Il Papa: "Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto?"

ACI Stampa

Nell’Angelus della seconda Domenica di Luglio,in Piazza San Pietro, Papa Francesco commenta la parabola della liturgia odierna tratta dal Vangelo di Luca, quella del “buon samaritano”.

“Essa – dice Francesco - nel suo racconto semplice e stimolante, indica uno stile di vita, il cui baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri, con le loro difficoltà, che incontriamo sul nostro cammino e che ci interpellano. E quando gli altri non ci interpellano qualcosa in quel cuore non è cristiana”.

“Chi è il mio prossimo?”, viene chiesto da un dottore della legge nella parabola. E il Papa invita i fedeli a porsi queste domande : “Chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?...”

Gesù  risponde con la parabola del buon samaritano e il Papa ne rammenta la storia: “Un uomo, lungo la strada da Gerusalemme a Gerico, è stato assalito dai briganti, malmenato e abbandonato. Per quella strada passano prima un sacerdote e poi un levita, i quali, pur vedendo l’uomo ferito, non si fermano e tirano dritto. Passa poi un samaritano, cioè un abitante della Samaria, come tale disprezzato dai giudei perché non osservante della vera religione; e invece proprio lui, quando vide quel povero sventurato, ne ebbe compassione, lo portò in un albergo e si prese cura di lui”.

“Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?” chiede Gesù al dottore della Legge e lui risponde “Chi ha avuto compassione di lui”. E qui Francesco commenta:  “In questo modo Gesù ha ribaltato completamente la prospettiva iniziale del dottore della legge – e anche nostra! –non devo catalogare gli altri per decidere chi è mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile”.

“Va’ e fa’ anche tu cosi!”, questo l’invito che il Papa chiede di ripetere ai presenti, come fece Gesù con il dottore della legge. “Bella lezione"!, aggiunge a braccio il Papa e continua: "Non solo parole, mi viene in mente quella canzone:"parole, parole parole..., no, fare opere buone. Mediante le opere buone – prosegue Francesco - che compiamo con amore e con gioia verso il prossimo, la nostra fede germoglia e porta frutto”.

“Domandiamoci – esclama il Pontefice - la nostra fede è feconda? Produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Sono di quelli che selezionano la gente secondo il proprio piacere? Queste domande è bene farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia”.

Conclude Francesco: "Il Signore potrà dirci: Ti ricordi quella volta, sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo
mezzo morto ero io. Ti ricordi quel migrante che nessuno voleva, ero io. Ti ricordi quei nonni soli nelle case di riposo che nessuno va a trovare, ero io....".

Dopo la recita dell’Angelus il Papa ricorda la ricorrenza odierna “Domenica del Mare”, a sostegno della cura pastorale della gente di mare. “Incoraggio – dice Francesco -  i marittimi e i pescatori nel loro lavoro, spesso duro e rischioso, come pure i cappellani e i volontari nel loro prezioso servizio”.

Infine un saluto particolamente speciale agli argentini presenti, Francesco scherzosamente esclama in lingua argentina: " Ho sentito alcuni miei connazionali, non stanno zitti, fanno chiasso...."

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