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Pironio sulla via della santità, l'argentino che inventò le GMG con Giovanni Paolo II

Quando nel 1998 il cardinale Edoardo Francisco Pironio morì a Roma, per molti era soprattutto l’inventore delle Giornate Mondiali della Gioventù. Giovanni Paolo II lo aveva voluto al Pontificio consiglio per i laici per mettere a punto questa idea. Era il 1984. Le Nazioni Unite avevano deciso di dedicare un anno ai Giovani e la Chiesa cattolica “inventò” il più grande raduno di fede che da allora ogni anno si ripete e cresce di intensità. L’omelia del funerale del cardinale Pironio la tenne Giovanni Paolo II. 

Lo scorso 11 marzo nel Palazzo del Laterano a Roma si è chiusa dopo dieci anni, la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione del cardinale argentino.

Tra i presenti Presenti monsignor Carlos Malfa, vescovo di Chascomús, segretario della Conferenza episcopale argentina, il cardinale Leonardo Sandri, argentino, l’arcivescovo Renato Boccardo e il vescovo Josef Clemens che hano lavorato con lui, monsignor Fabián Pedacchio, segretario particolare di papa Francesco e  il postulatore padre Giuseppe Tamburrino. “È stata una bellissima giornata per me come conclusione di un lavoro di dieci anni- ha detto il postulatore-

Sono contento, ma bisogna continuare il lavoro. Io ho 93 anni non so se lo farò io, se posso continuo. Pironio ha vissuto la sua malattia senza fa mai capire. Io l’ho conosciuto sia da prefetto che come presidente del Pontificio Consiglio per i laici, già era malato ma non ha mai fatto sapere niente a nessuno. Una caratteristica era che che quando parlava con un persona non c’era altra preoccupazione per lui.Tu era al centro dei suoi pensieri”.

Tra presenti il segretario personale di Pironio, il vescovo Fernand Vérgez Alzaga: “Nell’ Anno della Misericordia è una carezza di Dio per i vescovi argentini aver vissuto questo momento intenso. Il cardinale fu profondamente umano e tutto di Dio. Nessuno si avvicinava al cardinale senza sentirsi profondamente amato”.

“La sua- disse San Giovanni Paolo II nella sua omelia funebre- era una fede appresa sulle ginocchia della madre, donna di salda seppur semplice formazione cristiana, che seppe imprimere nel cuore dei figli il genuino senso evangelico dell'esistenza”. E così il Papa polacco riassunse la sua vita:

“Nato il 3 dicembre 1920, fu ordinato sacerdote nella Basilica di Nostra Signora di Luján il 5 dicembre 1943. Nei primi anni di ministero svolse un'intensa attività educativa e didattica nel Seminario di Buenos Aires. Durante l'Assise ecumenica del Vaticano II gli fu chiesto di intervenire ai lavori quale perito conciliare. Nel 1964 Paolo VI lo affiancò quale Ausiliare all'Arcivescovo di La Plata. Fu poi nominato Amministratore Apostolico di Avellaneda e Segretario Generale del CELAM, di cui divenne anche Presidente. Successivamente fu promosso alla sede di Mar del Plata. Paolo VI lo volle accanto a sé, affidandogli l'allora Congregazione per i Religiosi e per gli Istituti secolari, e lo elevò nel 1976 alla dignità cardinalizia. Io stesso, l'8 aprile 1984, lo chiamai a reggere il Pontificio Consiglio per i Laici, dove rimase fino al 20 agosto 1996, lavorando sempre con giovanile entusiasmo e profonda competenza”.

Ed aggiunse: “La fede del Cardinale Pironio fu provata duramente nel crogiolo della sofferenza. Minato nel fisico da una grave malattia, ha saputo accettare con rassegnazione e pazienza la pesante prova che gli veniva richiesta. Di questa sua ardua esperienza ha lasciato scritto: «Ringrazio il Signore per il privilegio della croce. Mi sento felicissimo di aver molto sofferto. Solo mi dispiace di non aver sofferto bene e di non aver assaporato sempre in silenzio la mia croce. Desidero che, almeno ora, la mia croce inizi ad essere luminosa e feconda»”.

Il cardinale Vicario Agostino Vallini ha voluto sottolineare che “la figura del cardinal Pironio è un bene per il mondo ma per l’Argentina in modo particolare perché la sua terra, lì è vissuto ha servito la Chiesa ed è stato pastore, e dunque l’Argentina potrà guardare a questo suo figlio come un grande onore e anche ispirarsi per accogliere il suo esempio. Roma può giovarsi della sua testimonianza e del bene che ha fatto. E questo vale anche per i vescovi e i cardinali”.

E forse la più bella testimonianza della vita e della fede del cardinale Pironio la diede lui stesso raccontando nel 1995 la sua nomina al Pontificio consiglio per i laici: “ In quel momento mi sembrava, come sembrava a molti, di essere stato retrocesso ad un incarico di serie B. Invece ho scoperto di essere stato promosso allo stato laicale. I laici infatti formano la maggioranza del popolo di Dio. E poi il Papa dandomi questo nuovo incarico mi ha invitato a continuare quanto già avevo fatto nella Congregazione per i Religiosi.

In questo Pontificio Consiglio ho potuto lavorare affinché i grandi movimenti ecclesiali, che sono un vero dono di Dio e una grazia dello Spirito Santo, possano armoniosamente inserirsi e si sentano accolti nella vita delle Chiese locali. Sono contento poi di finire lì il mio servizio alla Chiesa: un lavoro a contatto con i laici, proprio come quando ho iniziato il mio ministero, tanti anni fa”.

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