Roma , 25 March, 2016 / 10:00 AM
Tra fede e tradizione. Giovedì Santo: Trastevere si illumina solo delle luci e dell’atmosfera suggestiva dei sepolcri allestiti nelle varie Chiese del rione.
Dopo la Messa dell’Istituzione Eucaristica e della “Lavanda dei piedi”, si visita quello che in linguaggio popolare viene chiamato il “sepolcro”, la più antica tradizione della Settimana Santa. E per le parrocchie del XIII rione il " giro dei sepolcri " rimane uno degli eventi più sentiti dai fedeli.
Il termine “sepolcro” viene utilizzato ancor oggi nel linguaggio popolare di alcune regioni del Sud Italia per indicare quello che più propriamente andrebbe definito come “altare” o “cappella” della reposizione destinato ad accogliere le specie eucaristiche consacrate e a conservarle fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, al termine della liturgia penitenziale, verranno distribuite ai fedeli per la comunione sacramentale.
Dopo una piccola riflessione liturgica e una veglia di preghiera, si parte dalla chiesa di San Francesco a Ripa, dove quest’anno il sepolcro viene raffigurato dal pane e dal vino, in una cornice di fiori. Il Santissimo Sacramento però non viene mostrato, ma resta celato all’interno di un apposito contenitore. Il tabernacolo, vuoto, rimane aperto, proprio a testimoniare l’assenza fisica di Gesù, quell’assenza che solo la fede nella risurrezione può riuscire a colmare.
La visita in preghiera continua nella piccola, ma bellissima, chiesa della Madonna dell’Orto, dove il sepolcro è rappresentato da più di un centinaio di candele (123 candele per l’esattezza). La chiesa, completamente buia, riceve la luce solo di quelle luci accese che riscaldano e illuminano il Corpo di Gesù. Un piacere per la vista, ma soprattutto un clima suggestivo e di intenso raccoglimento. A parere dei trasteverini, uno dei sepolcri più intimi e più belli.
Il cammino prosegue verso la chiesa di Santa Cecilia, che custodisce le spoglie della Santa Martire ed è casa delle suore di clausura. Il sepolcro è un altare molto piccolo, ma colpisce soprattutto la preghiera ininterrotta delle consacrate, che proclamano canti e salmi, non distogliendo mai lo sguardo dal Corpo di Cristo. Il chiostro interno della Chiesa, con la fontana illuminata, è una preziosa cornice a questo quadro di intensa spiritualità.
Si giunge poi alla graziosa chiesetta di Santa Maria in Cappella, da poco riaperta ai fedeli, patrimonio di arte e antichità. Sono presenti infatti ancora alcuni scavi e la chiesa è ancora in fase di restauro. Il sepolcro è interamente sovrastato e illuminato dall’immagine della Madonna con il nome di "S.Maria ad pineam", come riportato su un'epigrafe posta all'interno. Questa stessa epigrafe, secondo alcuni, spiegherebbe anche l'appellativo che le fu assegnato in seguito e che ancora oggi mantiene, ovvero "in Cappella".
Un’altra tappa è la piccola chiesetta di San Benedetto in Piscinula, custodita dagli Araldi del Vangelo. Qui si conserva il campanile più piccolo di tutta Roma; le statue dei santi all’interno sono ricoperte da un velo viola, in segno di lutto e di attesa della vera luce.
Si continua con la Chiesa di Sant’Agata, che ospita la famosa Madonna dei “Noantri”, la Madonna venerata da tutti i trasteverini. La statua della Madonna, buia, come a sottolineare il lutto della Madre di Dio è comunque al centro dell’attenzione del fedele e volge il suo sguardo all’altare, dove c’è l’Eucaristia e l’altare della reposizione composto da margherite e gigli.
Di Santa Maria in Trastevere, nella famosa omonima piazza, la più frequentata da turisti e dai giovani, quello che più attira è l’insolito silenzio. Entrando nella basilica, l’altare ritrae il momento dell’orto del Getsemani. L’atmosfera e la scena sono le stesse: alberi di ulivi, buio e preghiera. Si recita il Vangelo. Gesù in quelle ore ha avuto paura, ha vissuto le ansie e le inquietudini che provano gli uomini, quando sanno che dovranno “portare la croce” e patire le sofferenze. “E’ un momento delicato quello che viviamo in questi giorni, il mondo subisce attentati, esplosioni, guerre - racconta una parrocchiana – penso alla paura che ha provato Gesù prima di morire, è la stessa che stiamo vivendo in questo clima di terrore e di dolore, questo sepolcro mi mette in comunicazione con Lui, è come se riuscissi a condividere questi sentimenti e non mi sentissi più sola. Gesù chiede di continuare a pregare, di non cedere al sonno e alle tenebre, di vegliare e di fargli compagnia fino a al giorno della sua Resurrezione”.
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