Ischia, 01 December, 2016 / 9:00 AM
Il vescovo di Ischia, mons. Pietro Lagnese, ha scritto una lettera alle Confraternite della Chiesa insulana, che è stato chiamato a guidare dal 2013 auspicando che queste associazioni di fedeli ritornino ad essere veri cenacoli di fede, di speranza e di carità.
Il vescovo, rifacendosi anche ai documenti ‘Apostolicam Actuositatem’ e ‘Christifideles Laici’ ha sottolineato il ruolo assolutamente necessario dell’apostolato dei laici nella missione della Chiesa, invitando a ‘rimettere al centro della vita delle confraternite, come ha sottolineato Papa Francesco parlando proprio a loro, tre parole: evangelicità, ecclesialità e missionarietà’.
Nel solco dell’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’ il presule insulano ha richiamato le Confraternite ad una visione più cristiana nella gestione del patrimonio con una rinnovata attenzione verso i poveri: “Confraternite e organizzazioni similari, specie in passato, hanno perciò svolto un ruolo importantissimo, sia all’interno della vita della Chiesa che nella società civile. Ma anche oggi quelle realtà possono conservare pienamente il loro valore e la loro importanza se, dentro un contesto completamente mutato e, in particolare, totalmente secolarizzato, sono disposte a lasciarsi rinnovare per ricomprendere quale sia il loro posto e la loro funzione nella Chiesa e nel mondo”.
Nel breve excursus storico il vescovo ha ricordato il valore sociale e caritativo delle Confraternite nella storia: “In particolare le confraternite e tutte le altre realtà similari, fin dal medioevo, hanno rappresentato un importante esempio di associazionismo dei laici.
Esse, lungo i secoli, aggregando gruppi di fedeli allo scopo di venire incontro, attraverso la mutua assistenza, opere di carità e di pietà, ad esigenze diversificate, hanno costituito per tanti associati, in diverse misure, un luogo di socializzazione, di scambio di idee e di acculturazione, ma anche, attraverso la partecipazione dei loro membri alla gestione di opere ed iniziative, notevole mezzo d’inserimento sociale.
Fin dall’inizio esse si sono anche distinte per l’offerta di un concreto e puntuale impegno religioso, una prassi comunitaria cultuale, liturgica e di pietà popolare, e una partecipazione a benefici, indulgenze e suffragi”.
Quindi, citando la ‘Chiesa accidentata’ di papa Francesco, mons. Lagnese nella lettera ha affrontato alcune situazioni ‘irregolari’ per quanti non hanno contratto matrimonio canonico, che sono divorziati e risposati, o che semplicemente convivono, ai quali, secondo il vigente Statuto per le Arciconfraternite, Confraternite, Pii Sodalizi del 1995 della Chiesa Isclana, era impedito partecipare alle associazioni dei fedeli sottoposte all’autorità ecclesiastica:
“Naturalmente, per evitare confusione ed equivoci, sarà necessario valutare ogni singolo caso. Affido, perciò, ai cappellani delle rispettive confraternite il compito di esercitare il relativo discernimento e chiedo loro di assumere l’onere di ratificare la richiesta di nuove iscrizioni o di eventuali eletti a ruoli di governo in seno alla confraternita. Considero pure doveroso che la ratifica sia esercitata non soltanto per le situazioni cosiddette ‘irregolari’ ma anche per tutti gli altri casi. Ritengo pure necessario ribadire che si debbano considerare presupposti fondamentali, per svolgere qualsiasi ruolo di responsabilità all’interno di una aggregazione laicale, un’effettiva partecipazione alla vita della Chiesa e della confraternita e, insieme, nella consapevolezza che siamo tutti poveri e peccatori, un sincero desiderio di conversione e la volontà di progredire nel cammino della santità”.
Ed ha invitato la comunità cristiana ad applicare la ‘logica dell’integrazione’, evitando però di ‘scandalizzare’: “Ritengo pure necessario ribadire che si debbano considerare presupposti fondamentali, per svolgere qualsiasi ruolo di responsabilità all’interno di una aggregazione laicale, un’effettiva partecipazione alla vita della Chiesa e della confraternita e, insieme, nella consapevolezza che siamo tutti poveri e peccatori, un sincero desiderio di conversione e la volontà di progredire nel cammino della santità”.
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