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AIF e Banca d’Italia, un accordo per cooperare insieme

Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) e Banca d’Italia, siglato un accordo di cooperazione. L’Autorità di intelligence e vigilanza finanziaria della Santa Sede, dopo il Protocollo di intesa firmato nel 2013 con l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) per l’Italia, stringe così ancora di più la cooperazione bilaterale con Roma nella lotta ai crimini finanziari.

L’accordo – si legge in un comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede  - “è finalizzato a facilitare, su base di reciprocità, lo scambio di informazioni in materia di vigilanza finanziaria”. Più in particolare, l’accordo “consente ad entrambe le autorità di ampliare i canali informativi per vigilare sui rapporti tra gli intermediari italiani e gli enti che svolgono professionalmente attività di natura finanziario nello Stato della Città del Vaticano”, e prevede “clausole sulla riservatezza e sull’utilizzo delle informazioni”.
 
Hanno firmato l’accordo per parte vaticana René Bruelhart e Tommaso Di Ruzza, Presidente e Direttore dell’AIF; e per parte italiana Ignazio Visco e Carmelo Barbagallo, Governatore e Capo del dipartimento della vigilanza. 

Con l’accordo – spiega Bruelhart – viene stabilito “un canale istituzionale per lo scambio di informazioni tra l’Aif e la Banca d’Italia, che rafforza ulteriormente la cooperazione tra Santa Sede e Italia nella comune lotta contro gli illeciti di natura finanziaria”. 

Rimarca Di Ruzza che l’accordo permette alle due autorità di vigilanza di “monitorare le relazioni tra i rispettivi enti vigilati, favorendo la trasparenza delle attività e la stabilità dei due sistemi finanziari, obiettivi cruciali, considerato anche l’attuale scenario europeo e internazionale”. 

Istituita da Benedetto XVI nel 2010 e consolidata da Papa Francesco con lo Statuto del 15 novembre 2015, l’AIF svolge le due funzioni di intelligence (incluso lo scambio di informazioni con le UIF estere) e di vigilanza finanziaria (prudenziale e antiriciclaggio). 

Nella prima veste, è parte del Gruppo Egmont dal 2013 e ha siglato Protocolli di intesa con le UIF di numerosi Stati esteri, come – tra gli altri – Italia, Germania, Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito, Argentina. Nella veste di autorità di vigilanza, ha siglato accordi di cooperazione con Brasile, Germania, Lussemburgo, Polonia e Stati Uniti.

L’Italia entra così nel novero delle nazioni con le quali la Santa Sede mantiene stabili rapporti bilaterali ai fini della lotta ai potenziali illeciti finanziari e per favorire l’integrità dei sistemi finanziari.
 
Si tratta di una importante tappa del lungo percorso che ha visto la Santa Sede stabilire un sistema finanziario solido, funzionale alle proprie prerogative sovrane e coerente al proprio quadro istituzionale, giuridico e finanziario.
 
Dopo i primi passi mossi dall’AIF sotto il pontificato di Benedetto XVI, Papa Francesco ha proseguito nel solco tracciato dal predecessore. Soprattutto con la legge n. XVIII dell’ottobre 2013 sono stati rimodellai i sistemi e le misure di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo della Santa Sede, istituendo anche un Comitato di Sicurezza Finanziaria e approvando i nuovi Statuti dell’AIF, con i quali viene introdotta la funzione di vigilanza prudenziale, ossia la vigilanza sull’organizzazione, gestione e controlli interni degli enti vigilati, e in particolare l’Istituto delle Opere di Religione. 

Un elemento che ha caratterizzato questi passaggi sul piano istituzionale e giuridico è una marcata prospettiva internazionale, rispecchiata anche nella composizione degli organi di governo interni dell’AIF.  

Ciò aveva indotto alcuni osservatori a prospettare rapporti problematici con la giurisdizione italiana. Al contrario, in un lasso di tempo relativamente breve, proprio con questa nuova impostazione sono state ricucite relazioni che nel recente passato hanno anche vissuto dei momenti critici.
 
Negli ultimi tre anni, il governo interno dell’autorità è riconducibile a due figure in particolare: il Presidente Bruehlart, svizzero, con alle spalle importanti esperienze all’estero; e Tommaso Di Ruzza, italiano, attuale Direttore, con una lunga esperienza maturata nei ranghi della Santa Sede.
 
Tale approccio, basato sulla combinazione di competenze maturate all’esterno e all’interno della Santa Sede, è stato registrato nel secondo “rapporto sui progressi di MONEYVAL”, pubblicato a dicembre 2015, sottolineava al punto 75 il suo gradimento per il modo in cui l’AIF era stato ridisegnato. “Dal punto di vista della governance – si legge nel rapporto – un nuovo statuto dell’AIF è entrato in vigore dal 21 novembre 2015. Come conseguenza, un nuovo Board è stato nominato nell’estate del 2014, e la nuova composizione di membri include più persone che hanno esperienza e capacità internazionale in termini di lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo”. In più – si legge sempre nel rapporto – “il vicedirettore dell’AIF è stato nominato direttore nel gennaio 2015, per assicurare piena continuità alle attività dell’autorità. Questo è uno sviluppo benvenuto”.

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