Città del Vaticano , 06 May, 2016 / 11:21 AM
Dolore e gioia. Il cristiano non cerca di fare a meno della sofferenza, ma la vive nella speranza di una gioia più grande. Nella Messa del Mattino a Santa Marta il Papa affronta il tema della "gioia che non passa"commentando il Vangelo di oggi: Gesù, prima della sua Passione, avverte i discepoli che saranno tristi ma che questa tristezza si cambierà in un grido di gioia.
Secondo quanto riportato dalla Radio Vaticana, Papa Francesco usa l’immagine della donna quando partorisce e dice: “E’ nel dolore perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza”.
“Questo è quello che fanno la gioia e la speranza insieme, nella nostra vita - commenta Francesco - quando siamo nelle tribolazioni, quando siamo nei problemi, quando soffriamo. Non è un’anestesia. Il dolore è dolore, ma vissuto con gioia e speranza ti apre la porta alla gioia di un frutto nuovo. Questa immagine del Signore ci deve aiutare tanto nelle difficoltà; difficoltà tante volte brutte, difficoltà cattive che anche ci fanno dubitare della nostra fede. Ma con la gioia e la speranza andiamo avanti, perché dopo questa tempesta arriva un uomo nuovo, come la donna quando partorisce. E questa gioia e questa speranza Gesù dice che è duratura, che non passa”.
Poi il Papa unisce il sentimento della gioia e quello della speranza e afferma: " “Una gioia senza speranza è un semplice divertimento, una passeggera allegria. Una speranza senza gioia non è speranza, non va oltre di un sano ottimismo. Ma gioia e speranza vanno insieme".
“La gioia fa forte la speranza - continua Papa Francesco - e la speranza fiorisce nella gioia. E così andiamo avanti. Ma tutte e due, con questo atteggiamento che la Chiesa vuole dare loro, queste virtù cristiane, indicano un uscire da noi stessi. Il gioioso non si chiude in se stesso; la speranza ti porta là, è l’ancora proprio che è sulla spiaggia del cielo e ti porta fuori. Uscire da noi stessi, con la gioia e la speranza”.
Conclude il Papa: "Così accade per l’Ascensione del Signore: i discepoli, quando il Signore se ne va e non lo vedono più, sono rimasti guardando il cielo, con un po’ di tristezza. Ma sono gli angeli a svegliarli. E il Vangelo di Luca riferisce: “Tornarono felici, pieni di gioia”, quella gioia di sapere che la nostra umanità è entrata in cielo, per la prima volta!La speranza di vivere e di raggiungere il Signore diventa una gioia che pervade tutta la Chiesa”.
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