Andranovory, 19 May, 2016 / 12:00 AM
Il sogno di padre Jean Chrys è racchiuso in una parola: educazione. Perché è così che si possono aiutare i bambini del Madagascar ad uscire da una povertà che sembra non lasciare scampo. E per questo, padre Jean Chrys si impegna, lavora, va davvero nelle periferie dell’isola africana conosciuta ai più per il nome esotico, ma non certo per le condizioni di povertà estrema.
Racconta ad ACI Stampa padre Jean Chrys: “A causa della povertà, è molto difficile convincere la gente a mandare i bambini a scuola, perché preferiscono che i bambini aiutino a scavare la terra o a pascolare gli zebù. Per questo, in campagna ci sono solo le scuole elementari, mentre i bambini dovrebbero andare ad Andranovory per continuare il percorso scolastico. Ma anche lì, c’è solo una scuola media statale ed una delle suore della Congregazione della Sacra famiglia. E la gente è povera, non c’è nessun mezzo, le strade non sono accessibili, e i ragazzi non possono fare fino a 40 chilometri a piedi al giorno”.
Insomma, c’è bisogno di aiuto, perché “la gente povera non può trovare una casa da affittare, è difficile per loro cercare da mangiare e da vestirsi, e i ragazzi sono costretti a rubare, a cadere nell’alcolismo, nella droga”. Per ora, padre Jean Chrys riesce ad aiutare “soltanto 14 ragazzi che sono veramente in difficoltà ed orfani”.
Lo fa con i mezzi che può: non ha una casa, allora ha affidato i ragazzi a delle famiglie cui dà un tot al mese per coprire le spese. Ma il sogno è “di fondare una casa orfanotrofio e di accoglienza per i bambini poveri e poter aiutare i ragazzi”.
Una vera vocazione per padre Jean Chris, il cui nome completo è Jean Chrysostome Ravelomahotasoa: malgascio che ha studiato teologia a Messina, religioso che ha chiesto al suo superiore di dedicarsi all’aiuto dei poveri della diocesi di Toliara, nel Sud del Madagascar. Sono diciassette distretti, molto distanti l’uno dall’altro, in una terra in cui è molto difficile trovare acqua. Andranovory è un villaggio di passaggio, in una “zona di prima evangelizzazione”, con “pochi preti, pochi cristiani” e gente che vive in totale povertà e ignoranza. La religione tradizionale è ancora molto forte e forti sono la superstizione, la magia e la stregoneria. È difficile convincere la vera fede”.
La mancanza di acqua crea disperazione, nella zona non si può nemmeno costruire un pozzo, e per lunghi periodi la gente non trova nemmeno da mangiare. Molte giovani si prostituiscono per avere soldi e comprare cibo e questo “crea un’altra grave conseguenza: ragazze madri con bambini senza padre, cui non possono provvedere. Tutto questo aggrava la povertà” .
L’educazione è la chiave. Perché attraverso l’educazione si crea una nuova società, si tirano fuori i ragazzi dalla strada. E soprattutto, si cominciano a curare le malattie. “Dato che la gente è povera, non va all’ospedale: preferiscono andare da stregoni e cultori della religione tradizionale per curarsi, e così sono in balia della morte, perché lì non possono trovare nessuna guarigione, ma solo superstizione e magia”.
E allora non serve solo una casa di accoglienza per i bambini e una scuola, ma anche un piccolo ospedale. “La mia sfida – afferma padre Jean Chrys – è “aiutare la gente”a superare “la loro povertà, la loro ignoranza, la loro sofferenza nella malattia. Sono ancora all’inizio, ma con la mia fede nella Provvidenza, con l’aiuto di Dio credo che anche se sarò una goccia nel mare potrò aiutare a cambiare la situazione a poco a poco. E per questo mi affido anche alla generosità di tutti, a quanti vogliono aiutarmi a dare sollievo a questi poveri che soffrono e gridano di dolore”.
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