Cremona, 05 July, 2016 / 10:00 AM
Se passando tra le corsie di un ospedale si ascolta il dolore degli ammalati non si può non sentire, nel profondo del proprio animo, una forte solidarietà. Probabilmente nel cuore del giovane Antonio Maria Zaccaria dev'essere stata presente questa sensazione, in quella calda giornata del 1524 che lo spinse a lasciare la medicina per seguire la cura delle anime.
Sant'Antonio Maria Zaccaria prima di essere ordinato sacerdote si laureò in medicina e chirurgia. Nato a Cremona nel 1502, vi muore nel 1539.Rimasto presto orfano di padre ma senza problemi economici,bvha la possibilità di studiare e di approfondire la letteratura religiosa del suo tempo. Ma comprende che tutto ciò non gli basta e così lasciati ai poveri i propri averi entra in seminario e vi esce nel 1528 da sacerdote.
Ben presto riunisce accanto a se un gruppo di uomini che dediti all'insegnamento religioso diffondono il Vangelo dietro l'esempio predicato da san Paolo. Tali sono i “Barnabiti”. Il loro nome deriva dalla chiesa dove il padre Antonio Maria fondò l'ordine in quel lontano 18 febbraio 1533 che era dedicata a San Barnaba in Milano.
Non soddisfatto di ciò e prevedendo che ai suoi figli ne sarebbero seguiti altri istituì anche un terz'ordine, i laici di San Paolo, ed un ordine di suore, le Angeliche.
La spiritualità barnabitica affonda le sue radici su di un pilastro molto ben definito: le lettere di San Paolo. Il santo cremonese volle prendere a modello l'Apostolo delle genti e diffondere la lieta novella seguendo il crinale dello studio e della missionarietà
Fin qui nulla di nuovo. La vera novità però risiede nell'atteggiamento interiore del barnabita: servire, tramite l'attività di studio e pratica, Cristo come fece San Paolo.
Quest'ordine annoverò al suo interno diversi membri che furono originali secondo i propri talenti ed eccelsi nello studio e nella missionarietà, quali ad esempio il venerabile Carlo Schelling, il venerabile Vittorio De Marino ed il venerabile Carlo Bascapè.
Inoltre a Roma, in via dei Catinari, è sepolto nella chiesa di san Carlo il corpo di una ragazza, morta in concetto di santità: Rosa Giovannetti, anche lei seguita dai padri barnabiti, e nelle sere ,appena cantato il vespro, è possibile scorgere alla destra dell'altar maggiore una pala di altare che rappresenta il santo cremonese, illuminato dalla luce emanata da un ostensorio e forse, seppure dipinta, quella luce sembra illuminare l'ala sinistra della navata dove riposa, nella luce di Cristo, questa ragazza romana.
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