Roma, 14 April, 2016 / 9:00 AM
“ A proposito di Giovanni Paolo II, mio nonno mi diceva che era un uomo coraggioso a fare il gesto di visitare la Sinagoga negli anni a’80 a pochi anni dall’attentato al Tempio”.
É Lia Toaff che ricorda così commossa suo nonno Rav Elio Toaff. In sua memoria e a trenta anni dallo storico abbraccio del 13 aprile 1986 il Museo Ebraico di Roma ospita una mostra dedicata all’evento. Lia Toaff è stata la curatrice di questo piccolo tuffo nelle memoria dei rapporti tra ebrei e cristiani con documenti, foto e oggetti dagli archivi personali del Rabbino Capo Toaff e della Comunità ebraica di Roma.
“ Per me- ha spiegato Lia Toaff- non è stato semplice rileggere le carte di nonno, perché per me prima di tutto è stato appunto un nonno, e mi ricordavo tutti gli aneddoti che mi raccontava di quel momento dell’abbraccio, un momento un cui si sentiva il peso di duemila anni di storia. Un abbraccio che ha rotto il cerimoniale che era stato preparato. Credo che sia importante ricordare l’amicizia che si era creata a seguito di questo abbraccio tra mio nonno e Giovanni Paolo II. E nonno mi raccontava tanti episodi come quando Giovanni Paolo II era ricoverato per la frattura al femore e mio nonno era andato per portare solo un biglietto, invece gli è stato detto che il Papa voleva che andasse da lui in camera. Un vero rapporto rapporto di amicizia. E non a caso nonno è stato citato nel testamento di Giovanni Paolo II, che davvero non è una cosa di poco conto”.
L’inaugurazione è stata occasione per ricordare il cammino di questi trenta anni di dialogo, come ha ricordato il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: “ La visita di Giovanni Paolo II a questa sinagoga è stata la visione mediatica dei grandi passi avanti che la Chiesa cattolica ha fatto nei confronti dell’ ebraismo”. Il Rabbino ha ricordato i 50 anni di Nostra aetate, ed ha aggiunto che quel passo “ha cambiato a livello generale la coscienza dei rapporti tra cristianesimo ed ebraismo.”
E anche Di Segni ricorda la sua visita a Elio Toaff prima della visita, “e mi dava la notizia con sorpresa come a dire: e adesso che facciamo? Il momento era difficile. E dopo quella visita ce ne sono state altre due e vi assicuro che ogni volta non è semplice immaginare l’intera cornice dell’evento. E quella poi era la prima volta, e storica. É una mostra che serve anche a spiegare i retroscena della preparazione”.
Il messaggio che ancora oggi va portato avanti ha concluso Di Segni “è quello della convivenza e del reciproco rispetto, e in questa fase storica così difficile deve essere un elemento portante”.
Da parte cattolica erano presenti il cardinale Stanisław Ryłko presidente del Pontificio consiglio per i laici, il segretario l’arcivescovo Clemens e il responsabile dei rapporti con l’ebraismo padre Hoffmann.
Il cardinale ha ricordato i rapporti di amicizia di Giovanni Paolo II con il mondo ebraico fin dai tempi di Cracovia. “ Una vista-ha detto il porporato- che ha segnato una svolta nel dialogo tra la Chiesa cattolica e la Comunità ebraica romana e non solo romana. Io sono testimone dell’amicizia di Giovanni Paolo II con gli il popolo ebraico. Non scorderò mai la immagine del Papa già vecchio davanti al Muro del Pianto che prega e lascia il suo scritto nel muro”.
La mostra è parte del percorso museale ed è allestita fino al 14 luglio.
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