Città del Vaticano , 14 September, 2016 / 10:45 AM
E’ sempre la misericordia il filo conduttore che percorre la catechesi di Papa Francesco nell’Udienza generale di questo mercoledì di metà settembre. “Vivere di misericordia per essere strumenti di misericordia”, il Papa lo ripete più volte durante il discorso pronunciato in Piazza San Pietro.
Papa Francesco commenta il Vangelo di Matteo: “Durante questo Giubileo abbiamo riflettuto più volte sul fatto che Gesù si esprime con una tenerezza unica, segno della presenza della bontà di Dio. Oggi ci soffermiamo su un passo “commovente del Vangelo”: “Venite a me voi tutti che siete stanchi o oppressi e io vi darò ristoro.”
“L’invito del Signore è sorprendente- esclama il Papa - chiama a seguirlo persone semplici e gravate da una vita difficile, persone che hanno tanti bisogni e gli promette che in Lui troveranno riposo e sollievo”.
Papa Francesco divide la sua catechesi spiegando i tre imperativi di Gesù che si ritrovano nel Vangelo di Matteo: “venite a me”, “prendete il mio giogo” e “imparate da me”. “Cerchiamo di cogliere il significato di queste espressioni – ammonisce Francesco -Magari tutti i leader del mondo potessero dire questo!”
Il primo imperativo di Gesù che il Papa spiega ai presenti è “Venite a me”: “Rivolgendosi a coloro che sono stanchi e oppressi, Gesù si presenta come il Servo del Signore descritto nel libro del profeta Isaia…si tratta di quanti non possono contare su mezzi propri, né su amicizie importanti. Essi possono solo confidare in Dio. Consapevoli della propria umile e misera condizione, sanno di dipendere dalla misericordia del Signore, attendendo da Lui l’unico aiuto possibile".
Il secondo imperativo della catechesi è “Prendete il mio giogo”: “nel contesto dell’Alleanza, la tradizione biblica utilizza l’immagine del giogo per indicare lo stretto vincolo che lega il popolo a Dio e, di conseguenza, la sottomissione alla sua volontà espressa nella Legge. In polemica con gli scribi e i farisei, Gesù pone sui suoi discepoli il suo giogo, nel quale la Legge trova il suo compimento. Vuole insegnare loro che scopriranno la volontà di Dio mediante la sua persona, mediante Gesù, non mediante leggi e prescrizioni fredde che Gesù stesso condanna. Lui sta al centro della loro relazione con Dio, è nel cuore delle relazioni fra i discepoli e si pone come fulcro della vita di ciascuno. Ricevendo il “giogo di Gesù” ogni discepolo entra così in comunione con Lui ed è reso partecipe del mistero della sua croce e del suo destino di salvezza".
Il terzo imperativo commentato dal Papa è: “Imparate da me”: “Ai suoi discepoli Gesù prospetta un cammino di conoscenza e di imitazione. Gesù non è un maestro che con severità impone ad altri dei pesi che lui non porta, questa è l'accusa che lui faceva ai dottori della legge. Egli si rivolge agli umili e ai piccoli perché Lui stesso si è fatto piccolo e umile. Comprende i poveri e i sofferenti perché Lui stesso è povero e provato dai dolori. Per salvare l’umanità Gesù non ha percorso una strada facile; al contrario, il suo cammino è stato doloroso e difficile”.
Aggiunge poi a braccio Francesco: “E’ brutto per la Chiesa quando i pastori diventano principi, lontano dalla gente, dai più poveri. Quello non è lo spirito di Gesù, questi pastori Gesù rimproverava e diceva "fate quello che loro dicono ma non quello che loro fanno!"
Conclude poi il Papa questa Udienzai: “ Anche per noi ci sono momenti di stanchezza e di disillusione, ricordiamo queste parole del Signore che ci consolano e ci fanno capire se stiamo mettendo le nostre forze al servizio del bene. Il Signore ci insegna a non avere paura di seguirlo, siamo chiamati ad imparare cosa significa vivere di misericordia per essere strumenti di misericordia. Non lasciamoci togliere la gioia di essere discepoli del Signore”.
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