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Escatologia, il sistema del professor Ratzinger nella prospettiva contemporanea

Quella dedicata alla escatologia è probabilmente la più significativa opera sistematica del professor Joseph Ratzinger prima di diventare arcivescovo di Monaco e lasciare il mondo accademico.

E alla escatologia quest’anno è stato dedicato il Simposio internazionale della Fondazione Vaticana Ratzinger - Benedetto XVI. Tre giornate alla Università della Santa Croce per mettere a confronto analisi e prospettive.

La presentazione del pensiero di Joseph Ratzinger è stata affidata a Paul O'Callaghan direttore del dipartimento di Teologia dogmatica alla Università della Santa Croce.

Tre le questioni presentate dal teologo. Quella biblica, la questione della morte, dell’immortalità e della risurrezione e la questione del significato della Parousia e specialmente del Giudizio, insieme all’anticipazione (o meno) del regno di Dio nel mondo tramite la speranza cristiana.

E proprio la Parousia è stato il tema affrontato dal professore per spiegare la escatologia di Ratzinger. D’accordo con San Bonaventura, il teologo che diventerà Papa  crede che “il tempo futuro è quello fondamentale per il cristiano… perciò, il presente è essenzialmente provvisorio. Per questa ragione la vera teologia sorge dalla vita dei santi, che vivono tesi verso il futuro”.

E si pone una questione: “ Dove si inserisce, dove si vede, nel mondo il regno di Dio? Principalmente nella liturgia, nella celebrazione eucaristica”.

Altro tema fondamentale, spiega O’ Callaghan è quello della ‘teologia della speranza’ che trova poi la sua conferma nella Spe salvi di Papa Benedetto XVI. Nel testo si parla dei luoghi dell’apprendimento e dell’esercizio della speranza cristiana: la preghiera, la sofferenza e l’agire cristiano e, infine, il Giudizio che “ già dai primissimi tempi, ha influenzato i cristiani fin nella loro vita quotidiana”.   La solidità e incontrovertibilità del Giudizio di Dio evita che l’uomo possa pensare che la sua verità e il suo destino stiano nelle sue mani.

Il professore della PUSC conclude che “la posizione di Ratzinger rispetto all’escatologia si sviluppa e si arricchisce lungo la sua carriera, sin dalle sue prime opere scritte. Però rimane sempre la stessa posizione di fondo, e cioè che escatologia è in realtà salvezza, più concretamente è l’applicazione nel tempo dell’opera salvifica di Cristo, fino al momento che il Padre chiude la storia con il Giudizio. Con lo sguardo di fede e di speranza il cristiano aspetta e prepara – sé stesso e il mondo – il momento finale. Però in fin dei conti chi salva il mondo, chi dà la grazia, chi crea la giustizia, è soltanto Dio, e questo suo agire non potrà mai essere strumentalizzato dall’uomo”.

Tra gli interventi significativo quello di Romano Penna che ha delineato la escatologia in San Paolo.

Il Simposio ha avuto uno spazio per la escatologia ebraico nell’Antico Testamento con ospiti alcuni rabbini tra cui Riccardo Di Segni, e Giuseppe Momigliano.

Interessante lo spazio dedicato ai teologi che hanno affrontato temi strettamente legati alla  teologia di Joseph Ratzinger come il rapporto tra escatologia e ontologia, o il dialogo con la società civile con quel “etsi Deus daretur” che ha segnato il dibattito degli anni precedenti la elezione al soglio pontificio del Prefetto per la dottrina della fede.

Molti gli interventi legati al senso oggi dello studio teologico della escatologia, e infine la conclusione del Simposio è stata affidata al cardinale Ravasi che ha illustrato la escatologia del “Gesù di Nazaret”.

Nella mattina di oggi l’appuntamento è per consegna del Premio Ratzinger, quest’anno assegnato a Inos Biffi e, per la prima volta ad un ortodosso, il  giovane teologo greco Ioannis Kurempeles.

Il teologo ha partecipato nel 2014 all’incontro del “Neuer Schuelerkreis” che si è svolto a Costantinopoli sotto l’egida del Patriarca Bartolomeo I.

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