.
La Chiesa cattolica ha promosso la dottrina sociale dopo l’industrializzazione e la trasformazione della società. Ha cercato di dare risposte alle nuove sfide, rimanendo fedele alla sana dottrina che ha il suo fondamento nella fede in Gesù Cristo.
Liberazione e libertà, il rapporto del cristiano con la politica e la società. Che differenze ci sono tra questi due Pontefici, uno europeo e uno dell’America latina?
In Europa si è sviluppata meglio la democrazia. In America Latina, a volte, un presidente è considerato quasi come un idolo in grado di risolvere tutti i problemi. Bisogna dare una formazione alla società. Servono persone capaci di interessarsi al bene comune, non solo alla loro clientela. Anche in Occidente, d’altronde, a volte il clientelismo impedisce un buono sviluppo della società e un corretto rapporto con lo stato. È importante ribadire che lo stato non può essere identificato con la società. Se succede, vuol dire che si sta sviluppando un nuovo totalitarismo.
È necessario per la Chiesa in America Latina offrire una testimonianza profetica per uno sviluppo dignitoso delle strutture della società e dello stato. In questo preciso momento storico, gli stati e le società in America Latina, proprio come in Europa e in America del Nord, si trovano sotto la pressione di un nuovo totalitarismo ideologico che si vuole imporre a tutti i paesi, condizionando l’aiuto per lo sviluppo all’accettazione di ideologie, come ad esempio quella del gender o del libero accesso all’aborto, che è un omicidio, ma viene presentato come un diritto. Sono minacce che indeboliscono i fondamenti degli stati moderni. Questa denuncia spetta ai vescovi e soprattutto al Papa che ha una missione specifica per l’unita e la salvaguardia della fede, ma è anche il sommo interprete della legge morale naturale. E, grazie a Dio, i Papa da 150 anni hanno una grande autorità morale, ben superiore a quella di capo dello stato pontificio.
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