Roma, 18 March, 2016 / 5:00 PM
"Condanna per il comportamento sconcertante e irresponsabile di collaboratori messi lì per aiutare il cammino di purificazione all’interno della Chiesa. Papa Francesco ha parlato chiaramente su questo tema e ha detto come vede le cose: i dati sono emersi perchè esistono in quanto fanno parte dell’intervento del Vaticano sulla Curia romana, non perchè qualcuno li abbia poi fatti emergere ed elaborati. Erano già a conoscenza del Papa e della Santa Sede. L’immondizia, una volta raccolta, non va messa sotto il tappeto e neanche sparsa in giro, per far vedere quanta ce ne era, ma va eliminata. C’è chi ha pensato che per amore della Chiesa l’immondizia andasse sparsa per tutta la casa: ma non credo che si possa parlare di amore per la Chiesa". E’ netto il giudizio sul caso Vatileaks II espresso stamane dal Segretario generale della Cei, Monsignor Nunzio Galantino, nella consueta conferenza stampa a conclusione del Consiglio Episcopale Permanente.
Il numero due della Cei ha anche affrontato il tema della trasparenza dei bilanci dei progetti collegati all’8x1000. “I bilanci della Cei – ha ricordato mons. Galantino – sono pubblici e la destinazione è sottoposta ad una commissione paritetica”.
Il presule ha dato anche ampio spazio al tema dell’immigrazione. Bisogna “rispettare le leggi e tenere presenti le esigenze della sicurezza,ma come si fanno a fare discorsi campati in aria quando muoiono anche le donne e i bambini al confine della Grecia? C’è uno scarto tra la percezione e la realtà, le statistiche dicono che secondo gli italiani gli immigrati sono il 40% della popolazione, invece non superano l’8,2”.
Confermato anche il lento processo per l’accorpamento di alcune diocesi. "Il Papa - ha detto Mons. Galantino - non vuole procedere con proposte che vengono da Roma e applicano i freddi criteri dei numeri”. Le difficoltà ci sono – ha ammesso il Vescovo – ma il lavoro procede.
Infine un accenno al prossimo referendum del 17 aprile promosso da alcune Regioni contro le trivellazioni in mare. "Non c’è un sì o un no da parte dei vescovi al referendum: il tema è interessante e occorre porvi molta attenzione. Gli slogan non funzionano. Bisogna piuttosto coinvolgere la gente a interessarsi alla questione. Il punto non è dichiararsi pro o contro alle trivelle, ma l’invito a creare spazi di incontro, di confronto".
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