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La "statio" Santa Maria ad Martyres al Pantheon

Il Pantheon, costruito dall'imperatore Adriano fra il 118 e il 125 d.C., è il primo edificio non civile a Roma a diventare chiesa. Questo grande edificio circolare coperto a cupola nasce come tempio di tutte le divinità pagane,  e diventa chiesa sotto Papa Bonifacio IV (608-615).

Però all’epoca della trasformazione in chiesa sicuramente non era più un tempio pagano almeno dalla fine del IV secolo, quando si proibisce il culto pagano. Ai tempi di Papa Bonifacio, Roma era governata da Costantinopoli. L’imperatore Foca era in lite con il patriarca della sua città e si appoggiava perciò sul Papa di Roma. Paolo Diacono, lo storico dei longobardi, racconta perfino che Bonifacio convince Foca a dichiarare che la chiesa di Roma era a capo di tutte altre le chiese – di cui la prima era quella di Costantinopoli.

Bonifacio chiede e ottiene poi anche il permesso di Foca di poter trasformare il vecchio tempio pagano del Pantheon nella chiesa di S. Maria e di tutti i martiri. Nel 609 viene consacrata la nuova chiesa. Si racconta che le reliquie di tutti i santi furono portate con i carri; qualcuno parla di 28 carri mentre altri affermano che fossero 32. L’anniversario della dedicazione di questa chiesa di tutti i santi è all’origine dell’attuale festa del 1 novembre. Nel 998 l’abate Odilone di Cluny prende l’iniziativa di celebrare la memoria di tutti i defunti dopo la celebrazione dei santi, e da questa celebrazione è poi nata la commemorazione dei defunti il 2 novembre.

L’ironia della sorte è che gli stessi imperatori che hanno concesso la trasformazione del Pantheon in chiesa, poco dopo l’hanno saccheggiato. Per affrontare le spese militari nella difesa contro l’espansione araba proprio nel settimo secolo, l’imperatore Costantino II (morto nel 668) ha dovuto aumentare le tasse e ha fatto asportare le tegole di bronzo dorato che rivestivano la cupola all’esterno. Erano rimaste solo le tegole di bronzo sul pronao, asportate poi da Papa Urbano VIII Barberini per fare il baldacchino di S. Pietro. Perciò si dice "Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini".

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