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Un servizio di EWTN News

Armenia, il baluardo cattolico in un mondo post sovietico

Un popolo antico quello armeno, una storia che si intreccia con le culture di due continenti, l’ Asia e l’ Europa, e l’orgoglio di una cultura originale con una lingua originale e un alfabeto non greco e non latino nato nel 401. Ma anche un popolo politicamente sfortunato soprattutto nel tempo moderno e nel mondo contemporaneo.

Il “ Grande male” come viene chiamato in Armenia quello sradicamento violento da parte dell’ Impero Ottomano, non è il solo evento drammatico. Un altro “impero” quello sovietico ha tolto all’ Armenia una regione storica il Nagorno Karabak e l’ha assegnata all’ Azerbaijan. Una regione ricca di petrolio e di storia. Una regione per la quale i due paesi sono ancora in guerra.

In Europa i media si chiedono se il Papa pronuncerà ancora una volta la parola “genocidio”.

Non è importante dice Padre Federico Lombardi, la Santa Sede non vuole fare di una parola una trappola politica, il Papa è neutrale verso tutti i popoli, e questo non significa certo dimenticare quello che è successo, ma significa superarlo per trovare la riconciliazione.

Sarà cosi anche con gli azeri? La Santa Sede sostiene che questa volta il Papa non passa il confine perché il Patriarca ortodosso è a Creta. Ma certo il ricordo del viaggio di Giovanni Paolo II in Caucaso del 2001 fa pensare.

Francesco ripercorre fondamentalmente le tappe del Papa polacco. Lo attende una nazione molto diversa, ancora più secolarizzata, segnata dall’eredità sovietica anche nel pensante inquinamento atmosferico.

E se dal monastero dove è stato rinchiuso Gregorio l’Illuminatore si vedono le cime bianche dell’ Ararat, è anche vero che lo scopo del viaggio del Papa ripete quei viaggi nelle “perfierie” che sono la cifra del pontificato.  L’Armenia, cuore cristiano del Caucaso, baluardo della fede guarda all’ Europa come molte nazioni dell’ex URSS. Nel 2013 a Erevan si è tenuta una riunione del Consiglio d’ Europa sul tema della libertà religiosa, e la Santa Sede potrebbe essere mediatrice con la Turchia, il cui presidente non vuole quella parola “genocidio”, ma che ambisce ad essere parte dell’ UE. Sempre con uno sguardo alla Russia di oggi, nuovamente fondamentale sullo scenario geopolitico di quella parte di mondo.

 

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