Cosenza, 04 April, 2016 / 12:00 AM
"La povertà è un'energia che costruisce la comunità...". Una frase che racchiude l’intera esperienza di fede e apostolato che i conventuali frà Michele Tomaszek e frà Zbigniew Strlalkowsky hanno vissuto e testimoniato nel Perù, dove hanno trovato la morte violenta in odio alla fede il 9 agosto 1991, rispettivamente a 33 e 31 anni.
A pronunciarla, è il confratello frà Jarek Wisoczanski, ora responsabile per le Missioni Francescane nel mondo, intervenuto a Scigliano (Cosenza), presso il monastero delle Sorelle Povere di Santa Chiara in occasione di una veglia di preghiera per la ventiquattresima giornata dei missionari martiri. “Uomini e donne di misericordia” – il tema della giornata annuale per i tanti cristiani martiri nel mondo. “Frà Michele e frà Zbigniew sono stati uomini di misericordia, e questo rende la loro testimonianza molto attuale” – dice frà Jarek dinanzi a tanti giovani, venuti da tutta la diocesi per assistere alla veglia.
Le luci soffuse della cappella introducono i fedeli alla veglia di preghiera, presieduta dall’arcivescovo di Cosenza, monsignor Francesco Nolè, anche lui un frate minore conventuale, che ha voluto fortemente la serata. “I martiri sono testimoni autentici dell’amore di Dio” – echeggia nella cappella. La preghiera comunitaria presenta le storie di alcuni testimoni, in particolare proprio dei martiri del Perù, dei due francescani e di don Sandro Dordi. Beatificati, insieme, lo scorso 5 dicembre su quella terra “che i peruviani, subito dopo l’uccisione, hanno considerata sacra” – dirà frà Wisoczanski. Proprio perché l’impegno, lo zelo pastorale dei missionari aveva, in un certo qual modo, “conquistato il cuore del popolo peruviano”. Amore e misericordia, dunque, al centro della preghiera.
“La fede ci ha guidato nella nostra scelta di missione, al di là di ogni difficoltà, quindi scegliendo proprio di vivere tra i poveri, insieme a loro, come ci dice San Francesco nella regola – riflette il testimone. Chiamati a vivere senza nulla di proprio, affidandoci alla Provvidenza. Solo grazie ad essa, con l’aiuto di Dio, siamo capaci di costruire la comunità”.
Frà Jarek ha raccontato il percorso pastorale dei francescani missionari in Perù, arrivati nel 1988, ma subito presi di mira dagli attivisti terroristici locali, da quel gruppo di Sendero Luminoso “che voleva dimostrare di essere più forte di tutti” e che poi uccise frà Michele Tomaszek e frà Zbigniew Strlalkowsky. “La sera di quel 9 agosto i terroristi entrarono nella missione di Pariacoto, e i due frati furono rapiti da Sendero Luminoso, consegnandosi in puro spirito cristiano. Li trovarono morti il giorno dopo, di fianco al cimitero”. Frà Wisoczanski, che ha ricostruito quelle giornate – grazie anche agli abitanti di Pariacoto – testimonia come “Michele e Zbigniew erano consapevoli della propria fede e pronti a morire per il Signore. Quella stessa fede hanno alimentato nei peruviani delle montagne e dei villaggi”.
Questa è la grande eredità del martirio dei francescani in Perù. “Abbiamo garantito nel territorio la presenza della Chiesa, e con essa la speranza e lo spirito di servizio”. A favore dei bambini, delle famiglie, dei contadini del posto. Una pastorale “nella gioia”, che s’è manifestata, in primo luogo, al momento del funerale di frà Michele e frà Zbigniew, quando “c’era tantissima gente e grande commozione”. Frà Jarek, al momento del martirio, non era alla missione, ma era tornato in Polonia. “Mia sorella mi aveva chiesto di celebrare il suo matrimonio e non ho potuto dire di no”.
Erano i giorni della Giornata mondiale della gioventù di Czestochowa e nella Polonia c’era “il nostro grande papa Giovanni Paolo II. Era il 13 agosto 1991 e il Papa aveva appena beatificato Angela Salawa, quando venne nella chiesa francescana al centro di Cracovia proprio per venerare la santa. In un primo momento salutò tutti, tranne me, e ci rimasi male, poi gli indicarono che ero il superiore della comunità di Pariacoto, confratello di frà Michele e frà Zbigniew, e così papa Giovanni Paolo II volle parlarmi. Camminammo insieme dentro la chiesa fino alla porta d’ingresso, e nel frattempo mi disse: ‘sono i primi santi martiri del Perù’”. La fede di Pariacoto e la gioia della popolazione locale per la beatificazione, avvenuta pochi mesi fa, sono il lascito spirituale dell’amore dei frati francescani per il popolo peruviano.
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